lunedì 29 giugno 2020

Recensione del cd “Perfetto” di Eros Ramazzotti


Di solito Eros Ramazzotti esce con un nuovo disco di inediti ogni 3-4 anni: questa volta ha pubblicato il cd che si intitola "Perfetto" il 12 maggio 2015, dopo "Noi" uscito il 13 novembre 2012. Sono trascorsi due anni e mezzo dall'ultimo lavoro e sicuramente i suoi fan, sparsi in tutto il mondo, sono stati entusiasti di poter ascoltare canzoni nuove del cantante italiano più amato e conosciuto al mondo.
Il cd contiene 14 canzoni più la versione acustica del primo singolo "Alla fine del mondo". Come sempre Eros Ramazzotti ha inserito dei brani che parlano degli argomenti che gli stanno più a cuore: la libertà, l'amore per la sua donna, la riflessione sul tempo, l'importanza dei sogni, l'amore per i figli, i consigli sulla vita, il desiderio di vedere il trionfo della pace nel mondo. Per ciascuno di questi importantissimi temi, riesce sempre a scrivere e cantare pensieri pieni di significato, con la voglia di trasmettere positività. Non c'è mai una canzone che non contenga un messaggio importante e credo che questo sia uno dei tanti motivi che decretano il grandissimo successo internazionale di ogni suo lavoro discografico. Oltre a questo, molto importanti sono il talento, la particolarità e riconoscibilità della sua voce, la serietà con la quale vive la vita professionale, l'impegno profuso affinché ogni suo disco sia di altissimo livello dal punto di vista della musica, delle parole e del messaggio che vuole trasmettere.
Apre il cd "Alla fine del mondo", che è stato il primo singolo uscito nelle radio: "porto nel cuore la mia libertà, a ogni costo la difenderò"; "è tempo di andare e si va"; "dalla notte, dai lupi e dagli assassini il tuo amore mi salverà"; "anche Dio lo vuole, sì tu lo sai che è così, che l'amore muove il cielo e le stelle che vedo da qui"; "ho difeso anche l'anima": queste sono le frasi che mi hanno colpito di più. La libertà è la cosa più importante per una persona: solo chi è libero/a può vivere veramente la propria vita. Nella vita arriva un tempo in cui per cambiare le cose in meglio si deve avere coraggio e affrontare cose nuove, con la speranza che trasformino una vita triste in un'esistenza felice; l'amore è la cosa che può salvare da tutto e dà un senso alla vita. Qualsiasi vita si trovi e si viva, si deve sempre cercare di mettere al primo posto l'anima per vivere meglio e non morire mai. Tutti questi immensi pensieri esprime questa bellissima canzone che si apre con un meraviglioso arpeggio di chitarra.

"Il tempo non sente ragione" è una canzone che invita a dividere il tempo per tutte le cose, senza mai buttarlo via perché solo così si vive una vita bellissima e intensa. La frase che mi ha colpito di più è: "c'è un tempo passato da ricordare e il giorno che cambierà la vita anche per te": a volte si avverte la necessità di cambiare vita, in modo particolare quando non c'è un campo che vada bene; solo sfruttando il tempo e le occasioni che noi stessi dobbiamo a volte creare, la vita cambierà in meglio. "C'è un posto migliore, ma non è facile capire dove sta", "c'è un dolore per ogni occasione, ma ti basta un attimo per toccare la felicità", sono altri due versi che suggeriscono di cercare il proprio posto migliore e non arrendersi mai.

"Perfetto", il brano che dà il titolo al cd, è una canzone che racconta momenti di un'estate felice in compagnia della persona con la quale si condivide tutto, anche le piccole cose, che sono quelle che danno la felicità più grande dopo aver conosciuto tanta sofferenza: "la vita non fa male più ed è bellissima". Quanto più grande è la tristezza vissuta, tanto immensa sarà la felicità data anche e soprattutto dalle piccole cose e dai piccoli momenti di vita quotidiana serena. "E mi dimentico di me ed è bellissimo": quando ci si dimentica di sé per amare è quello che di più grande si possa fare.

"Sbandando" è un brano scritto da Giulio Rapetti in arte Mogol che, insieme a Lucio Battisti, scrisse canzoni bellissime ed è uno dei più famosi e stimati parolieri italiani. È una canzone bellissima musicalmente e molto significativa per quanto riguarda le parole. Credo sia molto autobiografica per Ramazzotti (come lo sono tutte le sue canzoni, che parlano sempre di esperienze della sua vita) infatti parla di una persona in cerca d'amore, di un amore vero, che nell'attesa ha fatto varie esperienze sbandando un po', che vuole capire come vivere una vita piena di significato, che non vuole più sbagliare, che trova una ragazza che lo ama veramente, come la ama lui che da uomo vero l'ha scelta e le promette che non la lascerà mai.

"Sogno n. 3", come dice il titolo, parla dell'importanza del sogno che è "un'altra vita, veramente non si muore mai, non ci si annoia mai, ti porta dove vuoi, fa viaggiare nel tempo". I sogni, in modo particolare quando la vita non è come la vorremmo, aiutano a vivere, a sperare, a fare, ad andare avanti. In ogni cd Eros Ramazzotti parla dei sogni perché grazie al sogno di fare il cantante, a cui si è aggrappato con tutte le proprie forze, è riuscito a cambiare in tutto la sua vita che fino ai diciotto anni non era come lui la voleva e che cambiarla in meglio sembrava impossibile. Lui ce l'ha fatta e vuole che, anche grazie ai suoi consigli, chiunque si trovi a vivere una vita difficile non si arrenda e insegua i propri sogni.

"Rosa nata ieri" è una dolcissima canzone dedicata alla sua secondogenita Rafaela Maria, nata nell'agosto 2011, dalla sua compagna, ex moglie, Marica Pellegrinelli. "Mi dirai chi sei"; "Io lo so cosa c'è là fuori rosa nata ieri, se ti seguirò un po' sì, troverò mari ancora puri"; "Ma tu donna poi sarai, quanta vita indietro avrai allora mi proteggerai, più fragile sarò ma sarò lo stesso". La cosa più bella che possano fare i genitori è quella di fare in modo che i figli siano delle persone libere e che decidano da soli chi vogliono essere e quale vita vogliono vivere: questo è l'amore più grande che si possa dare ai figli. Anche se si hanno tante paure per le cose brutte che ci sono nel mondo, basta seguirli un po', ma renderli autonomi e liberi: solo così saranno felici e quando saranno donne e uomini avranno tanti bei ricordi e faranno stare bene chi ha dato loro amore, libertà, serenità e felicità.

"Vivi e vai" è un brano che esorta a vivere la vita pienamente. "Ti do un consiglio sulla felicità: cieco è chi sta fermo mentre tutto intorno va che la vita scorre, tutto cambia e ci fa correre, gridare, partire, immaginare le cose, costruire, navigare, fiorire, coltivare le rose, camminare, naufragare, soffrire, innamorare le spose, tutto scorre, tutto è come la musica, è come il tempo, non si ferma mai vivi la vita, vivi e vai". "Avrò capito questa vita cos'è". A volte si vive da ciechi perché non si sa vivere e piace non fare nulla e non provare emozioni e in questo caso non si è capito niente della vita; altre volte il vivere come ciechi è un'imposizione delle circostanze della vita o di una persona che non sa vivere e non fa vivere chi ha vicino. Quando si realizza quest'ultima condizione, le uniche cose che possono venire in soccorso sono la fantasia e la capacità di vivere la vita migliore possibile a seconda della propria situazione. Solo così non si è ciechi, non si sta fermi e si capisce quanto importante sia la vita, che solo in questo modo non la si spreca e, nonostante tutto, si è vissuto veramente.

"Un'altra estate" parla di una giornata al mare, della notizia di una nuova paternità e descrive un amore perfetto. L'amore perfetto è quando si condivide tutto con l'altra persona, c'è rispetto reciproco, si costruisce insieme qualcosa di duraturo che si vorrebbe non finisse mai e che dà, giorno dopo giorno, gioia e serenità sempre più grandi.

"L'amore è un modo di vivere" parla, ovviamente, dell'amore. "E' una condizione poco razionale, che sconvolge una vita normale"; "ti ridà un motivo e ogni giorno ti rende più vivo"; "ma l'amore è un modo di vivere, devi superarti e sorprendere, essere romantico, qualche volta magico, senza dare per scontato niente di quello che hai avuto, poi con uno slancio impossibile devi fare in modo di crescere e guardare avanti rimanendo semplice per cercare di esprimere il meglio che puoi". L'amore è una cosa inspiegabile e che sconvolge in meglio la vita se è vero amore, dà la forza e rende più vivi. Dare il meglio di sé stessi è l'unico modo per amare veramente perché se si dà il peggio di sé stessi, è ovvio che non si ama e non si può ricevere amore da parte dell'altra persona. È una cosa semplicissima da capire ma c'è chi pensa che basti conquistare una volta una persona, con il matrimonio, con il legame parentale o di amicizia e poi farla stare male tutta la vita dando il peggio di sé senza che questa faccia nulla. L'amore è veramente un modo di vivere perché ogni giorno si deve amare con il comportamento, dando il meglio di sé e conquistando chi si ha accanto.

"Il viaggio" parla del viaggio in forma di metafora. "Il viaggio più vero che mai farò, segue la strada dell'anima"; "vieni con me e ti porterò dove nessuno ti portò, che l'amore per te, un amore così è viaggiare ma senza limiti": quando si segue l'anima, non si sbaglia mai e ovunque quel viaggio della vita ci porterà, sarà sempre nel posto migliore. Portare e far vivere qualcuno che si ama dove nessuno l'aveva portata/o in una vita serena e bellissima è la cosa più bella che si possa fare e che possa accadere nella vita.

"Tu gelosia" parla appunto della gelosia che fa stare male sia chi la prova sia la persona della quale è "destinataria". Poi il brano si chiude positivamente: "la gelosia dimentico per lei che è così pura, per lei che è la mia sola verità, la mia sola verità e non mi tradirà". Esistono nei rapporti due tipi di gelosia: una buona e sincera e l'altra cattiva e falsa. La gelosia buona e sincera è quella che prova una persona per chi tiene veramente, non è mai opprimente, non fa stare male e la dimostra per far capire alla persona a cui la "indirizza" che è importante per lei/lui; la "gelosia" cattiva è falsa è quella che dimostra falsamente chi vuole opprimere la persona che ha accanto, vuole farla stare male, non farla vivere e a lei/lui non ci tiene neanche un po': questa non è gelosia ma voglia di possesso su una persona come se fosse una cosa.

"Sei un pensiero speciale" parla di un amore nuovo ed importante che nasce subito e per sempre. "Ed io come uomo ti proteggerò, dandoti il meglio che ho": la promessa più bella che un uomo possa fare ad una donna che sarà la più felice del mondo se lui la metterà veramente in pratica nella vita di tutti i giorni. Purtroppo, non sempre questo accade nella realtà dove spesso si dà il peggio di sé agli altri, non si dà serenità e non si fa in modo che la persona che si ha accanto sia felice.

"Buon Natale (se vuoi)" è una meravigliosa canzone che si chiede il motivo per il quale anche se arriva Natale, non c'è mai la pace nel mondo. Il vero Natale può nascere solo nel cuore dell'uomo, se ama e vive in pace con Dio, se stesso e gli altri. Solo così sarà veramente Natale, il Natale che Dio vuole, il vero Natale.

"Tra vent'anni" è un brano che, come tutti gli altri, ha come co-autore di testo e musica lo stesso Eros Ramazzotti, che lo ha dedicato all'ultimo figlio, il primo maschio, Gabrio Tullio nato nel marzo 2015. La fantasia permette di arrivare ovunque, anche di spostarsi nel tempo ed immaginare come sarà una persona o di realizzare i sogni, in un modo o nell'altro. Eros Ramazzotti immagina il figlio tra vent'anni. "E se chiudo gli occhi adesso, vedrò come sarai"; "Ti vedo tra vent'anni, tu non ti accorgi di me, mi passi davanti...ascolti musica nuova, che muove, che toglie dal mondo...ascolti musica forte, che balla, che salva dal mondo...verrà una notte d'estate preziosa e perfetta e avrai vent'anni": a vent'anni si vuole scoprire sé stessi, il mondo, costruire la propria vita e a volte non ci si accorge di chi ti ama veramente, sempre la madre, spesso il padre, perché si è troppo impegnati a vivere la vita intensamente nell'età più bella ed inquieta e si cerca qualcosa che tolga e salvi da un mondo nel quale sono tantissime le cose che non vanno e che fanno soffrire. Ognuno cerca e trova qualcosa che renda il proprio mondo, la propria vita migliori: c'è chi sceglie la letteratura, chi la musica, chi l'arte, la passione per qualcosa, per vivere una vita più bella di quella che ha trovato nascendo, a volte, nel posto meno adatto alla sua indole e cerca una via di fuga ai problemi, alla tristezza, alla sofferenza, alla disperazione.

Chiude il cd, che Eros Ramazzotti ha scritto insieme a molti parolieri e musicisti come Federico Zampaglione, Pacifico, Kaballà, Mogol..., la versione acustica del brano "Alla fine del mondo".
"Perfetto" è un cd molto bello musicalmente e per i messaggi che contiene che, come tutti gli altri lavori di questo grandissimo artista romano, lasciano molto al cuore, alla mente e alla vita. Un cd che consiglierei di acquistare.
Seguo Eros Ramazzotti, che è il mio cantante preferito in assoluto, dal 1996. Gli anni precedenti, quelli del suo esordio, li ho seguiti cercando su internet le sue primissime canzoni incise prima della partecipazione al Festival di Sanremo del 1984, guardando la sua prima apparizione in una tv privata a soli 18 anni e la partecipazione al Festival di Castrocaro nel 1981, ascoltando i suoi primi lavori discografici: "Cuori agitati, Nuovi eroi, In certi momenti, Musica è, In ogni senso, Tutte storie"), leggendo la sua esaustiva biografia “Eros lo giuro” scritta da Luca Bianchini per Mondadori, seguendo molte interviste.
La cosa che colpisce molto di questo cantante che ha venduto ad oggi oltre 60 milioni di copie nel mondo ed è uno degli artisti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi è che paragonando un'intervista televisiva o un'esibizione degli inizi a quelle di oggi, a distanza di 39 anni e dopo un successo internazionale di altissimo livello, è sempre lo stesso: uguale invincibile timidezza, grandissima passione per la musica che per lui è vita, immensa voglia di comunicare messaggi importanti e, nello stesso tempo, di scherzare, stesse passioni e stessi valori. Chiunque, al posto suo, sarebbe cambiato totalmente per la fama, la consapevolezza di essere un numero uno apprezzato nel mondo, per la ricchezza, per tutto quello che lottando e impegnandosi molto è riuscito a costruire nella sua vita. Da ragazzo soffrì moltissimo per la timidezza, la vigilanza un po' oppressiva del padre, per i problemi economici, per la sofferenza di quel presente difficile e di quel futuro incerto in tutto dove la sua unica certezza e la sua ancora di salvezza furono la musica e la chitarra, cose grazie alle quali cambiò la sua vita in meglio e realizzò tutti i suoi sogni. La sua vita la divide in due parti: la prima, da 0 a 18 anni è quella che gli ha dato il carattere, la voglia di fare e nella quale ha sofferto tanto e la seconda, dai 18 in poi è quella che gli ha dato tutto.
Credo che la gente lo abbia premiato perché è una persona vera, prima di essere un grandissimo artista, ed anche quello che canta è verità, è la sua vita, una vita nella quale chi soffre, spera, lotta, non si arrende e ce la fa, può riconoscersi. Uno dei temi che gli stanno più a cuore è quello di spingere le persone a credere nei sogni e a battersi per realizzarli perché se ci è riuscito lui che ha detto: "Se penso a come poteva essere la mia vita, oggi sono davvero felice perché non ero niente. Assolutamente niente. E adesso forse qualcosa ho fatto", può riuscirci chiunque creda, viva e si batta per realizzare un sogno che riesca a cambiare la propria vita in meglio, in modo particolare quando nulla va bene. Io credo fermamente che quando il successo di un artista (cantante, scrittore...) è internazionale e dura da e per tantissimi anni, dietro a quell'artista ci sono una grandissima persona e un'anima buona.

domenica 28 giugno 2020

Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (6,3-4.8-11)

Fratelli, quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui.
Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.


lunedì 22 giugno 2020

10 cose poco note di Bud Spencer, morto il 27 giugno 2016 all'età di 86 anni

Quattro anni fa moriva Bud Spencer, l'attore italiano che nella sua lunga carriera ha interpretato moltissimi film, alcuni dei quali in coppia con Terence Hill. I suoi film sono molto noti ed ancora oggi, anche prima che morisse e poi dopo la morte per rendergli omaggio, sono trasmessi in tv molto spesso.

Sovente di un personaggio pubblico si conoscono le opere artistiche, ma non si è a conoscenza di molte altre cose che sono poco note, ma che a volte conoscendole rendono ancora più grande la persona, più del personaggio. Ecco dieci cose che forse non si sanno di Bud Spencer:

  1. Il gigante buono, come era definito Bud Spencer morto il 27 giugno 2016, si chiamava Carlo Pedersoli ed era nato a Napoli nel quartiere Santa Lucia. Nel 1940 lasciò la sua città ed andò a vivere a Roma, dove iniziò le scuole superiori. In seguitò girò tutto il mondo per lavoro, ma odiava le vacanze infatti il suo viaggio di nozze durò solo tre giorni.
  2. Bud Spencer divenne attore per caso. Era uno sportivo: nel 1950, a 20 anni, era uno degli atleti di punta del nuoto italiano. Fu il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 stile. Venti volte campione nazionale (stile, rana e farfalla), ha partecipato a due Olimpiadi ed è stato azzurro di pallanuoto fino al 1960, praticando anche rugby e pugilato.
  3. Famosissimo in Germania, nel 2011 in una città tedesca la piscina comunale è stata intitolata a lui: “Bud Spencer Bad”. Proprio in quella piscina il 9 luglio 1951 il ventunenne Carlo Pedersoli durante un bilaterale Germania-Italia vinse i 100 metri stile libero e fu il primo nuotatore in assoluto che sul suolo tedesco percorse i metri in meno di un minuto. Inoltre la sua autobiografia “Altrimenti mi arrabbio” è stata al primo posto nella classifica di vendite tedesche per settimane.
  4. Nel 2005 si candidò alle regionali del Lazio con Forza Italia sostenendo Francesco Storace. Non fu eletto, ma ottenne quasi 4000 voti.
  5. Nel 1947 andò in Sud America e fece vari lavori: come chimico, poi in Brasile lavorò presso il consolato di Recife. In seguitò lavorò per una impresa statunitense impegnata a costruire una strada per il collegamento tra Panama e Buenos Aires. Lavorò per L'alfa Romeo e disputò come pilota la Caracas-Maracaibo.
  6. Una delle sue tante passioni poco note è quella per il volo: nel 1975 prese la licenza di pilota di elicottero per l'Italia, la Svizzera e gli Stati Uniti. Inoltre era un appassionato di motori e comprò un rimorchiatore.
  7. Carlo non era interessato al cinema quando tornò in Italia negli anni '60 ma alla musica; firmò un contratto musicale con la Rca e scrisse i testi per famosi cantanti italiani come Ornella Vanoni e Nico Fidenco ed anche qualche colonna sonora. Inoltre sapeva cantare e suonava il sassofono e il pianoforte.
  8. Per girare la serie degli spaghetti western sia a lui che a Mario Girotti (alias Terence Hill) di cambiare nome perché troppo italiano. Carlo scelse il suo nome d'arte pensando all'attore Spencer Tracy e dal nome della birra Budweiser che in Italia era commercializzata come Bud.
  9. Fu una delle matricole più giovani dell'università di Roma, dove studiò Chimica ed aveva solo 17 anni. A causa del trasferimento in America non riuscì a laurearsi, ma non abbandonò la passione per lo studio, infatti si è laureato nel 1955, a 26 anni, in Giurisprudenza.
  10. Si è tagliato la barba una volta sola nella sua vita, ma l'ha fatta subito ricrescere.

Dei suoi film ho visto soprattutto quelli che lo vedevano protagonista insieme a Terence Hill. A me piacciono soprattutto i film sereni, con personaggi raffinati, dove c'è musica, amore per le cose belle della vita, bei sentimenti, allegria e storie significative, ma devo dire che i suoi film mi piacevano perché facevano ridere e non erano mai volgari o cattivi. Il mio preferito è “Non c'è due senza quattro”, film divertentissimo nel quale Bud Spencer e Terence Hill si “sdoppiano” ed interpretano due coppie: una estremamente raffinata nel vestire, nel parlare, a tavola, nel vivere e l' altra l'opposto e cioè rozza in tutto, che doveva fare le veci della prima e così nessuno li riconosceva più, facendo sorgere esilaranti scene. Divertentissimo.

Esilarante fu anche lo scherzo che lo vide protagonista anni fa a “Scherzi a parte” quando in un ristorante gli portavano piatti quasi vuoti e lui, grande amante del mangiare, si adirò e protestò per ottenere piatti più lauti.

Inoltre l'aver scoperto che oltre ad essere un grandissimo campione di sport fu anche un brillantissimo studente laureatosi in giurisprudenza a soli 26 anni nonostante avesse impegni di lavoro e sportivi ed un grande amante di musica tanto da saper cantare, scrivere canzoni e suonare il sassofono ed il pianoforte, lo rendono una persona veramente completa.

Era molto legato alla moglie (sposata nel 1959) e ai due figli e tutti lo descrivono come il gigante buono, una persona gentile, gradevole ed un grande signore. Non a caso l'ultima parola che ha proferito è stata: “Grazie!” per dimostrare ai suoi cari e ai suoi fan la gratitudine per l'affetto con il quale per tutta la vita e in quel momento così difficile per lui lo hanno circondato e questo episodio fa capire quanto fosse buono perché oggi quasi nessuno si mostra riconoscente se ottiene qualcosa dagli altri. Ha avuto una vita piena di meritati successi personali, sportivi, artistici ed ha coltivato tutte le sue passioni, anche quello per la scrittura. In una delle sue ultime interviste disse che aveva il cervello di un ventottenne e credo che solo chi mantiene giovane la mente, l'entusiasmo e la curiosità in modo sano per tutta la vita può raggiungere tutti i traguardi che si prefigge.
La morte di Bud Spencer sicuramente non ha lasciato indifferente nessuno perché era una persona buona ed intelligente e le persone così rimangono per sempre.

Rispettando i tempi e mettendo passione e impegno in tutto quello che si fa si può vivere una vita che ne contiene molte di più per le cose fatte e solo così si può arrivare all'ultimo giorno della propria esistenza sereni e senza rimpianti: tutto questo aiuta a superare i momenti difficili della vita e fa sorgere la speranza e la certezza che come si è vissuto è importante anche per il dopo, per quando non si è più sulla terra.
Avere mete da raggiungere in tutti i campi della vita (affetti, studio, professione), coltivare tante passioni positive (la cultura, lo sport, la musica...) vivere con entusiasmo, gioia, serenità e curiosità e soprattutto essere buoni: queste sono le cose che formano e fanno vivere al meglio una persona e le consentono di rimanere per sempre.

domenica 21 giugno 2020

Dal Vangelo secondo Matteo (10,26-33)


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temete gli uomini, poiché non v'è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia.
Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

venerdì 19 giugno 2020

Sacro Cuore di Gesù. Dal vangelo secondo Matteo (11,25-30)

In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».



lunedì 15 giugno 2020

Recensione del libro “Padre padrone” di Gavino Ledda

Un padre dovrebbe essere per ogni figlio/a la persona che dovrebbe assicurare amore, protezione, rispetto, serenità morale e materiale, felicità, gioia, un appiglio a cui aggrapparsi quando si ha qualche problema, una persona che gioisca dei successi raggiunti e che tenga al fatto che il figlio/a costruisca, liberamente, la vita che sogna per sé in tutto.

Purtroppo, nella vita un'immensa sfortuna (la più grande) è quella di trovare nascendo un padre padrone che non sa cosa significhi amare i figli (e nessun'altra persona) perché ama solo se stesso e i soldi, che fa il tiranno e il dispettoso con chi sa che non può difendersi come vorrebbe, che non rispetta chi ha vicino da una vita anche se avrebbe meritato di essere abbandonato subito, che ogni pretesto è buono per litigare e fare l'inferno per ogni cosa e persino per il cibo, che da' solo infelicità e tristezza, su cui non puoi mai contare perché da' sempre problemi, che è felice se sei infelice e che vorrebbe far fare al figlio/a/i la vita che lui decide e che è il contrario di quella che vorrebbe vivere ogni componente della prole.

Neanche gli artisti sono immuni dal trovare nascendo un “padre” così. Tra gli scrittori ho letto due libri dedicati a due padri padroni: “Lettera al padre” di Franz Kafka e “Padre Padrone” di Gavino Ledda, uscito nel 1975.
Il libro “Padre Padrone” di Gavino Ledda si apre con la scena raccontata dallo scrittore quando il padre, convinto che lui fosse un oggetto di sua proprietà, va a prelevarlo con la coercizione dalla classe a soli sei anni, mentre frequentava la prima elementare. Doveva lavorare. Il lavoro era più importante dello studio.

Come dimostrò più tardi, per lo scrittore lo studio era importantissimo, ma allora non aveva nessun modo per ribellarsi e dovette assecondare il volere del “padre”. Cominciò così per lui il duro lavoro nei campi e con gli animali: si alzava al mattino prestissimo e lavorava duramente tutto il giorno.
Se sbagliava qualcosa il “padre” alzava le mani. E quando qualche volta, per via dell'immensa fatica fatta durante il giorno precedente, il suo fisico fragile e piccolo non reggeva, tanto da non riuscire ad alzarsi la mattina, prendeva le botte più pesanti.
La sua vita era resa un inferno da colui che avrebbe dovuto avere l'interesse di rendergliela la più bella del mondo: questo è il dovere di un padre e il diritto di un figlio/a.
Ovviamente sin da piccolo e poi crescendo, aveva capito che quella non era vita e che avrebbe dovuto ribellarsi.


A chi il destino infausto regala un “padre”così, sa che al più presto possibile dovrebbe arrivare il modo per uscire dalla prigione materiale e morale nella quale vive, ma non è facile né trovare come uscirne né cambiare totalmente la propria vita in meglio, anche perché a volte si chiede aiuto e nessuno da' una mano, molto spesso perché non vuole e a volte perché non crede alla gravità della situazione nella quale quella persona vive.
Gavino Ledda trovò il modo per uscirne grazie al servizio di leva, attraverso il quale riuscì ad andarsene di casa e a prendere la licenza elementare e la terza media, decidendo poi di diplomarsi ed infine laurearsi in Lettere.

Dopo che era uscito di casa, contando solo sulle proprie forze perché anche quando Gavino era grande il “padre” non lo appoggiò né moralmente né materialmente per i suoi studi, qualche volta vi faceva ritorno e alla fine del libro è raccontato l'episodio in cui lui ascoltava la radio e suo “padre” voleva che la spegnesse; lui non voleva esaudire la sua richiesta per fargli un piccolo dispetto a chi tanto lo aveva fatto soffrire. Si alzò e voleva aggredire con le mani il figlio, ma quest'ultimo non si abbassò al suo livello e lo umiliò andando a prendere dei soldi che aveva guadagnato e buttandoglieli in faccia gli disse: “Tieni, solo quando conti dei soldi sei felice”, come per dirgli che non aveva un'anima e della vita non aveva capito nulla perché sono l'amore dato e l'amore ricevuto le cose che danno il senso più grande alla vita e che meno male fai e più ricco sei. Scommetto che il “padre” per quel gesto non si sentì minimamente umiliato perché i “padri” che fanno del male morale, psicologico o fisico ai figli (ed anche alle mogli), non hanno dignità, perché se l'avessero capirebbero che prima di umiliare gli altri, umiliano se stessi e che il male che fanno, prima o poi, gli si ritorcerà contro.
Una cosa verissima scritta nel libro da Gavino Ledda è che quando si ha un padre padrone, appena mette piede in casa l'atmosfera cambia in negativo.
Inoltre si possono avere gioie a scuola, nel lavoro o per qualsiasi altra cosa, ma una “persona” così riesce ad avvelenare tutto e a rattristare infinitamente qualsiasi attimo della vita di chi vive con lui anche quando non c'è perché prima di andare via lascia sempre nella mente qualche grande tristezza, affinché anche in sua assenza ti faccia soffrire.

Conobbi questo libro e lo scrittore leggendo la sinossi e la biografia in un libro allegato ad una collana di cinque libri scelti dai lettori rispondendo ad un sondaggio fatto da una rivista letteraria, nel quale erano raccolte tutte le sinossi dei libri in gara per i decenni 1960, 1970, 1980, 1990 e 2000.
Mi colpirono moltissimo sia il fatto che il libro parlasse di un padre padrone sia la vita dello scrittore Gavino Ledda che a 20 anni era analfabeta e a 31 anni divenne Professore di Lettere.
Un padre padrone non vuole mai che i figli studino perché i maschi devono lavorare per portare soldi a lui e le femmine devono stare in casa a pulire e a non avere assolutamente nulla in tutti i campi della vita. Vedere i figli (e la moglie) totalmente perduti ed infelici è la sua felicità più grande perché un padre padrone anche se ha tutto non è felice perché della vita non capisce nulla e non si accorge della fortuna che ha. Solo fare del male ai componenti della famiglia che ha creato gli da' felicità perché nella sua mente perversa ed irrecuperabile, gode nel vederli tristi.

A volte il successo più grande della vita è quello di riuscire a sovvertire completamente un infausto destino in cui si è un soggetto totalmente passivo in una vita che ci si sceglie autonomamente, non facendosi fermare da niente e da nessuno e riuscendo ad allontanarsi da chi ti ha fatto soffrire tantissimo e non la smetterà mai fino a quando vivrà, se gliene dai la possibilità.
La tristezza che con i tantissimi anni passati al suo fianco e le innumerevoli occasioni in cui ti ha fatto soffrire, difficilmente potrà andare via e mai si potrà dimenticare.

Un “padre padrone” segna in negativo per tutta la vita ed è colui che rappresenta uno sfruttatore per i figli maschi e la perdizione totale in ogni campo della vita per le figlie femmine e la moglie.
Per chi riesce a liberarsi per sempre di una “persona” così, credo che sia la felicità più grande che abbia mai provato e che nessun'altra cosa potrà mai regalare una gioia altrettanto grande perché si passa dalla morte alla vita, dalla tristezza alla gioia, dalla perdizione in tutto alla realizzazione in ogni piccola e grande cosa della vita, dall'inquietudine alla serenità, dalla prigione alla libertà, dalla guerra alla pace.


domenica 14 giugno 2020

Corpus Domini. Dal vangelo secondo Giovanni (6,51-59)

In quel tempo, Gesù disse alle folle dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.


Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».


lunedì 8 giugno 2020

Le cocorite, animali molto intelligenti, gradevoli e con carattere

Prima di acquistare un animale domestico, qualunque esso sia, ci si pensa molto perché è un essere vivente ed ha bisogno di cure, attenzioni e affetto.
Ciascuno lo sceglie in base al tempo che può dedicare ed anche al costo economico da dover sostenere per acquistarlo e mantenerlo.

Volendo spendere poco per l'acquisto ed il mantenimento, un ottima scelta è quella del parrocchetto ondulato, conosciuto anche come parrocchetto australiano o più comunemente come “cocorita”. Il nome Melopsittacus, dal greco, significa pappagallo melodioso.

È un pappagallino dal corpo slanciato e la coda lunga; il colore originario è il verde chiaro anche se ci sono più di 30 altri colori, tranne il rosso. Il becco è adunco. Dove ci sono le narici c'è la cera, il cui colore indica se l'animale è un maschio o una femmina: è marrone nelle femmine adulte, bianca o azzurrina nelle femmine giovani, blu carico nei maschi adulti o rosa carico fino ai 4 mesi. La taglia è mediamente di 15-20 cm.


É un animale longevo infatti in cattività può vivere 8-10 anni, in natura 3-4 anni.
Possono essere capaci di imparare le parole.
Per quanto concerne l'alimentazione io do loro una miscela si semini per pappagallini (sempre pronta nel contenitore del cibo), ogni tanto un po' di pane, un po' di lattuga ogni settimana e ovviamente l'acqua sempre disponibile nei contenitori appositi.

Sono degli animali molto intelligenti e il cui livello di addestramento dipende anche dall'età in cui li si prende che raggiunge il livello maggiore se sono appena nati. Comunque, anche se li si prende dopo, con un po' di pazienza si può insegnare loro molte cose: a stare tranquillamente sulla propria spalla, sull'indice, anche se spesso gli si devono tenere le zampe con il pollice per non farlo volare via, quando si abituano a farli uscire dalla gabbia se sono dentro si attaccano alle pareti e si agitano vistosamente o camminano velocemente sul fondo o sul bastoncino a destra e sinistra e questi sono dei segni che inviano per far comprendere che vogliono uscire; quando vedono l'acqua in una bottiglia, in un bicchiere o un rubinetto si affrettano per bere e giocare (si deve fare molta attenzione perché sono incuranti dei pericoli).

Sono animali che, sembra strano, ma hanno caratteri diversi: all'inizio ne ho presa una coppia (è bene che non se ne prenda uno solo perché soffrono la solitudine) lui azzurro, lei verde: lui è molto intelligente e sensibile, lei era molto pigra infatti si muoveva raramente e poi, quando stette male per poi morire lui le stava sempre vicino, le dava l'acqua: dopo che è morta, voleva sempre uscire perché si sentiva solo; una volta stette molto tempo fuori, poi si mise sui contenitori del cibo per farmi capire che voleva mangiare così lo misi di nuovo all'interno della gabbia e una volta finito di nutrirsi mi fece capire che voleva uscire di nuovo.

Dopo la morte dell'altra pappagallina, quella che la sostituì è molto diversa: all'inizio era così nervosa che aveva preso l'abitudine di infilarsi nei piccoli spazi in plastica dove c'è l'appoggio per mangiare e per poco non rischiava di morire. Adesso è un po' più calma anche se è sempre nervosa, si muove in continuazione e rapidamente ed ha un carattere molto aggressivo con lui infatti lo caccia spesso se vuole mangiare, vuole la dondolina sulla quale dorme lui e spesso lo caccia, inseguendolo, da ogni parte della gabbia e lui vuole uscire, disperato, perché si difende ma poi si rassegna e soccombe. In questi casi forse è meglio dividerli, per la pace di chi è sottomesso.

I pappagallini sono animali da compagnia molto allegri, vivaci, attenti che sono molto gradevoli da tenere ed accudire. Quando imparano a stare sulla propria spalla, volano per raggiungerti o si arrampicano al braccio per raggiungere la spalla e li si vede molto sereni (cosa che all'inizio non accade, infatti ricordo che quello che ho ancora oggi, che ha 7 anni e mezzo, e la prima che purtroppo è morta i primi giorni non mangiavano, non si muovevano e stavano vicini per farsi coraggio) è una cosa che riempie di orgoglio e gioia perché è una fiducia conquistata con il tempo.
A volte, guardandoli, ci si accorge che vivono giornate sempre uguali, con la routine quotidiana fatta di gesti e momenti che si susseguono sempre gli stessi, con sempre le stesse piccole cose e sono sereni e felici: (molti esperti dicono che gli animali non provano emozioni e non sono consci dell'affetto che danno o ricevono anche se a volte si scorgono certi atteggiamenti in loro che potrebbero far pensare questo, ma secondo me non è così) agli animali basta poco per essere così, alle persone a volte non basta neanche tutto per esserlo. Una cosa che fa riflettere molto.




domenica 7 giugno 2020

Santissima Trinità. Dal Vangelo secondo Giovanni (3,16-18)



In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio».

lunedì 1 giugno 2020

Recensione del film The words, con Bradley Cooper

Ho sempre amato moltissimo i film il cui personaggio protagonista è uno scrittore perché mi piace vedere la vita che vive per quanto concerne il lato professionale: le ispirazioni – molto spesso tratte dalla vita reale o dalla fantasia – il processo creativo, la redazione del libro, i passaggi per ottenere la pubblicazione del manoscritto, cosa che a volte purtroppo non accade.

Il film comincia con uno scrittore affermato, Clayton Hammond, il quale in una lettura pubblica del proprio libro “The words” racconta la storia di cui parla il testo: un aspirante scrittore, Rory Jansen, il cui manoscritto viene ripetutamente rifiutato dagli editori e che deve rivolgersi sempre al padre per ottenere qualche prestito per vivere; questi lo redarguisce dicendogli che dovrebbe trovarsi un lavoro e che non può più vivere concentrandosi solo sul sogno più grande che ha nella vita: essere uno scrittore.

Rory decide così di trovare lavoro in un'agenzia letteraria, con la speranza di incontrare un editore che sia disposto a pubblicare il manoscritto che stava scrivendo ogni notte. Si sposa e durante il viaggio di nozze a Parigi, in un negozio di antiquariato trova una ventiquattrore; la moglie decide di regalargliela, in modo che la possa usare per il lavoro.

Rory propone il proprio manoscritto al suo datore di lavoro: questi gli dice che è bello, ma troppo profondo per essere pubblicato e lui ovviamente rimane deluso da tale asserzione. Mentre sposta i suoi documenti di lavoro nell'altra valigetta, trova un bellissimo manoscritto che racconta la storia di Jack, della moglie e della figlia.
Quello scritto diventa per lui un chiodo fisso. Durante un pranzo va in escandescenze e dice alla moglie che quella non è la propria vita: lui si sente e vuole essere uno scrittore. Desidera solo vivere quel tipo di vita.

La notte seguente si alza, accende il computer portatile e comincia a copiare il manoscritto trovato nella ventiquattrore senza togliere o aggiungere nulla, neanche una virgola. Si ripresenta al proprio capo e lo sottopone al suo giudizio. Immediatamente questi, dopo averlo letto, lo chiama nel suo ufficio, gli dice che si può pubblicare e gli fa firmare il contratto editoriale.


È subito un grandissimo successo e Rory vende moltissime copie con il “suo” primo libro; inoltre riceve premi letterari. Un giorno incontra un anziano signore seduto sulla panchina di un parco che gli racconta la storia di un uomo che ha perduto il proprio manoscritto. Rory cominciò ad avere qualche infausto sentore, ma capì tutto quando quel signore gli raccontò la sua storia: era un soldato americano di 18 anni giunto in Francia, dove incontra una cameriera francese di nome Celia. Il ragazzo voleva di più dalla vita: era molto affascinato dalla letteratura, voleva aprirsi al mondo e non stare sempre nello stesso luogo e vivere una vita ordinaria fatta delle stesse cose: voleva essere uno scrittore. Si innamorò di Celia, i due si sposarono ed ebbero una figlia, che purtroppo morì poco dopo. Celia non riuscì a sopportare e superare quel dolore, così tornò dai propri genitori. Jack per superare quell'immenso dolore cominciò a scrivere il romanzo della sua vita che ovviamente parlava anche di Celia e della loro bambina. Scrisse notte e giorno, ininterrottamente, dimenticandosi, a volte, perfino di mangiare e dormire. Terminò il libro in quattordici giorni. Mise il manoscritto nella ventiquattrore e lo portò a Celia la quale, estremamente commossa, tornò da lui, ma dimenticò la valigetta che conteneva il manoscritto sul treno. Per Jack quel manoscritto che non ritrovò più valeva moltissimo, era la sua vita, conteneva le idee e i sentimenti più grandi che aveva coltivato e provato e così non perdonò Celia per averlo smarrito: i due si lasciarono.

Rory confessa tutto alla moglie: quel libro di successo non lo aveva scritto lui, neanche una parola; lei ci rimase malissimo, ma lo perdonò. Dice la verità anche all'editore e vorrebbe che sul libro comparisse il nome del vero autore, ma l'editore rifiuta questa possibilità perché entrambi perderebbero la loro reputazione: gli suggerisce di andare dal vero scrittore del libro e di dargli una parte dei diritti d'autore.

Rory lo trova nel vivaio in cui lavora e questi rifiuta l'offerta: ormai era andata così. Il suo rammarico più grande era quello di aver perduto Celia a causa di quello scritto, ma anche di aver scelto di non scrivere mai più. Celia si era rifatta una nuova famiglia. Lui invece aveva scelto di vivere del passato e di non costruire più nulla né dal punto di vista dell'amore né da quello artistico e gli disse che “Tutti nella vita facciamo delle scelte, il difficile è conviverci”.
Poco dopo l'anziano signore morì e portò con sé il segreto di essere il vero scrittore di quel libro di successo che aveva toccato il cuore di moltissime persone.

Danielle, una studentessa e scrittrice dilettante, che voleva intervistare e conquistare Hammond sapendo che si stava separando dalla moglie, aveva capito che “The word” era un libro autobiografico e che in realtà Rory era lui stesso. Hammond le confessò che quella storia lo aveva fatto soffrire, ma era andata così ed oramai non poteva fare più nulla. Quando lei gli fece delle avances, lui la respinse perché quello che voleva era stare con la moglie, con la quale aveva condiviso i momenti più belli della vita; l'unica cosa vera ed importante della sua vita era l'amore per lei e quello che lei gli aveva dato, insegnamento che sicuramente aveva ricevuto dal vero autore del libro che lo aveva portato al successo come scrittore.
Il sogno di essere uno scrittore non lo abbandonò mai e riuscì a diventarlo veramente e credo che insieme all'amore per la moglie, furono le uniche verità di tutta la sua vita.

Purtroppo chi come me nutre un grandissimo amore ed un'infinita passione per la scrittura e vorrebbe essere uno scrittore/una scrittrice di successo, sa quanto sia difficile ottenere la pubblicazione del proprio libro.
Sento fortemente che la mia vera vita, la cosa che amo di più fare è scrivere, quello che è importantissimo dal punto di vista umano e lo sarebbe anche da quello economico, ma mai farei quello che ha fatto Rory nel film perché non servirebbe a nulla, né dal punto di vista umano, né dal punto di vista artistico e neanche economico. Non si diventa uno scrittore così: non esiste il processo creativo, l'emozione di esprimere pensieri, idee, esperienze proprie o cose nate grazie alla fantasia, non esiste nulla della vita di una persona che scrive, il successo non appartiene, i soldi non sono meritati.

Anche se non si riesce ad essere scrittori affermatissimi come si vorrebbe, meglio essere scrittori di libri e scritti vari mai pubblicati che falsi scrittori di successo non meritato.
A volte ci si deve accontentare: io scriverò per sempre libri, articoli e scritti vari, proverò a contattare case editrici inviando loro i miei manoscritti, farò leggere i miei scritti in qualche modo, come faccio nel mio blog di articoli, recensioni, passi tratti dalla Bibbia e Pedagogia e in altri modi; sono comunque una persona che scrive veramente e che vive la propria vita scrivendo, che è quello che più mi piace fare.

Anche solo la passione che ci si mette nello scrivere fa diventare ed essere veri scrittori e vere scrittrici che vivono in un modo o nell'altro la vita che amano: la cosa più importante è non mentire mai a se stessi, fare quello che si ama di più e non smettere mai anche se il sogno più grande della propria vita non si realizza al livello che si vorrebbe. Se lo coltiviamo con costanza, si è già realizzato perché fa parte concretamente della nostra vita.
In qualche modo qualcosa di quello che scrivo (articoli di giornale, recensioni, post per il mio blog e tweet su twitter) viene letto da moltissime persone, che ringrazio, perché hanno contribuito e contribuiscono a realizzare il mio sogno più grande in modo più pieno.