lunedì 6 luglio 2020

Come fare per vincere la timidezza

C'è chi arrossisce, chi ha difficoltà a parlare con le altre persone, chi non riesce ad esporre le proprie idee e chi non ha la capacità di mostrare agli altri aspetti della propria personalità e della propria vita. Di solito si tende a nascondersi, a stare in disparte, a parlare pochissimo o a restare in silenzio, non si riesce mai ad essere sereni e sicuri di sé quando si è in compagnia di altre persone e ci si sente impacciati in qualsiasi contesto di vita. Se si è provato uno o più "sintomi" sopraelencati, la diagnosi è timidezza.
La timidezza di solito è innata, ma a seconda della vita vissuta nell'infanzia e nell'adolescenza, può aumentare o diminuire. Quando si ha un figlio o una figlia timido/a la cosa migliore da fare è quella di abituare gradualmente il bambino a stare in mezzo agli altri bambini e ad adulti di fiducia, a renderlo autonomo nel parlare e nel fare le cose, senza mai sostituirsi a lui. Solo così riuscirà, a poco a poco, a sbloccarsi e a superare la timidezza che inibisce molto nel vivere se non si riesce a superarla. Dicono che per superare la timidezza aiuti molto la recitazione e quindi fare teatro sarebbe importantissimo.
Quando purtroppo nell'età formativa dell'infanzia e dell'adolescenza non si riesce da soli o con l'aiuto degli altri e della vita che si conduce che più chiusa e piena di problemi è più è impossibile vincere la timidezza ci si ritrova ad essere degli adulti molto timidi, è importantissimo adottare una "cura" urgente per sconfiggerla perché la vita e la società di oggi non accettano molto bene la timidezza, in un tempo in cui più sfrontati si è meglio si vive e più si è accettati, al contrario di come era una volta. Oggi una persona timida viene scambiata per una persona fredda ed antipatica, anche se in realtà non è così quando la si conosce meglio. Per vincere gli imbarazzi quotidiani, è fondamentale esporsi gradualmente alle situazioni che creano preoccupazione.
Ecco un programma anti-timidezza stilato da Giorgio Bressa, docente di psicobiologia del comportamento all'istituto superiore Progetto uomo di Viterbo. Metterlo in pratica subito per sconfiggere definitivamente un aspetto di sé che fa soffrire e che inibisce nel vivere la vita:

1. fare una lista delle dieci occasioni che mettono più a disagio: chiedere un'informazione, esporre le proprie idee, opporsi a qualcosa che ci viene richiesto. Ordinare queste situazioni cominciando da quella che crea meno difficoltà e allenarsi a viverla fino a quando non la si affronta con serenità. Quindi passare al livello due. Questo aiuterà a superare i blocchi emotivi e a sentirsi più sicuri di sé perché ci si abitua ad affrontare quella situazione;
2. quando si parla con gli atri, ripetere spesso il pronome "io", evitando espressioni tipo "dicono che", ma dire "io penso che", in modo da far sentire che è una propria opinione;
3. essere sempre prodigo di parole gentili con chiunque (ovviamente sinceri e quando è il caso). Questo aiuta molto affinché gli altri siano più gentili perché il prossimo è a caccia di gratificazioni e ci si sente più sicuri nel parlare con una persona ben disposta nei propri confronti.
4. studiare un argomento per affrontare una chiacchierata (l'ultimo film visto, una notizia del tg, un hobby che si coltiva...) e poi lasciare che la situazione coinvolga. Non scegliere posti bui o isolati ad una festa o in una tavolata e guardare sempre negli occhi il proprio interlocutore mentre si parla con lui/lei;
5. se si deve parlare in pubblico, preparare sempre un compendio di quello che si vuole comunicare e i punti essenziali del proprio intervento. Nel parlare, ma anche nel fare le cose e nell'affrontare qualsiasi situazione, più ci si sente sicuri e meno si vacillerà. La sicurezza si acquista con la preparazione e l'esperienza.
Quando nell'infanzia e nell'adolescenza non si sono avuti suggerimenti, aiuti da parte di altre persone, una vita aperta e socievole e ci si ritrova da adulti ad essere molto timidi è una tragedia perché non si riesce a coltivare rapporti interpersonali e ci si sente fuori luogo in qualsiasi contesto: tutto ciò provoca grandi difficoltà e moltissima tristezza.
La prima "strategia difensiva" che adotta una persona timida sin dalla primissima infanzia e in seguito è quella di esporsi il meno possibile, restare sempre in silenzio, non comunicare le proprie idee, non esprimere le emozioni, cercare di evitare le situazioni che mettono a disagio, che sono moltissime (tutte cose sbagliatissime da fare).

Credo che il primo punto del programma anti-timidezza e cioè fare le cose che ci creano più disagio sia il più difficile da mettere in pratica, ma sicuramente il più efficace ed utile per vincere definitivamente la timidezza. Per trovare il coraggio di affrontare tali situazioni, si deve pensare al fatto che perseverando nel fare quella cosa, prima o poi, non ci creerà più imbarazzo e la faremo serenamente. Raggiungere questo traguardo rappresenterà una crescita e un modo per vivere più pienamente la vita. Fare più volte quello che ci crea difficoltà è l'unico modo per riuscire a sentirci più sicuri e a superare il blocco che abbiamo; se evitiamo continuamente di fare quello che ci crea disagio, non avremo mai la sicurezza nel fare quella cosa e la timidezza aumenterà sempre di più.

La timidezza porta con sé solo una cosa bella: una maggiore sensibilità, ma quando è troppa inibisce moltissimo e fa soffrire. Come tutte le cose, ci vuole un equilibrio.
Quando la timidezza si è manifestata sin dalla primissima infanzia e la si porta con sé anche nell'età adulta è difficile che scompaia del tutto, ogni tanto ci sarà sempre, come lo definisco io che la conosco molto bene, un "attacco di timidezza" che si evince nel parlare, nelle espressioni facciali e nel modo di fare, ed è una cosa normale ma l'importante è che quella timidezza che rimane non sia invalidante ed aiuti solo a vivere con più sensibilità le esperienze e i rapporti interpersonali della propria vita.

domenica 5 luglio 2020

Dal vangelo secondo Matteo (11,25-30)

In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».