Ci sono libri che, editi
da case editrici importanti, vengono poi riproposti in versione
economica e li si trovano nelle ceste delle edicole oppure nei grandi
supermercati, in quest'ultimo caso soprattutto d'estate quando si ha
più tempo da poter dedicare alla lettura.
Fu proprio in un
supermercato che trovai un libro il cui titolo mi incuriosì molto:
“Tutto bene, grazie a Dio” con il sottotitolo “Pensieri sulla
fede” di Anne Lamott, una scrittrice della quale non avevo mai
sentito parlare.
È un libro nel quale
l'autrice ripercorre tutta la propria vita in vari episodi e
sensazioni fino a quel momento con il filo conduttore della fede in
Dio nel quale aveva sempre creduto, che sempre l'aveva aiutata a
superare le difficoltà della vita e nel fare le grandi scelte che
ogni persona deve affrontare.
Quell'amore per la fede
si era sempre manifestato infatti amava molto andare in chiesa con i
nonni. Il padre era uno scrittore, sua madre era laureata in lettere
ed entrambi avevano insegnato ai due figli a credere nei libri, nella
musica e nella natura. Sua madre suonava il pianoforte la sera nei
fine settimana. Già da piccolissima la sera prima di dormire pregava
perché era convinta che Qualcuno la ascoltasse. A scuola andava bene
ed era una brava tennista.
Dopo essersi iscritta
all'università decise di ritirarsi al secondo anno per fare la
scrittrice e così a 23 anni scriveva, puliva appartamenti e dava
lezioni di tennis. Credeva sempre in Dio ma poi fece scelte sbagliate
che la portarono a dogarsi e a bere. Poi, bisognosa d'aiuto chiamò
una sua amica, Patty, ed andò a vivere da lei per un anno e mezzo.
Beveva, si svegliava tardi e scriveva per un paio d'ore. Nonostante
avesse problemi di dipendenze, considerava la propria vita
meravigliosa: scriveva, viveva in mezzo alla bellezza ed adorava i
suoi amici.
Proprio il grande
rapporto con Dio le fece comprendere che allo stato attuale delle
cose era impossibile andare in paradiso e si chiedeva come Dio
potesse amarla. Si confessò e racconto queste paure al sacerdote e
lui le disse: “Dio deve amarti. Questo è il compito di Dio”. A
poco a poco riprese il suo contatto con la vita. Portava cibo ai
senzatetto e in chiesa nonostante fosse sbronza si sentiva forte
perché avvertiva che Qualcuno si prendeva cura di lei.
Nonostante avesse
pubblicato tre libri, avendo avuto poco successo non aveva soldi. Un
giorno avvertì una presenza che la guardava con amore e capì che
era Gesù, che mai l'abbandonava. Esattamente un anno dopo il suo
completo recupero dalle dipendenze fu battezzata. Alla sua amica fu
diagnosticato un tumore al seno e nonostante avesse lottato molto e
si fosse sottoposta a tutte le cure necessarie morì a soli 37 anni
ma “il principio fondamentale della religione cristiana è che la
morte altro non è che un sostanziale cambio di indirizzo”, cosa
che può consolare chi resta.
Quando scoprì di essere
in attesa di un figlio, non avendo soldi riuscì a trovare l'aiuto
delle persone della chiesa e così nacque Sam che considerava
appartenesse solo a Dio che glielo aveva affidato e doveva lasciarlo
vivere dandogli libertà. Finalmente il suo lavoro di scrittrice andò
meglio ma nonostante ciò le persone della chiesa li sostenevano
ugualmente.
Teneva una scatola come
contenitore della posta in entrata di Dio infatti considerava Dio
così vicino a lei da potergli inviare della posta come si fa con le
persone comuni. Ogni frase che sentiva proclamata in chiesa tratta
dalla Sacra Scrittura cercava di metterla in pratica come questa:
“Perdonate e vi sarà perdonato” e provò a perdonare tutte le
persone che volontariamente e non le avevano fatto del male nella sua
vita.
Rifletteva sul fatto che
all'inizio della fase di recupero era troppo sensibile perfino per
vivere che, chi l'ha vissuta sa quanta sofferenza cagiona perché il
mondo, la vita, le persone feriscono e si deve essere forti per non
essere schiacciati.
Aveva anche sofferto di
disturbi alimentari ma quando non bevve più si sentì molto meglio e
in un libro lesse che è importante imparare a farsi compagnia da
soli.
Era felice di rivestire
il ruolo di madre e di scrittrice.
Quasi alla fine del libro
parla della sua mamma, che si iscrisse e si laureò alla Facoltà di
Giurisprudenza che era il suo vero sogno e del fatto che si trasferì
alle Hawaii e aprì il primo studio legale femminile: era così
felice di ciò che dimenticava di farsi pagare ed ovviamente le sue
finanze ne risentivano in negativo. Forse solo ora che gli anni erano
passati e la mamma era anziana capì quanto per tutta la vita la
mamma l'avesse amata profondamente ed anche lei. Elenca le cose buone
di sua madre, scrivendo: “è gentile, carina, molto intelligente,
con gli occhi dolci e la pelle chiara e liscia. Toccanti le parole
che le dedica alla fine del capitolo: “Mi viene un groppo in gola
al pensiero che mia madre è anziana, che un giorno non ci sarà più
e di che razza di figlia stravagante io sia stata”.
Dedica un capitolo anche
al padre e riferisce del fatto che nei 25 anni in cui l'ha conosciuto
non aveva alzato la voce in nessuna occasione. Ricorda quando,
tornando da scuola, lui era chiuso nel suo studio dalla mattina a
scrivere e quando lei apriva la porta era contento di vederla e la
faceva sentire felice. Si accorse che il padre la amava e che era
sempre la luce dei suoi occhi, nonostante incomprensioni e
dispiaceri.
Più di una volta
riferisce della paura del poter non essere più una scrittrice e
della quotidianità che avrebbe fatto che sarebbe stata diversa da
quella di autrice e che sicuramente non le sarebbe piaciuta.
Molto belle alla fine del
libro due paragrafi dedicati al figlio Sam: uno mentre giocava con
delle vecchie mollette per i panni, una penna e varie cose con le
quali giocava con molta fantasia lei pensò: “la sua arte
scaturisce da un'esigenza interiore che ribolle, come se si
immergesse nel fiume che gli ha dato a suo tempo la vita; riesce a
rendere visibile la materia di cui sono costituiti i suoi sogni. Lo
osservai attentamente. Stava facendo arte perché non ne può fare a
meno e anche perché è abbastanza coraggioso da prendere contatto,
proprio là, ai limiti della follia, con i suoi sogni”.
Questa definizione molto
chiara e bella può farla propria chiunque ami l'arte, chi la coltivi
per passione o professione ed in modo particolare per chi scrive
perché scrivere dà forma alla vita e ai sogni che si vorrebbero
vivere e realizzare. Credo quindi che sia anche autobiografica oltre
che dedicata al figlio.
Il libro termina in
questo modo: “il mio sassolino di vetro, nella tasca dei jeans, mi
aiuta a scrivere per una strana magia che non riesco neppure a
spiegarmi. Ma voglio dire soltanto: Buon compleanno Sam. E anche buon
viaggio. Non posso far altro che ripetere, senza sapere esattamente a
chi mi rivolgo: Grazie. Grazie. Grazie”.
È la storia di una donna
molto sensibile, fragilità che l'ha portata ad avere problemi
alimentari, di droga ed alcol ma anche di una donna ribelle,
desiderosa di costruire la propria vita scegliendo cosa fare e cioè
essere una scrittrice. E poi di una persona molto legata agli affetti
e a Dio a cui rivolge il suo grazie perché nonostante le
vicissitudini, poteva affermare che nella sua vita andava tutto bene.
Le cose più belle della
vita sono: scegliere quello che si vuole fare per lavoro, quale
quotidianità si vuole vivere non trovandone una migliore per sé,
quali sono le cose che se fanno parte della propria esistenza la
rendono la più bella che ci sia nonostante esistano molti problemi
in essa, quali sono i punti fermi sui quali poter appigliarsi quando
molte cose importanti non vanno come vorremmo e che quasi sempre sono
rappresentati dalla fede, dagli affetti sinceri, dalla capacità di
stare bene anche da soli e dall'essere autonomi in tutto quello che
si può.
Anche una vita che
oggettivamente dovrebbe essere brutta perché molte cose non vanno
come si vorrebbe per colpa propria o no può essere bella se fatta di
molte cose che si amano con tutto il cuore e per questo è
importantissimo scegliere autonomamente in tutto ciò che si può le
cose che fanno parte della propria quotidianità e che la renderanno
migliore, soprattutto grazie alla fede perché è la fede che
sostiene, aiuta a scegliere ed indirizza tutte le cose verso il
giusto sentiero.