lunedì 27 aprile 2020

Come vivere una vita felice

La felicità è una cosa molto grande ed infinitamente importante per la vita perché la rende bella, migliore, piacevole.

Non c'è nessuno che non ambisca a vivere momenti felici, ma si può anche vivere tutta una vita con questo meraviglioso ed unico stato d'animo che è la felicità:

Ecco dieci consigli per vivere una vita felice:
  1. vivere nella prospettiva della fede e quindi della vita che non ha fine dopo la morte;
  2. seguire le proprie passioni, facendo quello che si ama;
  3. diffondere ogni giorno il sorriso perché con esso tutto diventa più facile;
  4. mantenere sempre un atteggiamento positivo, eliminando tutti i pensieri negativi dalla mente;
  5. compiere opere buone;
  6. dare valore alle relazioni, dedicando ad esse il giusto tempo;
  7. prendersi cura della propria salute mangiando cibi sani, facendo sport, meditando in modo che corpo, mente e anima stiano bene;
  8. mantenersi in contatto con le persone che fanno sentire bene, evitando di stare con le persone che parlano sempre di cose negative e che fanno deprimere;
  9. esprimere le proprie emozioni;
  10. non paragonarsi mai agli altri ma accettarsi per ciò che si è e scegliere ed impegnarsi per diventare come si vorrebbe essere.
    La felicità si ottiene scegliendo, facendo e amando cose che sono alla portata di chiunque, ma la cosa importantissima è quella di farle diventare presenze fisse all'interno di ogni attimo della giornata che insieme a moltissime altre formano tutta la propria vita e, vista l'importanza della propria esistenza, è fondamentale fare in modo che tutto porti felicità.

La ricerca e la realizzazione della felicità che duri una vita sono cose per le quali vale la pena impiegare tempo ed energia e quando si capisce che sono cose piccole che permettono di avere un'esistenza felice ed infinitamente migliore, tutto diventerà molto naturale e le abitudini che consentono di ottenere e vivere una vita felice non le vorremo mai più abbandonare: non sarebbe facile farlo perché fanno stare bene.

domenica 26 aprile 2020

Madonna del Buon Consiglio. Dal vangelo secondo Luca (24,13-35)

In quello stesso giorno, il primo della settimana, due dei discepoli erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?».
Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?».
Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto».

Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».
E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone».
Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

lunedì 20 aprile 2020

Recensione del libro Tutto bene, grazie a Dio di Anne Lamott

Ci sono libri che, editi da case editrici importanti, vengono poi riproposti in versione economica e li si trovano nelle ceste delle edicole oppure nei grandi supermercati, in quest'ultimo caso soprattutto d'estate quando si ha più tempo da poter dedicare alla lettura.

Fu proprio in un supermercato che trovai un libro il cui titolo mi incuriosì molto: “Tutto bene, grazie a Dio” con il sottotitolo “Pensieri sulla fede” di Anne Lamott, una scrittrice della quale non avevo mai sentito parlare.

È un libro nel quale l'autrice ripercorre tutta la propria vita in vari episodi e sensazioni fino a quel momento con il filo conduttore della fede in Dio nel quale aveva sempre creduto, che sempre l'aveva aiutata a superare le difficoltà della vita e nel fare le grandi scelte che ogni persona deve affrontare.

Quell'amore per la fede si era sempre manifestato infatti amava molto andare in chiesa con i nonni. Il padre era uno scrittore, sua madre era laureata in lettere ed entrambi avevano insegnato ai due figli a credere nei libri, nella musica e nella natura. Sua madre suonava il pianoforte la sera nei fine settimana. Già da piccolissima la sera prima di dormire pregava perché era convinta che Qualcuno la ascoltasse. A scuola andava bene ed era una brava tennista.

Dopo essersi iscritta all'università decise di ritirarsi al secondo anno per fare la scrittrice e così a 23 anni scriveva, puliva appartamenti e dava lezioni di tennis. Credeva sempre in Dio ma poi fece scelte sbagliate che la portarono a dogarsi e a bere. Poi, bisognosa d'aiuto chiamò una sua amica, Patty, ed andò a vivere da lei per un anno e mezzo. Beveva, si svegliava tardi e scriveva per un paio d'ore. Nonostante avesse problemi di dipendenze, considerava la propria vita meravigliosa: scriveva, viveva in mezzo alla bellezza ed adorava i suoi amici.
 

Proprio il grande rapporto con Dio le fece comprendere che allo stato attuale delle cose era impossibile andare in paradiso e si chiedeva come Dio potesse amarla. Si confessò e racconto queste paure al sacerdote e lui le disse: “Dio deve amarti. Questo è il compito di Dio”. A poco a poco riprese il suo contatto con la vita. Portava cibo ai senzatetto e in chiesa nonostante fosse sbronza si sentiva forte perché avvertiva che Qualcuno si prendeva cura di lei.

Nonostante avesse pubblicato tre libri, avendo avuto poco successo non aveva soldi. Un giorno avvertì una presenza che la guardava con amore e capì che era Gesù, che mai l'abbandonava. Esattamente un anno dopo il suo completo recupero dalle dipendenze fu battezzata. Alla sua amica fu diagnosticato un tumore al seno e nonostante avesse lottato molto e si fosse sottoposta a tutte le cure necessarie morì a soli 37 anni ma “il principio fondamentale della religione cristiana è che la morte altro non è che un sostanziale cambio di indirizzo”, cosa che può consolare chi resta.
Quando scoprì di essere in attesa di un figlio, non avendo soldi riuscì a trovare l'aiuto delle persone della chiesa e così nacque Sam che considerava appartenesse solo a Dio che glielo aveva affidato e doveva lasciarlo vivere dandogli libertà. Finalmente il suo lavoro di scrittrice andò meglio ma nonostante ciò le persone della chiesa li sostenevano ugualmente.

Teneva una scatola come contenitore della posta in entrata di Dio infatti considerava Dio così vicino a lei da potergli inviare della posta come si fa con le persone comuni. Ogni frase che sentiva proclamata in chiesa tratta dalla Sacra Scrittura cercava di metterla in pratica come questa: “Perdonate e vi sarà perdonato” e provò a perdonare tutte le persone che volontariamente e non le avevano fatto del male nella sua vita.
Rifletteva sul fatto che all'inizio della fase di recupero era troppo sensibile perfino per vivere che, chi l'ha vissuta sa quanta sofferenza cagiona perché il mondo, la vita, le persone feriscono e si deve essere forti per non essere schiacciati.
Aveva anche sofferto di disturbi alimentari ma quando non bevve più si sentì molto meglio e in un libro lesse che è importante imparare a farsi compagnia da soli.
Era felice di rivestire il ruolo di madre e di scrittrice.

Quasi alla fine del libro parla della sua mamma, che si iscrisse e si laureò alla Facoltà di Giurisprudenza che era il suo vero sogno e del fatto che si trasferì alle Hawaii e aprì il primo studio legale femminile: era così felice di ciò che dimenticava di farsi pagare ed ovviamente le sue finanze ne risentivano in negativo. Forse solo ora che gli anni erano passati e la mamma era anziana capì quanto per tutta la vita la mamma l'avesse amata profondamente ed anche lei. Elenca le cose buone di sua madre, scrivendo: “è gentile, carina, molto intelligente, con gli occhi dolci e la pelle chiara e liscia. Toccanti le parole che le dedica alla fine del capitolo: “Mi viene un groppo in gola al pensiero che mia madre è anziana, che un giorno non ci sarà più e di che razza di figlia stravagante io sia stata”.

Dedica un capitolo anche al padre e riferisce del fatto che nei 25 anni in cui l'ha conosciuto non aveva alzato la voce in nessuna occasione. Ricorda quando, tornando da scuola, lui era chiuso nel suo studio dalla mattina a scrivere e quando lei apriva la porta era contento di vederla e la faceva sentire felice. Si accorse che il padre la amava e che era sempre la luce dei suoi occhi, nonostante incomprensioni e dispiaceri.
Più di una volta riferisce della paura del poter non essere più una scrittrice e della quotidianità che avrebbe fatto che sarebbe stata diversa da quella di autrice e che sicuramente non le sarebbe piaciuta.

Molto belle alla fine del libro due paragrafi dedicati al figlio Sam: uno mentre giocava con delle vecchie mollette per i panni, una penna e varie cose con le quali giocava con molta fantasia lei pensò: “la sua arte scaturisce da un'esigenza interiore che ribolle, come se si immergesse nel fiume che gli ha dato a suo tempo la vita; riesce a rendere visibile la materia di cui sono costituiti i suoi sogni. Lo osservai attentamente. Stava facendo arte perché non ne può fare a meno e anche perché è abbastanza coraggioso da prendere contatto, proprio là, ai limiti della follia, con i suoi sogni”.

Questa definizione molto chiara e bella può farla propria chiunque ami l'arte, chi la coltivi per passione o professione ed in modo particolare per chi scrive perché scrivere dà forma alla vita e ai sogni che si vorrebbero vivere e realizzare. Credo quindi che sia anche autobiografica oltre che dedicata al figlio.

Il libro termina in questo modo: “il mio sassolino di vetro, nella tasca dei jeans, mi aiuta a scrivere per una strana magia che non riesco neppure a spiegarmi. Ma voglio dire soltanto: Buon compleanno Sam. E anche buon viaggio. Non posso far altro che ripetere, senza sapere esattamente a chi mi rivolgo: Grazie. Grazie. Grazie”.

È la storia di una donna molto sensibile, fragilità che l'ha portata ad avere problemi alimentari, di droga ed alcol ma anche di una donna ribelle, desiderosa di costruire la propria vita scegliendo cosa fare e cioè essere una scrittrice. E poi di una persona molto legata agli affetti e a Dio a cui rivolge il suo grazie perché nonostante le vicissitudini, poteva affermare che nella sua vita andava tutto bene.

Le cose più belle della vita sono: scegliere quello che si vuole fare per lavoro, quale quotidianità si vuole vivere non trovandone una migliore per sé, quali sono le cose che se fanno parte della propria esistenza la rendono la più bella che ci sia nonostante esistano molti problemi in essa, quali sono i punti fermi sui quali poter appigliarsi quando molte cose importanti non vanno come vorremmo e che quasi sempre sono rappresentati dalla fede, dagli affetti sinceri, dalla capacità di stare bene anche da soli e dall'essere autonomi in tutto quello che si può.
Anche una vita che oggettivamente dovrebbe essere brutta perché molte cose non vanno come si vorrebbe per colpa propria o no può essere bella se fatta di molte cose che si amano con tutto il cuore e per questo è importantissimo scegliere autonomamente in tutto ciò che si può le cose che fanno parte della propria quotidianità e che la renderanno migliore, soprattutto grazie alla fede perché è la fede che sostiene, aiuta a scegliere ed indirizza tutte le cose verso il giusto sentiero.

domenica 19 aprile 2020

Domenica della Misericordia. Dal vangelo secondo Giovanni (20,19-31)

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
 

Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

lunedì 13 aprile 2020

Sondaggi: perché ci piace sentirci chiamare zii

Ogni bambino\a che nasce, in ogni parte del mondo, è speciale ma se chi sta per arrivare ha anche il tuo stesso sangue che gli\le scorre nelle vene, è ancora più speciale.
Anche se è troppo piccolo\a e non si vede, è già una presenza importantissima perché è vivo\a ed ogni giorno che passa va formandosi. Anche se lui\lei non lo sa, dà gioia, emozione, felicità e tenerezza a chi già lo\la ama infinitamente.

Da una recente ricerca di Human Highway, il 65% del campione interpellato ha dei nipoti naturali, mentre il 50% ha un forte e speciale legame con un figlio d'amici da sentirsi uno zio acquisito. Inoltre, nei due terzi dei casi, chi ha risposto all'indagine ha dichiarato di avere avuto nella propria vita uno zio o una persona che è stata un modello di vita, che lo ha seguito ed aiutato a crescere.

Esistono tre tipi di zie: la zia “devota”: appena ha un attimo di tempo lo dedica ai nipoti; la zia “che vizia”: ha una buona capacità di reddito e ama riempire i nipoti di regali; la zia “di Natale”: è quella che vede i nipoti solo nelle feste comandate.
Recentemente, in un giornale, ho letto questa bellissima e significativa frase: “Solo una zia può dare abbracci come una madre, mantenere i segreti come una sorella e dare affetto come un'amica”.

Credo che piaccia sentirsi chiamare zii perché significa sentirsi responsabili verso qualcuno che dobbiamo amare, proteggere, accontentare, rendere felice e che per tutto questo ci ripagherà con sorrisi, affetto, amore e con tutto quello che di bello dà una piccola creatura che quando crescerà, non si dimenticherà mai di noi e ci amerà per sempre se avremo fatto di tutto per conquistare il suo cuore.
 

Dare a questo\a nipotino\a (e agli altri che verranno) tutto l'affetto, l'amore e mille altre cose, per fare in modo che si senta amato\a, importante e mai solo\a ed abbandonato\a e che sia felice.
Oltre a questo, gli auguri migliori che io possa fargli\le per la sua vita appena cominciata sono: trovare un mondo migliore, incontrare tante persone buone, ricevere tanto amore, realizzare tutti i suoi sogni, costruire la vita che ama, essere felice tutti i giorni della sua vita e di accorgersi e coltivare tutto quello che dà un senso grande alla vita.

Lunedì dell'Angelo. Dal vangelo secondo Matteo (28,8-15)

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: «Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia». Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.
 

domenica 12 aprile 2020

Pasqua del Signore. Dal vangelo secondo Giovanni (20,1-9)

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».
 
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
 


lunedì 6 aprile 2020

Come vivere sereni

Che la serenità sia importante per poter raggiungere qualsiasi obiettivo e vivere bene la vita in tutti i suoi campi è un fatto che ciascuno può sperimentare, accorgendosi che senza serenità non è facile fare in modo che tutto vada bene.

Inoltre, è assodato che la serenità fa bene alla salute psicofisica. E allora, come fare per riuscire in qualsiasi contesto a vivere sereni?
Ecco quattro consigli:
  1. Fissare un tempo (limitato) al giorno per pensare alle proprie preoccupazioni, per cercare le soluzioni e poi fare altre cose per distrarsi, in modo che non ci si fossilizzi su di esse e ci si pensi tutto il giorno, sforzandosi di non pensarci più;
  2. non far diventare i problemi un'ossessione perché questo atteggiamento non fa vivere serenamente;
  3. scrivere i propri pensieri in un diario perché scrivere è uno dei migliori rimedi contro lo stress. Fare questo è dimostrato da una ricerca del 2011 della Chicago University: la scrittura influenza in modo positivo lo stato emotivo delle persone;
  4. dedicarsi alla meditazione, ad esempio frequentando un corso di yoga o praticandolo oppure prendersi un po' di tempo per se stessi e meditare in solitudine, con la finalità di migliorare tutto della propria vita nel modo che ci è possibile, cercando di avere sempre un atteggiamento mentale positivo che aiuta molto e a far seguire ad esso comportamenti anch'essi con finalità positive.
 
La serenità è sempre stata oggetto di riflessione e da essa sono nati molti aforismi:

  • Serenità è quando ciò che dici, ciò che pensi, ciò che fai sono in perfetta armonia (Mahatma Gandhi).
  • La persona serena procura serenità a sé e agli altri (Epicuro).
  • Se ti è possibile crea la felicità, mitiga la sofferenza che incontri negli altri e desta la fiducia in quanti avvicini: basta per esser in pace (Enzo Bianchi).
  • Il buon umore è un tonico per la mente e per il corpo. È il miglior antidoto per l'ansia e la depressione. È una risorsa. Esso attrae e mantiene gli amici. Alleggerisci i carichi umani. È la strada diretta per la serenità e la contentezza (Grenville Kleise).
  • Una buona giornata più un'altra buona giornata uguale buona vita (Isabelle Allende).
La serenità più importante è quella interiore, è quella che si costruisce. Non ce la si può aspettare dagli altri, difficilmente la si trova nella vita nascendo e meno ancora vivendo nei vari contesti della propria esistenza e tutto questo deve spingere a crearla da sé perché è veramente molto importante per vivere veramente al meglio la vita.

domenica 5 aprile 2020

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21,1-11)

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un'asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un'asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada.
 

La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».