In qualsiasi campo
professionale, occorre mettere tanto impegno per riuscire ad ottenere
risultati positivi, ma se ad esso si aggiungono una grandissima
passione per quello che si fa e il trasformare se stessi e la propria
vita in un tutt'uno con l'attività che si svolge, allora il
sacrificio e l'abnegazione sono ripagati dal diventare dei numeri uno
di quel settore. Una giornalista-scrittrice, che penso sia stata una
delle più grandi è Oriana Fallaci.
Dopo il bellissimo libro “Lettera ad un bambino mai nato”,“Un uomo” e “Il sesso inutile” ho letto “Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci” un libro nel quale, come dice il titolo, la grandissima giornalista-scrittrice intervista se stessa. Uscito nel 2004, due anni prima della sua morte, è un testo nel quale trovano posto tutto: ricordi personali, opinioni politiche e sociali, riflessioni profonde sulla vita, considerazioni su quel male che la portò alla morte, aneddoti e, non ultima, la dichiarazione del suo amore verso la letteratura.
Proprio all'inizio del libro la Fallaci scrive, dice a se stessa e al mondo che pur avendo dedicato la maggior parte della propria vita al giornalismo, si sente più a suo agio nel silenzio della letteratura. Decise di scrivere questo libro perché oramai sapeva che era giunta alla fine della propria vita e voleva consegnare un testo che parlasse di lei e delle proprie idee.
Mentre stava scrivendo l'altro libro su noi e l'Islam “La forza della ragione” (dopo “La rabbia e l'orgoglio”) si era accorta che aveva ricominciato a tossire ma quando scriveva, il proprio libro veniva prima di tutto e sapeva che se fosse andata dal medico l'avrebbe operata e non avrebbe potuto continuare a scrivere, così scelse la vita del libro (che considerava alla stregua di un figlio per una madre) a discapito della propria anche perché, da ottimista, pensava che avrebbe potuto sconfiggere il male come aveva fatto precedentemente.
Tra le pagine del libro, ricorda quando nel 1938 Hitler andò a Firenze e lei che era una bambina, vedendo che sorrideva a tutti, tornando a casa disse alla mamma che aveva un'aria gentile e la mamma, conoscendo le cattive opere del dittatore, la redarguì e le disse che con la zia non l'avrebbe più fatta uscire.
Non era felice del fatto che gli altri stati fossero rappresentati da personaggi valorosi mentre l'Italia invece spesso è ricordata da personaggi o fatti che non sono intrisi di valori positivi e di alti ideali.
Rinunciò ad entrare in politica perché era conscia del fatto che non avrebbe potuto lottare per i valori nei quali credeva ed aveva capito che ci sono molti modi per fare politica vista come un nobile impegno, un dovere, un modo per far sentire la voce di chi non ce l'ha e lei la faceva scrivendo un libro o un articolo di giornale. Era convinta, a ragione, che il successo vero, il successo grande non potesse nascere e durare per fortuna, per un caso ma, come lei stessa scrive “nasce dal merito, figlio dell'intelligenza”.
Inoltre alla domanda su quale idea non ha mai cambiato idea e non lo farà mai, la Fallaci risponde che non lo farà mai sulla sua concezione della libertà che non deve abbandonarsi agli eccessi e togliere la libertà agli altri ma deve essere vissuta con autodisciplina.
Tra le pagine del libro la Fallaci definisce la vecchiaia “l'età d'oro della vita” (io invece oggi definisco i vent'anni l'età d'oro della vita perché in essi si costruiscono tutti i campi della vita, ma chissà se Dio vorrà farmi vivere a lungo ed arrivare alla senilità potrei accorgermi che, come scriveva la Fallaci, è quella l'età d'oro della vita) perché è la stagione della libertà, della libertà vera perché da giovane pensava di essere libera ma non lo era: con il senno di poi si accorse che in realtà si preoccupava per il futuro e doveva ubbidire ai genitori, ai professori, ai direttori dei giornali nei quali lavorava già a 18 anni; anche da adulta non lo era perché si lasciava condizionare dai giudizi malevoli, delle conseguenze per le scelte fatte. Tutte cose che nella senilità non si hanno più. Per questo motivo definisce la morte uno spreco perché proprio quando si comprendono molte cose importanti grazie alla vita vissuta, si deve andare via.
L'idea di morire non le
faceva paura perché aveva sentito le bombe della seconda guerra
mondiale, perché aveva vissuto in luoghi di guerra per via del suo
lavoro di giornalista, perché aveva visto morire di cancro la madre,
il padre, la sorella ed uno zio. La morte ormai imminente però le
provocava dispiacere perché amava troppo la vita e proprio per
questo non riusciva a capire chi avesse un grande culto della morte.
Oltre a questo libro anche un film dal titolo “L'Oriana” trasmesso da Rai 1 mi ha fatto conoscere meglio questa grandissima giornalista-scrittrice: anche da esso è arrivata la fortissima indole di questa donna che ha saputo vivere una vita facendo tutto per passione e che aveva lasciato la facoltà di Medicina poco dopo essersi iscritta per dedicarsi al giornalismo ed alla scrittura perché erano le sue più grandi passioni sin da giovanissima, il fatto che era un donna che sempre si ribellava al maschilismo, che era riuscita a fare politica scrivendo, girando il mondo ma avendo sempre nel cuore l'Italia ed in particolare la sua Toscana, che ha dedicato tutta se stessa al giornalismo e allo scrivere rifiutando anche di sposarsi per non distogliersi dagli impegni di lavoro e dalle idee che voleva viaggiassero per il mondo, cercando sempre di dare il proprio contributo in questo modo per renderlo migliore.
Era animata da una
fortissima passione per quello che faceva ed anche il fatto di non
essere laureata non rappresentava per lei un “handicap” come a
volte la società di oggi spesse volte considera le persone non
laureate perché per lei il fare le cose con passione e mettendo
tutta se stessa valevano di più di qualsiasi titolo accademico
perché quest'ultimo non dà la passione e l'abnegazione che si
devono avere per fare a grandi livelli qualcosa. Una mia
professoressa delle scuole superiori diceva: “La laurea non fa la
persona” e devo dire che è verissimo e sono tante le persone che
pur non avendo la laurea raggiungono obiettivi immensi e che non
hanno nulla da invidiare a chi è dottore in una materia, né sotto
l'aspetto professionale e neanche sotto quello umano, del modo di
vivere o per le idee.
Tutti i libri che ho letto di Oriana Fallaci mi sono piaciuti moltissimo perché leggendoli trasmettono l'intelligenza, la passione, l'amore per la scrittura, l'immensa voglia di comunicare le cose nelle quali credeva fortemente, la dolcezza di una madre mancata ne “Lettera ad un bambino mai nato” che forse non ci sarebbe aspettata da una donna così forte ed emancipata come lei.
La vita è una sola e la si deve vivere al massimo ma sempre con valori, ideali, passioni tutte in positivo. Seguire sempre il cuore e l'istinto che non si sbagliano mai, senza mai farsi scoraggiare da niente e da nessuno perché quello per cui nutriamo passione sincera e vera ci porterà sempre alla realizzazione, alla felicità ed alla pace più grandi.
Io amo scrivere da sempre
e lo farò per sempre e l'immensa passione per la scrittura di Oriana
Fallaci, grazie alla quale esprimeva le proprie idee e tutta se
stessa, mi ha colpito molto e credo non solo me, visto che i suoi
libri hanno venduto milioni di copie.
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