lunedì 23 dicembre 2019

I Premi Nobel per la Letteratura italiani


Il più alto riconoscimento di cui può essere insignito chi scrive è rappresentato dal Premio Nobel per laLetteratura, che viene conferito a chi ha particolari meriti in ambito letterario. Per ottenerlo occorre moltissima bravura ma anche, come in tutte le cose, un po' di fortuna.

Il Premio Nobel è un'onorificenza dal valore internazionale che viene conferita ogni anno per ciascun campo dello scibile, sia esso culturale o scientifico.


Il Premio porta il nome di colui che lo ha inventato: Alfred Bernhard Nobel, chimico e industriale svedese che ha inventato la dinamite e la balistite.

Nelle sue ultime volontà, per il suo amore per la cultura, le arti e le scienze decise di istituire e finanziare questo Premio: il primo anno in cui fu assegnato fu il 1901.

Queste le categorie insignite annualmente dal Premio Nobel: Pace, Letteratura, Medicina, Fisica, Chimica ed Economia.

Per quanto concerne gli italiani, 6 sono stati quelli insigniti dal Premio Nobel per la Letteratura:

1906: Giosuè Carducci;

1926: Grazia Deledda;

1934: Luigi Pirandello;

1959: Salvatore Quasimodo;

1975: Eugenio Montale;

1997: Dario Fo;

Nel 2016 il Premio Nobel per la Letteratura è stato assegnato al cantautore, scrittore, poeta, attore, pittore, scultore e conduttore radiofonico Bob Dylan il quale non ha rilasciato nessuna intervista in merito e non ha neanche partecipato alla cerimonia di assegnazione del Premio e si è solo limitato ad inviare una lettera che è stata letta durante la cerimonia. Tutto questo ha suscitato non poche polemiche.

È bello quando quello che si fa solo per passione o anche per professione è riconosciuto a livello mondiale con premi ed attestazioni di stima ma tutto questo non cambia l'amore con il quale si coltiva quello che piace e che è lo stesso anche se non si riescono ad ottenere successi così grandi ma ovviamente a nessuno dispiacerebbe ricevere manifestazioni così valorose e di alto livello.

sabato 21 dicembre 2019

Recensione del film “Storia di una ladra di libri”


Qualche anno fa, ricevendo la rivista letteraria mensile alla quale avevo sottoscritto l'abbonamento, tra i tanti libri ne vidi uno sulla cui copertina c'era una bambina seduta, che aveva un libro in mano e si trovava in una stanza piena di libri: “La bambina che salvava i libri” di Markus Zusak erano il titolo e l'autore di questo libro del 2005. Decisi di acquistarlo. Pur essendo ambientato nel triste contesto delle persecuzioni naziste contro gli ebrei e raccontando una storia di povertà, mi piacque molto perché l'amore per la lettura, i libri, la musica e gli affetti erano protagonisti e tutto il resto diventava solo uno sfondo.

Il film tratto da questo libro è del 2013 e il titolo è “Storia di una ladra di libri”. È stato trasmesso per la prima volta in tv su canale 5 ed avendo apprezzato i molti aspetti positivi del libro, ho deciso di vederlo.
 


La storia è raccontata dalla Morte che seguiva la vita di Liesel, una bambina di nove anni che nel gennaio del 1939, insieme alla mamma e al fratellino, si trovava su un treno diretto verso la città di Molching. Il fratello muore e alla fine della sepoltura la piccola Liesel ruba un libriccino “Il manuale del necroforo”. La madre dovette abbandonarla perché era comunista e lasciò la Germania per evitare le persecuzioni naziste; la bambina fu data in adozione ad Hans e Rosa Hubermann. Lui lavorava saltuariamente come imbianchino perché aveva rifiutato di iscriversi al partito Nazista invece lei guadagna qualche soldo lavando il bucato delle famiglie abbienti.

Hans sin dall'inizio instaura un bellissimo rapporto con la piccola Liesel fatto di affetto e complicità; Rosa invece era severa e per nulla gentile verso di lei anche se poi le si affeziona molto. Liesel fa amicizia con Rudy, un bambino suo vicino di casa che sin da subito nutre una grandissima simpatia verso di lei. I primi giorni di scuola furono molto duri perché non sapeva né leggere né scrivere e per questo motivo i bambini la prendevano in giro. Lei si difese facendo a pugni e questo le consentì di ottenere un po' di rispetto.

Quando Hans scoprì che la bambina non sapeva leggere né scrivere, glielo insegnò ed insieme lessero il manuale del becchino, il primo libro che la bambina aveva rubato; inoltre il suo papà adottivo le mise a disposizione la cantina, nella quale avrebbe potuto esercitarsi anche a scrivere e molto contento suonava per lei la sua adorata fisarmonica.

Una sera, in occasione del compleanno di Hitler, fu organizzato il rogo di molti libri considerati contrari al regime: anche Lisel, insieme a Rudy, dovette lanciare in mezzo alle fiamme un libro, ma quando tutti se ne andarono ne recuperò uno: era “L'uomo invisibile” di Wells. La bambina si accorse che una donna l'aveva vista, ma non sapeva chi fosse. Insieme ad Hans lesse anche quel libro e annotava tutte le parole che imparava su un abecedario che il suo papà adottivo le aveva regalato.

Nel frattempo, un ragazzo ebreo di nome Max si rifugia nella casa degli Hubermann: era il figlio di un amico di Hans, il quale gli aveva regalato la fisarmonica e gli aveva salvato la vita e lui in cambio gli aveva promesso che avrebbe dato una mano alla sua famiglia nel caso in cui avessero avuto bisogno. Viene nascosto in cantina per scampare alle persecuzioni e Liesel fa amicizia con lui.

Un giorno Rosa manda Liesel a consegnare il bucato pulito nella casa del sindaco raccomandandole di farsi dare i soldi; la moglie del sindaco era la donna che aveva visto Liesel rubare il libro dal rogo e così, intuendo quanto amasse i libri e la lettura, la condusse nella ricca biblioteca della casa che era di suo figlio il quale, come lei, amava la lettura e la invitò a recarvisi quando avesse voluto. Quando però il marito lo scoprì, Rosa perse il lavoro e questo aggravò di molto la situazione economica della famiglia. Nonostante ciò, continuò a fare delle incursioni per “prendere in prestito” qualche libro.
Molto divertente la frase di Rudy che, venendo a conoscenza del fatto che Liesel si recava nella biblioteca del sindaco, le disse: “Noi qui stiamo morendo di fame e tu pensi ai libri? Hai fatto una visita anche alla cucina?”.

Un giorno i nazisti scoprirono che un uomo era ebreo e Hans, suo amico, cercò di difenderlo; questo causò l'annotazione del suo nome. Max così dovette andarsene dalla casa degli Hubermann. In seguito Hans andò in guerra, ma per fortuna sopravvisse ad essa. Una notte la città fu bombardata e così Hans, Rosa, Rudy e la sua famiglia tranne il padre, rimangono uccisi. Liesel si salva perché si trovava in cantina e stava scrivendo su un diario regalatole da Max. Liesel piange sui corpi esanimi di Hans e Rosa; trova Rudy ancora vivo e le confessa di amarla.

Nel 1945 Liesel lavora presso la sartoria del padre di Rudy e incontra Max. Alla fine del film si vede una stanza della casa di Liesel nella quale c'erano un pianoforte (Hans le aveva trasmesso l'amore per la musica), dei libri, foto di famiglia e il libro sulla sua vita che lei aveva scritto. La sua vita era stata lunga e felice ed ebbe una famiglia numerosa. Seguendo tutta la vita di Liesel, la morte si chiedeva cosa significasse vivere e non capiva il motivo di così tanto interesse verso la vita, ma sapeva con certezza di essere stregata dagli esseri umani, i quali non possono sfuggirle.

Il film, come il libro, mi è piaciuto molto perché in esso ci sono l'amore per la lettura, i libri, la musica e il rapporto di affetto e complicità tra Liesel e il gentile e buono padre adottivo che inculcava in lei sicurezza e incoraggiava la bambina a coltivare la passione per la lettura e Max quella per la scrittura. Guardando il film, vedevo cose che avevo immaginato leggendo il libro ma devo dire che a volte la lettura dà sensazioni più profonde del guardare le immagini infatti ricordo che alla fine del libro, l'epilogo di Liesel che trovava i genitori adottivi e il piccolo amico mi fece commuovere fino alle lacrime, cosa che non mi è successa alla fine del film.

Chi ama i libri e la lettura sa che questi fanno immaginare le cose e questo permette di entrare dentro le situazioni in modo più profondo perché in esse vive anche una parte di noi, che è la sensibilità la quale ci consente di vivere appieno le cose nei loro aspetti più piccoli e profondi. In mezzo alle tristezze e ai problemi di vario tipo, l'arte permette di trovare la felicità e un senso che altrimenti non troveremmo.

Uno splendido e significativo pensiero sui libri, che sono i protagonisti di questo film, lo ha lasciato Emily Dickinson, che è considerata la più grande poetessa di tutti i tempi: “Non esiste vascello che come un libro ci sa portare in terre lontane. Né corsiero come una pagina di scalpitante poesia. É un viaggio che anche il più povero può fare senza il tormento del pedaggio. Quanto è frugale la carrozza che trasporta l'anima dell'uomo”.

I libri sono importanti perché da essi si imparano tante cose, fanno viaggiare, sviluppare la fantasia, permettono di conoscere tante vite ed esperienze, contengono il meglio di chi li ha scritti e consentono di avere qualcosa di prezioso che rimane per sempre, che arricchisce la vita e che nel momento in cui li leggi fanno dimenticare i problemi, le tristezze, tutto quello che fa soffrire e se nel mondo vivessimo di più le cose belle che sono protagoniste nei libri, sarebbe infinitamente migliore.
 


venerdì 20 dicembre 2019

Una delle più belle melodie per pianoforte


La musica, quando è bella, arriva al cuore e fa stare bene e non c'è nessuna spiegazione a ciò ma solo le emozioni e sensazioni che suscita ascoltandola possono essere considerate il metro di valutazione di quella composizione.
Chi ama il bellissimo strumento musicale che è il pianoforte ama anche ascoltare i classici e le melodie moderne, composte e suonate da bravissimi e geniali pianisti.

Sicuramente, tra le canzoni più belle per pianoforte, una molto recente è “River Flows in You” di Yiruma.
“River Flows in you”, è una composizione per pianoforte solista composta dal pianista sudcoreano Yiruma ed incisa nel suo secondo disco, uscito nel 2001, First Love.
 
 
 

È un brano semplice, infatti per l'accompagnamento è composto solamente da quattro accordi che si ripetono uguali in tutto il brano ed una melodia non molto complessa ma che, come spesso accade per le cose semplici, è molto bella.

Yiruma ha iniziato a studiare pianoforte all'età di 5 anni. Si è laureato nel 2000. È conosciuto in tutto il mondo e i suoi album di musica strumentale sono venduti in Asia, in Europa e parte degli Stati Uniti. I suo brani più famosi sono “Kiss the rain”, “Maybe” e “River Flows in You”.

Molti altri artisti si sono cimentati ad eseguire questo pezzo con la chitarra, il pianoforte e anche accompagnandosi con la voce oltre che con il pianoforte. Su youtube, oltre ovviamente alla versione originale, molto bella è la cover di un chitarrista fingerstyle, Sungha Jung, che ha ottenuto oltre 32 milioni di visualizzazioni.

Imparare a suonare una canzone, anche se richiede tempo per studiarla e la si deve spesso ripassare per non dimenticarla, è una cosa molto piacevole e che dà tanta soddisfazione.
Soprattutto quando si riesce a suonare una canzone, nella versione originale o in quella semplificata, che è piaciuta sin dal primo ascolto, è una gioia e una soddisfazione doppia.

La musica, come tutte le forme di espressione artistica, esprime e comunica sempre qualcosa, fa trascorrere dei piacevolissimi momenti e riesce a rendere migliori le giornate e la vita. È bello amare ed ascoltare tutti i generi musicali anche se poi ovviamente si hanno delle preferenze su alcuni rispetto ad altri.


mercoledì 18 dicembre 2019

Recensione del libro “Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci”.


In qualsiasi campo professionale, occorre mettere tanto impegno per riuscire ad ottenere risultati positivi, ma se ad esso si aggiungono una grandissima passione per quello che si fa e il trasformare se stessi e la propria vita in un tutt'uno con l'attività che si svolge, allora il sacrificio e l'abnegazione sono ripagati dal diventare dei numeri uno di quel settore. Una giornalista-scrittrice, che penso sia stata una delle più grandi è Oriana Fallaci.

Dopo il bellissimo libro “Lettera ad un bambino mai nato”,“Un uomo” e “Il sesso inutile” ho letto “Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci” un libro nel quale, come dice il titolo, la grandissima giornalista-scrittrice intervista se stessa. Uscito nel 2004, due anni prima della sua morte, è un testo nel quale trovano posto tutto: ricordi personali, opinioni politiche e sociali, riflessioni profonde sulla vita, considerazioni su quel male che la portò alla morte, aneddoti e, non ultima, la dichiarazione del suo amore verso la letteratura.

Proprio all'inizio del libro la Fallaci scrive, dice a se stessa e al mondo che pur avendo dedicato la maggior parte della propria vita al giornalismo, si sente più a suo agio nel silenzio della letteratura. Decise di scrivere questo libro perché oramai sapeva che era giunta alla fine della propria vita e voleva consegnare un testo che parlasse di lei e delle proprie idee.
 

Mentre stava scrivendo l'altro libro su noi e l'Islam “La forza della ragione” (dopo “La rabbia e l'orgoglio”) si era accorta che aveva ricominciato a tossire ma quando scriveva, il proprio libro veniva prima di tutto e sapeva che se fosse andata dal medico l'avrebbe operata e non avrebbe potuto continuare a scrivere, così scelse la vita del libro (che considerava alla stregua di un figlio per una madre) a discapito della propria anche perché, da ottimista, pensava che avrebbe potuto sconfiggere il male come aveva fatto precedentemente.

Tra le pagine del libro, ricorda quando nel 1938 Hitler andò a Firenze e lei che era una bambina, vedendo che sorrideva a tutti, tornando a casa disse alla mamma che aveva un'aria gentile e la mamma, conoscendo le cattive opere del dittatore, la redarguì e le disse che con la zia non l'avrebbe più fatta uscire.

Non era felice del fatto che gli altri stati fossero rappresentati da personaggi valorosi mentre l'Italia invece spesso è ricordata da personaggi o fatti che non sono intrisi di valori positivi e di alti ideali.

Rinunciò ad entrare in politica perché era conscia del fatto che non avrebbe potuto lottare per i valori nei quali credeva ed aveva capito che ci sono molti modi per fare politica vista come un nobile impegno, un dovere, un modo per far sentire la voce di chi non ce l'ha e lei la faceva scrivendo un libro o un articolo di giornale. Era convinta, a ragione, che il successo vero, il successo grande non potesse nascere e durare per fortuna, per un caso ma, come lei stessa scrive “nasce dal merito, figlio dell'intelligenza”.

Inoltre alla domanda su quale idea non ha mai cambiato idea e non lo farà mai, la Fallaci risponde che non lo farà mai sulla sua concezione della libertà che non deve abbandonarsi agli eccessi e togliere la libertà agli altri ma deve essere vissuta con autodisciplina.

Tra le pagine del libro la Fallaci definisce la vecchiaia “l'età d'oro della vita” (io invece oggi definisco i vent'anni l'età d'oro della vita perché in essi si costruiscono tutti i campi della vita, ma chissà se Dio vorrà farmi vivere a lungo ed arrivare alla senilità potrei accorgermi che, come scriveva la Fallaci, è quella l'età d'oro della vita) perché è la stagione della libertà, della libertà vera perché da giovane pensava di essere libera ma non lo era: con il senno di poi si accorse che in realtà si preoccupava per il futuro e doveva ubbidire ai genitori, ai professori, ai direttori dei giornali nei quali lavorava già a 18 anni; anche da adulta non lo era perché si lasciava condizionare dai giudizi malevoli, delle conseguenze per le scelte fatte. Tutte cose che nella senilità non si hanno più. Per questo motivo definisce la morte uno spreco perché proprio quando si comprendono molte cose importanti grazie alla vita vissuta, si deve andare via.
L'idea di morire non le faceva paura perché aveva sentito le bombe della seconda guerra mondiale, perché aveva vissuto in luoghi di guerra per via del suo lavoro di giornalista, perché aveva visto morire di cancro la madre, il padre, la sorella ed uno zio. La morte ormai imminente però le provocava dispiacere perché amava troppo la vita e proprio per questo non riusciva a capire chi avesse un grande culto della morte.

Oltre a questo libro anche un film dal titolo “L'Oriana” trasmesso da Rai 1 mi ha fatto conoscere meglio questa grandissima giornalista-scrittrice: anche da esso è arrivata la fortissima indole di questa donna che ha saputo vivere una vita facendo tutto per passione e che aveva lasciato la facoltà di Medicina poco dopo essersi iscritta per dedicarsi al giornalismo ed alla scrittura perché erano le sue più grandi passioni sin da giovanissima, il fatto che era un donna che sempre si ribellava al maschilismo, che era riuscita a fare politica scrivendo, girando il mondo ma avendo sempre nel cuore l'Italia ed in particolare la sua Toscana, che ha dedicato tutta se stessa al giornalismo e allo scrivere rifiutando anche di sposarsi per non distogliersi dagli impegni di lavoro e dalle idee che voleva viaggiassero per il mondo, cercando sempre di dare il proprio contributo in questo modo per renderlo migliore.
Era animata da una fortissima passione per quello che faceva ed anche il fatto di non essere laureata non rappresentava per lei un “handicap” come a volte la società di oggi spesse volte considera le persone non laureate perché per lei il fare le cose con passione e mettendo tutta se stessa valevano di più di qualsiasi titolo accademico perché quest'ultimo non dà la passione e l'abnegazione che si devono avere per fare a grandi livelli qualcosa. Una mia professoressa delle scuole superiori diceva: “La laurea non fa la persona” e devo dire che è verissimo e sono tante le persone che pur non avendo la laurea raggiungono obiettivi immensi e che non hanno nulla da invidiare a chi è dottore in una materia, né sotto l'aspetto professionale e neanche sotto quello umano, del modo di vivere o per le idee.

Tutti i libri che ho letto di Oriana Fallaci mi sono piaciuti moltissimo perché leggendoli trasmettono l'intelligenza, la passione, l'amore per la scrittura, l'immensa voglia di comunicare le cose nelle quali credeva fortemente, la dolcezza di una madre mancata ne “Lettera ad un bambino mai nato” che forse non ci sarebbe aspettata da una donna così forte ed emancipata come lei.

La vita è una sola e la si deve vivere al massimo ma sempre con valori, ideali, passioni tutte in positivo. Seguire sempre il cuore e l'istinto che non si sbagliano mai, senza mai farsi scoraggiare da niente e da nessuno perché quello per cui nutriamo passione sincera e vera ci porterà sempre alla realizzazione, alla felicità ed alla pace più grandi.
Io amo scrivere da sempre e lo farò per sempre e l'immensa passione per la scrittura di Oriana Fallaci, grazie alla quale esprimeva le proprie idee e tutta se stessa, mi ha colpito molto e credo non solo me, visto che i suoi libri hanno venduto milioni di copie.

martedì 10 dicembre 2019

1830 - 2019: 189 anni dalla nascita Di Emily Dickinson


La prima volta che sentii parlare di Emily Dickinson fu nella serie televisiva americana "Una mamma per amica", in una puntata nella quale un professore di lettere spiegava ai suoi studenti che la poetessa visse quasi tutta la sua vita da reclusa. Fu una storia che mi colpì molto e così decisi di fare delle ricerche su internet per documentarmi sulla sua vita e le sue opere.

Emily Dickinson è considerata la più grande poetessa d'America e nacque ad Amherst il 10 dicembre 1830. Suo padre era un avvocato che ricopriva la funzione di legale e tesoriere dell'Amherst College, fondato dal nonno di Emily.
Gli studi di Emily Dickinson non furono regolari, scoprì la propria vocazione poetica da giovanissima e decise di diventare poetessa. Le sue amicizie furono pochissime. Visse la maggior parte della sua vita nella casa paterna, dove era nata e viaggiò pochissimo per andare a trovare dei parenti. Vestiva solo di bianco in segno di purezza.
 

 

Quando Emily Dickinson aveva 25 anni, decise di allontanarsi dal mondo e si rinchiuse nella propria camera al piano superiore della casa paterna anche a causa di disturbi nervosi e di una malattia agli occhi e non uscì neanche quando morirono i suoi genitori.
Morì il 16 maggio 1886 a causa di nefrite, a 56 anni, nello stesso luogo in cui era nata. La sorella, entrando nella camera di Emily, scoprì 1775 poesie scritte su foglietti ripiegati, cuciti con ago e filo contenuti in un raccoglitore. Prima della sua morte furono pubblicati solo sette testi. Il linguaggio di Emily Dickinson era semplice e brillante. Il primo volume delle sue poesie fu pubblicato nel 1890. A questo ne seguirono molti altri sulla sua vita e le sue opere.
 

La stanza di Emily Dickinson

Credeva che con la fantasia si riuscisse ad ottenere tutto e interpretava la solitudine e il rapporto con se stessa come veicoli per la felicità. Nelle sue poesie parla di piccoli momenti della vita quotidiana, ma anche di temi importanti, della natura e della morte. Era una donna che amava moltissimo i libri ai quali dedicò questo bellissimo pensiero, che spazia anche su importantissimi temi (la povertà e l'anima): "Non esiste vascello che come un libro ci sa portare in terre lontane. Né corsiero come una pagina di scalpitante poesia. È un viaggio che anche il più povero può fare senza il tormento del pedaggio. Quanto è frugale la carrozza che trasporta l'anima dell'uomo".
Altro meraviglioso scritto di Emily Dickinson è il seguente: "Ciò che posso fare, lo farò anche se sarà di poco conto come una giunchiglia; quello che non posso, deve restare ignoto alla possibilità".

Una frase che fa capire quanta voglia di fare e di vivere avesse Emily e di non soffrire per ciò che non poteva fare.

Leggendo la sua vita e le sue opere si intuisce che Emily Dickinson fosse una persona davvero speciale perché ha saputo sentire, provare emozioni e percepire cose piccolissime e grandissime nonostante vivesse sempre chiusa nella sua stanza, una stanza che conteneva le cose più belle del mondo per lei (il posto nel quale scrivere, riflettere, leggere, fantasticare, emozionarsi, sentire e vivere la vita...) e dentro la quale ha permesso al mondo di entrare per conoscerla grazie alle sue poesie.
A volte si avverte che nel mondo non c'è un posto per tutti, in modo particolare in un tempo in cui le convenzioni sociali, la famiglia patriarcale, i pericoli esistenti nella società non lasciavano nessuno spazio alle donne per vivere. Emily Dickinson scelse di allontanarsi da un mondo che sentiva estraneo, nemico e decise di costruirsene uno tutto per sé: un mondo fatto di scrittura, lettura, riflessioni, amore per la famiglia e per i bambini (per i quali il sabato preparava un dolce e lo dava loro calandolo dalla finestra della sua stanza), per la fede, per la natura. Anche se è stata una vita molto chiusa è stata un'esistenza piena di valore e di senso forse più di una vita aperta perché ha vissuto di cose che non fanno morire mai: l'arte, la fede, l'amore.

Fortunatamente oggi le donne, grazie a tante battaglie femministe, sono riuscite a costruire per loro un posto nel mondo, nella famiglia, nel lavoro e nella società, dove sono quasi sempre rispettate e considerate, ma purtroppo a volte si avverte la sensazione che Emily provò moltissimi anni fa, di un mondo nel quale per te non c'è posto. Quando questa sensazione prende corpo nella vita di una donna, l'unica cosa da fare è quella di costruire un mondo proprio, diverso, pulito, pieno di senso e di tutte le cose che si amano. Emily Dickinson decise da sola di diventare poetessa e questo l'aiutò a vivere per tutta la vita e nonostante non ottenne in vita riconoscimenti, continuò a scrivere perché per lei la scrittura, l'esprimersi non rappresentavano semplicemente una passione, un'arte, ma erano vita.
A volte la vita che troviamo nascendo e che non migliora crescendo qualsiasi cosa facciamo ci rende il niente più assoluto, ma da soli possiamo decidere cose grandi e piccole che riguardano la nostra vita che niente e nessuno può vietarci e sono quelle cose che possono aiutarci a dare un grande senso alla nostra esistenza e regalarci la felicità che il mondo e le persone spesso non danno.
 

lunedì 9 dicembre 2019

L'arte del disegno


L'arte del disegno è, come tutte le altre arti, un modo per comunicare, per rappresentare una cosa vista, per riprodurne una che nasce dalla propria fantasia e forse per questo è molto amata tanto da essere sempre organizzate mostre, concorsi ed ha un ruolo importante in molti contesti.
 
 

 


Il disegno viene utilizzato anche per raccontare fatti storici, come ad esempio la Shoah sulla due anni fa è stata fatta una mostra dell'illustratore israeliano Kichka il quale mette in essi anche una storia molto personale, quella del suo rapporto con la Memoria e con il padre, sopravvissuto alla Shoah e che quindi riesce ad esprimere meglio quella tragedia perché ha avuto accanto un parente che l'ha vissuta in prima persona.

I bambini, sin da piccoli, amano molto disegnare perché si divertono ed è un modo per manifestare il loro mondo interiore e per esprimere a loro modo la realtà. È raro che un bambino non disegni e nel caso questo dovesse accadere, è la conseguenza di un trauma.
Gli schizzi dei bimbi dicono molto dei loro piccoli autori infatti fin dai primi scarabocchi si possono capire emozioni, sentimenti, gioie e inquietudini. È importante lasciare liberi i bambini di disegnare perché per loro è un modo importante di esprimersi.

È molto bello, con un foglio bianco ed una matita, disegnare qualcosa che si vede o si immagina perché è divertente e dà una grande soddisfazione il poter dar vita a qualcosa semplicemente con delle linee, delle curve, dei dettagli, che sono tutte le cose che compongono il disegno e quando ci si riesce, non si può credere di essere stati così bravi.





domenica 8 dicembre 2019

John Lennon, un grande della musica ucciso 39 anni fa


Anche il video di una canzone ed un artista possono suscitare un gran bel ricordo e dare inizio ad un sogno. “Imagine”, la canzone più famosa di John Lennon e il video ufficiale sono il primo ricordo musicale della mia vita. Ricordo che quella musica e quell'artista seduto al pianoforte mi fecero rimanere davanti al televisore come qualcosa che riesce ad incantare, a parlare all'anima, a dare gioia, serenità. Credo che sia stato in quel momento che cominciai a sognare di saper suonare e cantare.
 

 


Quando vidi quel video Lennon era già morto perché fu ucciso cinque anni prima che nascessi. Era l'8 dicembre 1980. Mark David Chapman, un venticinquenne e suo fantomatico fan lo uccise sparandogli sotto il suo appartamento a Central Park ed evidentemente non aveva capito proprio nulla di quello che Lennon voleva comunicare anche a lui con la già citata e celeberrima “Imagine” o con l'altro famosissimo brano “All you need is love” che sono due inni alla pace, alla non violenza, all'amore.

Quella sera, alle 22:30 era uscito dallo studio di registrazione ed aveva detto che dopo essersi procurato da mangiare sarebbe tornato a casa (come se fosse una persona normale perché gli artisti che amano il loro lavoro somigliano molto nel modo di vivere alle altre persone e forse anche questo permette loro di essere amati dalla gente di tutto il mondo).
Era ignaro di quello che gli sarebbe accaduto di lì a poco.
John Lennon aveva 40 anni e morì poco dopo il suo arrivo al Roosvelt Hospital, soccorso da una pattuglia di polizia. Aveva sette ferite profonde nel torace, sulla schiena e sul braccio sinistro, ferite che lo portarono irrimediabilmente alla morte.
Era molto giovane quando morì, ma con la sua arte e le sue canzoni aveva dato molto a chi accoglieva il suo messaggio e a chi ne viene a conoscenza ancora oggi ne rimane colpito, in un mondo così pieno di guerre, violenza e odio.

Fortunatamente in un mondo dove sono molte le cose che non vanno e che dovrebbero cambiare, ci sono persone che lanciano messaggi di amore, pace, sapienza, di vita vissuta bene con valori, ideali, sani obiettivi e sono persone certamente molto diverse tra loro ma che amano il bene, l'amore, la pace, la giustizia e inviano in modi diversi messaggi positivi e di speranza per un mondo ed un'umanità migliori. Religiosi, artisti, persone comuni come Papa Francesco, lo scrittore Paulo Coeho, il cantautore Eros Ramazzotti, l'ex Beatles John Lennon e molti altri e chi pur essendo sconosciuto/a si prodiga ogni giorno con gesti piccoli e grandi e con parole che non hanno un risalto mediatico ma che cambiano il mondo anche solo per un attimo e per qualcuno e che soprattutto le anime sensibili sanno riconoscere, apprezzare e non dimenticare. Gesti e parole che cambiano in meglio noi stessi, che potrebbero cambiare in meglio anche gli altri, il mondo e conquistano un pezzo di infinito se nascono dal cuore, dalla parte migliore di noi e sono mossi dal bene, dall'amore, dalla bontà e dalla giustizia.



sabato 7 dicembre 2019

Scuola e tradizioni popolari


La scuola è da sempre molto attenta a far vivere ai propri alunni la vita più completa possibile, che è fatta di molte cose come lo studio ed i compiti (che da adulti saranno sostituiti dal lavoro) e da cose che si possono coltivare per tutta la vita: la passione per alcune materie per le quali ci si potrà informare in vari modi, lo sport, la musica, l'arte, l'attenzione per la religione e la fede applicati alla vita, il senso civico, l'amore per il cinema, il teatro, gli animali, e per tutto quello che rende la vita più bella.
 

Oltre allo studio e quindi alla possibilità di imparare molte cose, a me piacevano moltissimo tutte le iniziative della scuola e sono cose che in ogni modo cerco di fare il possibile affinché facciano parte per sempre dei miei giorni e della mia vita.
 
Tra le altre cose, un'attenzione particolare è quella riservata alle tradizioni popolari per le quali la scuola organizzava eventi in base ai vari periodi dell'anno. Proprio su queste la professoressa di Lettere della scuola media incaricò me ed una compagna di classe di redigere singolarmente due elaborati che avessero come tema “Scuola e tradizioni popolari” che, dopo la sua visione, sarebbero stati pubblicati sul più importante giornale regionale: fu il mio primo articolo di giornale che, acquistando il quotidiano in edicola, sfogliandolo e trovando il mio “pezzo” (come si chiama nel gergo giornalistico) co-redatto mi diedero una grandissima gioia che non ho mai dimenticato e che ancora conservo nel mio cuore oltre che tra i ricordi più belli. L'unico dispiacere è che anziché conservare l'intero giornale ho solo il ritaglio dell'articolo, ma va bene lo stesso.
Mai avrei creduto possibile che un giorno moltissime persone (più di 142.500) avrebbero letto dei miei articoli come avveniva grazie a “Paid to write”, un sito di informazione online che purtoppo non esiste più.

Nessuna tradizione popolare è dimenticata dalla scuola in nessun periodo: le feste antecedenti al Natale, il Carnevale, la festa di San Giuseppe, la Santa Pasqua per ognuna delle quali ciascuna regione ha cose in comune ed altre diverse, feste e tradizioni solo regionali, a volte nazionali o internazionali.

È una cosa bellissima accorgersi e coltivare tutto il bello che nella vita c'è anche e soprattutto nelle piccole cose perché in fondo sono quelle che danno le felicità più grandi. Inoltre, molto spesso è dalle piccole cose che ci si accorge di quello che si amerà per sempre. Scrivere quell'articolo di giornale è stata per me una grandissima gioia, la stessa che ho ancora oggi e che rimarrà per sempre e che è ampiamente amplificata dal numero di lettori dei miei scritti; dai loro voti e dai loro apprezzamenti.


venerdì 6 dicembre 2019

Recensione del Cd Di20are di Francesca Michielin


Ci sono dei cd musicali che conquistano sin dal primo ascolto e dei quali non ci si stanca mai, neanche dopo anni perché ogni traccia contiene un messaggio molto importante, perché piace la capacità di scrittura ed interpretazione dell'artista, la musica e tutto quello di cui quel lavoro artistico è fatto, frutto di esperienze di vita nelle quali ciascuno si può identificare.

Tutto questo è per me il cd Di20are di Francesca Michielin, riedizione del cd Di20 del 23 ottobre 2015, uscito in seguito al Festival di Sanremo 2016 a cui l'artista ha partecipato classificandosi seconda e che le ha permesso, grazie anche agli Stadio che hanno rinunciato e le hanno dato la possibilità di partecipare all'Eurovision Song Contest nel quale secondo me avrebbe meritato di vincere ma che le ha comunque dato la grande visibilità che merita.

Il titolo è costituito dal verbo diventare con inserito il numero 20 (di20are) perché racconta il percorso che Francesca Michielin ha seguito nei suoi 20 anni di vita che l'ha portata dall'essere chiusa in una scatola, esperienza raccontata in “Nessun grado di separazione” alla voglia di aprirsi al mondo e “navigare senza le vele” come canta in Divento. In questo album è co-autrice di quasi tutti i testi e di “Almeno tu”, “25 febbraio”, “Divento” e “Nice to meet you” è interamente autrice di testo e musica.
 

 


“Nessun grado di separazione” racconta la storia biografica di Francesca che “prima si chiudeva in una scatola, era sempre un po' distante dalle cose della vita, dava meno spazio al cuore e più alla mente, che era sempre un passo indietro, con l'anima in allerta e guardava il mondo da una porta mai completamente aperta e non da vicino” ma che poi, grazie al fatto del “non sentire più tensione ma un'emozione”, ha deciso con non poche difficoltà da affrontare di aprirsi al mondo e agli altri. Secondo la teoria dei sei gradi di separazione, ogni persona è divisa da un'altra del mondo per un massimo di sei persone ed invece questa canzone afferma che non c'è nessun grado di separazione perché tutti “siamo a una sola direzione in questo universo”: tutti condividiamo nelle cose più importanti della vita lo stesso percorso (la nascita, il decidere chi vogliamo essere, l'amore, le cose dell'anima, la morte) ed è questo che dovrebbe unire le persone, senza mai guardare le cose, meno importanti, che potrebbero dividerle.
È una canzone che sin dal primo ascolto, guardando il Festival di Sanremo, mi conquistò per due motivi: innanzitutto perché anch'io conosco quell'essere chiusi al mondo e agli altri, condizione della quale non posso parlare al passato ma al presente e per il messaggio di pace ed amore universale che se tutti lo mettessimo in pratica ci sarebbe un mondo giusto, migliore e bello.
È una canzone che invita ad aprirsi e ad amare la giustizia sociale.

Per descrivere “L'amore esiste” mi piace usare le parole che la stessa Francesca Michielin ha utilizzato per introdurre questo brano nel concerto di Napoli del “Nice to meet you - 20 marzo 2016 - (nel quale, da sola, ha suonato sei strumenti musicali – pianoforte, chitarra, basso, xilofono, timpano ed un registratore per parti live, ha cantato ed intrattenuto il pubblico dimostrando il suo incommensurabile talento artistico ed umano): “parla di un amore universale, perché l'amore non è soltanto quando stai insieme a qualcuno come tutti ti vogliono far pensare. L'amore si sente tantissime volte: quando suoni uno strumento e ti piace suonarlo, quando vedi un tuo amico che non vedevi da tanto tempo e lo abbracci, quello è l'amore; quando tua mamma o tua nonna ti fanno un gesto d'affetto sulla guancia che può dar fastidio però è bello, è amore, quando il tuo cane scodinzola: l'amore c'è, l'amore si manifesta ed è il quantificatore esistenziale, l'amore esiste”.
Questo brano è così bello da aver conquistato la cantante degli Evanescence Amy Lee, che ha voluto realizzare la versione inglese dal titolo: Love Exists (altro successo internazionale per Francesca Michielin).
Solo una persona molto sensibile può accorgersi dell'amore universale, di quell'amore che senti anche in cose piccole, in cose alle quali gli altri non attribuiscono nessun valore. Io penso che questo sia l'amore che ha più importanza perché quello convenzionale, tra due persone, molto spesso ferisce, fa stare male, toglie la libertà. Quello universale è fatto solo di cose belle, di cose che rendono speciale ogni giorno, ogni attimo e il sentirlo sin da piccoli e per tutta la vita è una grandissima fortuna, in modo particolare per chi di amore non ne ha mai ricevuto da nessuno o solo da una persona, mentre gli altri hanno solo cagionato sofferenza.

“Lontano” si apre con questa strofa: “Io sento e quello che non dico lo penso, qualcosa che succede in silenzio che anche se non parlo comprendi”.
Il verbo sentire non ha l'accezione dell'udire ma del percepire le cose in maniera profonda, quel modo che se da un lato fa soffrire molto perché ci si accorge anche delle cose impercettibili, dall'altro fa vivere una vita più ricca perché tutto ha un grande valore, nulla sfugge e ci si accorge delle cose più belle, che diventano molto importanti per la vita per trovare un po' di felicità in mezzo al dolore.
Difficilmente si trovano persone che sanno comprendere come siamo veramente se non parliamo perché per fare ciò ci vuole una grandissima sensibilità. Il sogno delle persone timide e che parlano pochissimo è quello di essere compresi dagli altri per come sono (dolci, sensibili, insicuri, con molti problemi da affrontare, con tante cose che fanno soffrire) ma spesso queste ormai rare peculiarità del carattere sono scambiate per stupidità e per l'essere antipatici.
“Io credo che sia sempre il momento per inseguire quello che sento, distante dalle logiche scelgo”: ogni attimo della propria vita si dovrebbe sempre darsi da fare per raggiungere quello che per sé è importante e vivere a modo proprio, senza farsi sviare dalle persone, dalle situazioni e scegliere anche andando contro la ragione, se necessario, per realizzare se stessi e raggiungere la tanto agognata felicità.
Il messaggio della canzone è quello di amare senza impossessarsi della persona, di riuscire ad amare anche da lontano: è questo il vero amore, quello con la A maiuscola, sentimento purtroppo poco comune perché c'è chi non considera amore se non si impadronisce della persona che dice di amare e questo vale anche nei rapporti di parentela.

“Amazing”, di cui Francesca Michielin oltre a quello di interprete ha rivestito i ruoli di autrice di musica e testo insieme a Negin Djafari e Fausto Cogliati, ha fatto da colonna sonora al film The Amazing Spider Man 2 – il potere di Electro, unica cantante italiana scelta per questo film americano, una grande vetrina internazionale meritatissima.
La canzone dice che “anche quando le cose vanno male, possiamo ripartire e ricominciare da zero. I sogni nelle situazioni difficili portano luce e prima o poi l'arcobaleno verrà ed avremo un posto”.
Una canzone piena di speranza anche per chi è o si sente senza speranza e senza un posto nel mondo. A volte, per fortuna raramente, non c'è una cosa che nella vita vada per il verso giusto: quando questo accade ci si scoraggia e si avvertono confusione e disperazione, ma a poco a poco, giorno dopo giorno si può riuscire a correggere quello che non va dentro e fuori di noi anche se a volte ci sono situazioni o persone che è impossibile cambiare e che hanno una grande ripercussione negativa nella propria vita. Non arrendersi mai, anche se a volte è difficilissimo.

“E' con te” è una canzone che per ogni verso ha un significato immenso e per commentarla e spiegarla tutta si potrebbe scrivere un grande libro. “Sentirsi solo/a tra un milione di persone, sentirsi sbagliati, diversi, di aver perso il treno all'ultimo secondo, di non trovare il pezzo mancante, di non sapere qual'è la cosa giusta”, un disordine totale che a volte affolla soprattutto la mente, che spesso una persona che ha maggiore ordine nella testa e nella vita può cambiare e può riuscire “a riempire ogni proprio silenzio” che quasi sempre è il frutto di molti pensieri, di cose che fanno soffrire, di esperienze passate, di difficoltà dovute alla vita vissuta, di una strada che non vuoi o non puoi percorrere, di ipersensibilità.
E poi “abbassare ogni difesa” eretta per difendersi dal male, dai giudizi altrui, dall'avere poca fiducia verso gli altri, che spesso fanno stare male e verso la vita che spesso delude.
“Ora mi rendo conto che tra tutti quelli che ho incontrato pochi ricorderanno ancora il mio nome”: difficilmente si è ricordati quando si vive messi da parte, quando si parla pochissimo o niente, quando si ha una sensibilissima visione delle cose della vita, quando si è diversi dagli altri per indole e per la vita vissuta. È come se non si esistesse ovunque ci si trovi (condizione che io conosco molto bene), ma fortunatamente ci sono cose che possono cambiare questa situazione e credo che due di queste, che possono aiutare per essere ricordati siano il dare amore e l'arte. Anche le persone più timide, più taciturne grazie a queste due cose diventano amatissimi ed immortali.
Anche la fede e la vita più completa e vicina al proprio volere sono importantissime. Per me queste sono le quattro cose più importanti e che mi aiutano molto: la fede, lo scrivere, l'amore (quello universale) e la vita completa.

“Almeno tu” è il brano che ha fatto da colonna sonora al film “Piuma ed è stato interamente scritto da Francesca Michielin”. Ascoltare questa canzone fa commuovere per il modo in cui l'artista la interpreta e perché parla del tipo di amore più grande che c'è: l'amore di una persona che, a differenza di altre che fanno l'opposto facendoti perdere sempre più, salva dalla tristezza, dall'inquietudine, dalla fragilità dei propri giorni e che asciuga dai propri occhi quel vedere tutto con un velo di tristezza a causa delle esperienze negative vissute, per le cose che del mondo, di sé, degli altri non piacciono e che fanno soffrire una persona sensibilissima. E poi amare anche il lato fragile di una persona è bello perché è da lì che viene l'amore vero e le cose più belle dell'indole, del modo di vivere, del modo di scegliere e percepire la vita.
Anche solo una persona, in modo particolare se fa stare bene ed ha la possibilità di aiutarti a sconfiggere (anche solo momentaneamente) le cose di te, della vita, del mondo che non ti piacciono e fanno soffrire e di aiutarti a vivere in tutto la vita che vuoi, può bastare anche se fosse la sola vicina a te in tutto l'universo per essere felice: difficile trovarla o se la si ha accanto magari non ha la possibilità per salvarti da tutto quello che ti fa soffrire e di farti realizzare la vita che ti renderebbe felice perché deve sottostare a chi (una o più persone) tiene solo a se stesso.

In “Tutto questo vento” scorgo la metafora del vento inteso come quella situazione di inquietudine nella quale ci si trova per indole e a volte anche per una vita non serena a causa di persone o situazioni ostili. Crescendo si impara a difendersi, si parla poco e si pensa molto per trovare una soluzione a situazioni che fanno soffrire e per inventare il modo per non cadere più, per non buttarsi via, per non arrendersi. Quel vento che si sente dentro nell'infanzia e nell'adolescenza per una vita poco serena e per troppa sensibilità non va più via, rimane dentro e si deve imparare a conviverci.
A volte si è consapevoli del fatto che se non si fosse conosciuto quel vento magari non saremmo riusciti a dare valore anche a cose piccolissime, ad accorgerci delle cose belle, a trovare un po' di felicità in cose che fortunatamente possono dipendere solo da noi perché difficilmente gli altri danno felicità, così come raramente la vita, da sola, dà felicità.
Quel vento fa cadere, ma insegna anche a rialzarsi, a lottare, a sperare sempre oltre ogni avversità ma fa anche soffrire molto e a volte diventa sempre più impetuoso.

L'inciso di “Tutto è magnifico” è lo stesso di “Magnifico”, brano che Francesca Michielin aveva cantato precedentemente con il rapper Fedez e a questo ha aggiunto un nuovo testo per le strofe.
È una canzone che, come tutte le altre, ha moltissimi spunti di riflessione: interrompere il troppo pensare per dire tutto quello che si pensa senza stare lì a pensare cosa potrebbe dire chi parla tanto per farlo. Mi ha colpito moltissimo la frase: “Trovare in me la fonte della felicità”: solo chi ha sofferto molto nella vita e magari a causa di una o più persone o situazioni riesce a comprendere che la fonte della felicità, quella che rimane sempre e comunque, la si può trovare solo in se stessi ed è quella più importante e bella.
“E' possibile abbia sogni sbagliati un po' illusi al momento mi appartengono”: a volte i sogni sono troppo grandi e difficili da realizzare oppure sono impossibili da trasformare in realtà in base ad esempio alla propria avversa situazione esistenziale ma comunque un sogno è qualcosa che non si può cancellare dalla propria mente e dal proprio cuore perché fa parte di sé.
“Troverò le risposte a domande mai poste”: una persona che per indole pensa molto, si interroga su tutto, cerca le risposte a molte domande, anche a quelle che magari nessuno si è posto prima, cerca un senso a tutto, cerca di dare un valore ad ogni cosa e tutto questo arricchisce molto se stessi e la vita che si vive.
“Le parole non contano sempre tu lo sai che la vita a volte è più forte delle promesse e di tutto il dolore possibile conosco i sintomi dell'amore mi emoziono quando fuori piove dimmi un po' qual è il male minore la paura, la rabbia, il mio umore”: oggi sembra che essere logorroici dia valore, ma è meglio parlare poco e dire cose sensate; se la sofferenza è troppa, solo l'amore per la vita può aiutare ad andare avanti. Solo il vero amore, anche quello in senso universale, ha dei sintomi dei quali ci si accorge: felicità, serenità, sentire che noi e la nostra vita diventiamo migliori. “Mi emoziono quando fuori piove” è una frase di una sensibilità unica che non ha bisogno di essere commentata. La paura, la rabbia, il proprio umore sono cose che fanno soffrire ed è difficile stabilire quale sia la cosa che è meno pesante da sostenere.
La paura sorge per tutte le cose nuove e grandi, la rabbia è il sentimento che si prova per le cose che non piacciono, per le situazioni che non hanno via d'uscita e il proprio umore molto spesso è condizionato dalle persone vicine e dalle situazioni che viviamo intorno a noi.

Come “Almeno tu” anche “Un cuore in due” è una canzone commovente per l'interpretazione di Francesca Michielin e per il significato: “Abbi cura di quello che sei di ciò che senti e di ciò che vuoi e non dimenticarlo mai” è una frase che potrebbe fare invidia anche al più grande dei Filosofi per il suo immenso significato: a volte gli altri, la vita stessa, le situazioni possono riuscire a farti dimenticare o abbandonare quello che sei, quello che vorresti essere, quello che fa parte di te, quello che vuoi; è la cosa più sbagliata che si possa fare nella vita: lottare contro tutto e tutti per realizzare se stessi in tutto perché se non lo si facesse sarebbe la cosa più sbagliata in assoluto, la cosa per la quale non potremmo mai darci pace per tutta la vita. Cercare sempre di avvicinarci il più possibile ai nostri progetti di vita, a quello che amiamo, a quello che per noi è importante, a come vogliamo essere e a come desideriamo vivere.
“Avere un cuore in due non è facile ognuno vuole più della metà per sé che se mi faccio male poi lo senti tu qualcuno ne ha di più. Avere un cuore in due non è facile al massimo diventa un'abitudine che se ti amo io poi ti fermi tu chi resta ne ha di più”: due persone che condividano un solo cuore (due cuori che per il grande amore diventano uno solo) è l'amore più grande ma anche in quello che riguarda l'amore esiste l'egoismo e tutto perde equilibrio. Chi ha più cuore soffre ed ama di più.
Avere più cuore, in tutte le situazioni fa soffrire perché si è più sensibili ma si ama di più e se “l'ultimo giudizio sarà sull'amore” nulla è perduto e quella sofferenza ne è valsa la pena anche se penso che non si possa mai amare chi non ti permette di realizzarti per come senti di essere e per costruire la tua vita.

Queste le frasi di “Battito di ciglia” che più mi hanno colpito: “Ama l'amore, non amare me” e “Il cuore...si nutre di tutto quello che dai”. Amare una persona significa amare qualcuno con pregi e difetti, amare l'amore significa amare qualcosa di perfetto e che rende perfetti: che significato.
Il cuore è veramente vivo se ama, se è altruista, se ha la capacità di donare: una cosa cosa verissima della quale purtroppo difficilmente ci si accorge ed il mondo pieno di guerre, odio, divisioni ne è la prova ma fortunatamente ci sono persone che con la loro arte, i loro messaggi ed altre che nel piccolo del loro quotidiano provano a cambiarlo con le parole, con i gesti, con l'esempio.

“25 febbraio” è una canzone della quale Francesca Michielin è autrice interamente sia del testo che della musica. Mi piace definirla una poesia in musica perché è meravigliosa nel significato, nella melodia, nella speranza che infonde.
Il titolo è il giorno del compleanno dell'artista che immagina di fare un dialogo tra se stessa a 20 anni e la bambina che era nella pancia della mamma: essere invisibili tra le gente, scegliere un cielo nel quale volare, alzarsi senza far rumore, salutare il sole quando tramonta, non importa essere fragili ma sentirsi vivi sì. Correre per sentire se si ha ancora la sensibilità di percepire il vento, ricordare le tante volte che si è pianto (troppe). Cogliere l'attimo, accorgersi delle cose belle che ci aspettano e non avere mai paura perché noi stessi, che ci conosciamo più di chiunque altro, siamo la migliore compagnia che possiamo avere.
Le gioie sono sempre il frutto di sofferenza (come la nascita), ferirsi emotivamente insegna più dello stare sempre bene; se la solitudine fa paura pensare che quando si è soli siamo interamente per noi stessi.
Desiderare finestre aperte quando invece nella vita sono chiuse ed un cielo terso quando nella realtà è plumbeo sono due metafore che donano speranza a chi è senza speranza e poi quei meravigliosi versi di chiusura: “e quel sorriso dentro al cuore che ti dice andrà tutto bene” per guardare al futuro con ottimismo anche quando il presente è difficile. Un capolavoro scritto da una persona che ha una sensibilità unica che dona emozioni, coraggio e speranza che, per una persona che ha vissuto tutto quello che racconta in questa canzone, rappresenta qualcosa di molto importante.
Il giorno del mio compleanno, il 31 maggio, penso sempre al passato, al presente ed al futuro, cerco risposte ad infinite domande, soluzioni a molti problemi, mi soffermo sulle cose fatte, su quelle che vorrei fare, sulle cose da tenere, su quelle da cambiare, su quelle da migliorare, sulle cose che mi fanno soffrire, su quelle che mi fanno gioire, sul valore di ogni attimo, su com'ero nell'infanzia e sono felice di constatare che quel tempo, quel modo di essere e le cose che amavo sono ancora presenti in me. La mia mancanza di ottimismo verso il presente ed il futuro, così come è stato guardando al passato, è più dovuta alle persone che a qualsiasi altra cosa.

“Io e te” racconta in un modo molto bello la storia tra due persone che stanno insieme, che condividono tutto respiri, pensieri, sogni e che sono più forti anche delle cose avverse ed insieme sono una grande forza.

“Sons and daughters” parla di ricordi d'infanzia, di quando giocando si sarebbe voluto salvare il mondo e che guardando le stelle si poteva essere ogni cosa: la fantasia da bambini rende tutto possibile e se la facessimo sopravvivere anche nell'adolescenza, in gioventù e per tutta la vita niente sarebbe impossibile, unita all'entusiasmo, alla determinazione, alla voglia di lottare.
Bellissime questa frasi: “(but somehow we all forgot power that we have go to be anything) ma in qualche modo ci siamo dimenticati tutti del potere che abbiamo, di essere chiunque noi vogliamo”. “(wanna surrender my heart to love) voglio che il mio cuore si arrenda all'amore” “('cause dreams will shape the world that you will eventually see) i sogni danno forma al mondo che vedrai un giorno”.
A volte sono più le persone che rendono impossibile tutto ciò e allora si deve lottare molto e per riuscire è importantissimo non arrendersi mai.
Sarebbe meraviglioso se tutte le persone vicine capissero che la costruzione di se stessi e della propria vita sono le cose più importanti dell'esistenza per le quali si deve studiare, ci si deve impegnare, si devono superare i propri limiti, si deve lottare anche con se stessi: tutto questo basta ed avanza, non si dovrebbe anche lottare con gli altri affinché ti diano la giusta libertà per fare tutto ciò. L'inquietudine che si avverte per il grande desiderio di costruire noi stessi e la nostra vita cresce ancora di più quando le persone vicine e le situazioni che viviamo impediscono tutto ciò o rendono ancora più difficile la realizzazione di cose così importanti.

“Divento”, anch'essa interamente scritta da Francesca Michielin racconta la sua voglia di navigare lontano, il più lontano possibile dopo essere stata per vent'anni chiusa in una scatola. Credo che la sua bellissima e significativa musica e la sua personalità fuori dal comune per sensibilità ed intelligenza la porteranno molto lontano, verso un meritato e duraturo successo (internazionale).
Arriva un tempo nella vita (di solito nell'adolescenza e nei vent'anni) nel quale si cerca di capire cosa vogliamo fare nella vita, di cosa vogliamo diventare umanamente e professionalmente e ci sono cose di noi stessi che dobbiamo cambiare un po' ma senza stravolgerci affinché ci permettano di realizzarci, con molta fatica, perché sono radicate nell'indole (la timidezza, la sensibilità, l'insicurezza, la vulnerabilità, il modo in cui per moltissimi anni si è vissuto) per realizzare il nostro progetto di vita: già questa è un'immensa fatica ma a volte il tutto è reso più difficile o impossibile dalle persone che si hanno accanto e non si può realizzare interamente se stessi: questo è il più grande dolore della vita e purtroppo ci sono casi in cui nulla si può fare.

Francesca Michielin ha scritto “Nice to meet you” in un giorno, per il suo primo tour, per presentarsi al pubblico e dire “Sono pronta e quindi piacere di conoscerti/vi”. Dopo la vittoria di X factor a soli 16 anni, ha seguito un percorso umano ed artistico per essere pronta ad affrontare un pubblico molto vasto come quello del Festival di Sanremo e costruire una carriera internazionale.
Un cd veramente bellissimo: ogni traccia un capolavoro di significati e sensibilità.
Francesca Michielin è un'artista completa: canta, suona (tantissimi strumenti musicali) scrive canzoni e nonostante faccia tutto questo, è molto impegnata a studiare: studia Beni Culturali all'università, Composizione al Conservatorio, ha un grandissimo amore per la cultura, parla e scrive benissimo in italiano, conosce il latino, il greco, l'inglese, studia lo spagnolo, il portoghese, si dedica al volontariato da tanti anni...un'esempio per i giovani.
Inoltre è encomiabile il fatto che nelle canzoni, nelle interviste e ovunque ne abbia la possibilità parla sinceramente delle sue vulnerabilità, delle sue fragilità, dell'inquietudine, della sensibilità, di quello che l'ha fatta e la fa soffrire, delle difficoltà incontrate quando a 16 anni si è ritrovata in mezzo al successo al quale nell'indole e nel modo in cui aveva vissuto non era preparata, di tristezza, ansia, tutte cose che molto spesso il mondo, chissà perché, non accetta.
Encomiabile è anche il fatto che cerca sempre di trasmettere messaggi positivi, pieni di significato, di speranza, di amore per tutte le cose belle (piccole e grandi ) della vita.
Una grandissima persona e una grandissima artista, da seguire.

Nella vita è importantissimo cambiare, evolversi, migliorarsi ma se dentro di noi c'è qualcosa che ha un grandissimo valore, come ad esempio la sensibilità, dobbiamo fare in modo di non perderla mai e di custodirla come la cosa più preziosa che abbiamo, anche se fa soffrire.
Inoltre, se dopo aver vissuto molti anni chiusi in una “prigione”, in una “scatola”, in una “gabbia” che dir si voglia, non dobbiamo mai dimenticare, anche se si riuscisse a cambiare vita e a conquistare il mondo, tutte le cose che il vivere così lascia: il vedere tutte le cose della vita in maniera più profonda, l'ipersensibilità, l'accorgersi di tutto quello che ha veramente valore, la dolcezza, la vulnerabilità, il pensare ininterrotto, l'importanza dei sogni che sono stati tutto quello che ha dato la forza maggiore per andare avanti, l'importanza delle cose piccole e grandi che hanno aiutato ad andare avanti, il saper stare soli con se stessi e il farsi compagnia, il conoscere bene se stessi nei propri pregi e difetti, il riuscire ad accorgersi di cose impercettibili, il farsi domande su tutto, l'aver imparato a dare valore ad ogni singolo attimo, che non deve mai essere sprecato e buttato via.
Nel caso in cui non si riuscisse, per uno o più motivi, ad uscire da un contesto così chiuso è bene fare tesoro e vivere di tutte le cose sopraelencate che possono dare in qualche modo tutto, grazie anche alla fantasia, e di trovare un modo per dare un grande senso ai propri giorni: per me quel grande significato nella vita lo trovo nello scrivere.
Sono felice per tutti gli artisti che arrivano al successo grazie alla vita che hanno vissuto e per come sono, tutte cose che mettono nella loro arte: quelli che hanno un vissuto difficile, che hanno sofferto, che sono ipersensibili, che trasmettono messaggi positivi di amore, di speranza, di ricerca della felicità, di serenità, di pace, che hanno un grande cuore, una grande mente ed una grande anima riescono a conquistare per sempre il mondo.
Anche se con la propria arte si sogna un successo mondiale ed infinito e questo non dovesse arrivare, non si smette mai di coltivarla perché aiuta a vivere ed anche solo poche persone che fruiscono di essa sono una gioia infinita per chi scrive, chi canta, chi dipinge, chi recita....e lo fa perché è la cosa che più ama al mondo.


giovedì 5 dicembre 2019

Una ragazza di quattordici anni si è fatta ibernare


Ho appreso questa notizia durante il telegiornale del mattino di canale 5 che dura quindici minuti e mi ha colpito moltissimo sentire che una cosa che a volte si è vista solo nei film sia accaduta realmente e che soprattutto la protagonista di questa vicenda sia una ragazza così giovane e sfortunata che ha chiesto ed ottenuto una possibilità che non si sa se in futuro potrà ridarle l'opportunità di vivere che le è stata tolta troppo presto.

La ragazza inglese di 14 anni ha ottenuto dal giudice l'autorizzazione ad essere ibernata per 100 anni con la speranza che possa essere trovata la cura al tumore dal quale era affetta ed a causa del quale è deceduta. Il suo corpo è ora congelato nel Cryonics Institute di Clinton nel Michigan, una delle tre strutture al mondo che praticano l'ibernazione.

Un'anno fa aveva scoperto di essere malata e cercando su internet aveva scoperto l'esistenza della criopreservazione, che erano tre gli istituti che offrivano questa possibilità ed ha scelto quello che era più economico ed adatto alle non floride finanze familiari: costo dell'operazione 37.000 sterline, circa 40.000 euro pagato dai nonni materni.

La madre ha dato la propria autorizzazione per accontentare la figlia. Il padre, che non vedeva dal 2008, l'ha negata a riprova del fatto che a lei non teneva neanche un po' perché il dovere di un padre è rendere felici i figli, far realizzare i loro sogni e non farli soffrire; così la ragazza con una toccante lettera si è rivolta al giudice il quale, dopo averla incontrata, ha dato la propria autorizzazione il 6 ottobre scorso, 11 giorni prima che JS morisse.
 
 


Il padre, quando seppe che la figlia era gravemente malata avrebbe voluto vederla ma lei rifiutò.


La procedura per la criopreservazione prevede di estrarre tutto il sangue sostituendolo con un particolare liquido che non gela. Il corpo viene lentamente raffreddato con ghiaccio secco fino a – 70 gradi centigradi e poi custodito nel centro prescelto a – 196 gradi in contenitori di metallo raffreddati da azoto liquido.

Per la scienza è impossibile che un corpo così conservato possa essere riportato in vita. Pensavo che questa storia fosse unica ed invece ho scoperto che un laboratorio americano conserva 143 corpi ed ha quasi 1.600 persone che hanno fatto richiesta di essere ibernate.

Questa ragazza nella sua brevissima esistenza ha sicuramente sofferto molto non tanto per la separazione dei genitori perché penso che quando le liti e l'odio fanno parte della quotidianità di una coppia, lasciarsi sia un bene per la salute ed il benessere dei figli ma per il fatto che il padre dai 6 anni non ha più voluto vedere sua figlia e perché poi forse per pietà, quando seppe che era gravemente malata voleva vederla. E come se ciò non bastasse venire a conoscenza del fatto che per il tumore dal quale era affetta non c'era nulla da fare e che la sua vita stava per finire.

Forse non saprò mai se questa ragazza potrà tornare in vita se passeranno troppi anni ma mi auguro con tutto il cuore che questo possa avvenire prima che terminino i 100 anni perché nella breve vita che ha vissuto ha conosciuto tanto, troppo dolore, perché era una ragazza intelligente che ha cercato e spero trovato una soluzione ad un problema più grande di lei, perché ha lottato ed ottenuto quello che l'ha fatta andare via con più serenità ed una speranza nel cuore, perché le sono stati rubati tantissimi anni da vivere nei quali avrebbe potuto trovare la gioia, la felicità e la serenità soprattutto grazie a se stessa ed al suo modo di pensare e di fare.

Nell'attesa che ciò possa avvenire la sua giovane anima è sicuramente stata accolta da Dio ed è consolata per il dolore del rifiuto di un “padre” e per il dolore del sapere che a soli 13 anni era gravemente malata, che non c'era nulla da fare per farle evitare l'infausto epilogo che a 14 anni l'ha portata via. Sicuramente adesso si trova in un posto migliore dove c'è solo amore e vita vera, ma se il suo desiderio continuerà ad essere quello di ritornare in vita sulla terra spero che si avveri.

Neanche Papa Francesco ha saputo spiegare il motivo per il quale anche i bambini debbano soffrire o morire.

Una cosa che colpisce molto della vita è che anche se ci sono problemi, sofferenze, l'indifferenza o l'odio di qualcuno per il quale si dovrebbe essere la persona più importante da amare e rendere felice è l'attaccamento alla vita, è l'amore per la vita che difficilmente si spegne.

In modo particolare le persone che soffrono ingiustizie o dolori troppo grandi dovrebbero sempre avere la possibilità di vivere il più a lungo possibile per riuscire a vivere molti anni pieni di serenità, amore, pace, gioia, felicità, sogni più grandi realizzati e poi una vita infinita in Paradiso, nel luogo dove non si soffre, dove ci sono serenità, amore, pace, gioia, felicità e la realizzazione più grande all'infinito.

Un grandissimo insegnamento di questa storia è che della vita non si deve mai sprecare neanche un attimo, viverlo sempre nel modo migliore possibile facendo le cose che amiamo a qualsiasi età, anche nella senilità, per sapere di avere vissuto veramente la vita perché a volte ad ogni età buttiamo via il tempo ed è un grandissimo affronto verso chi, come questa ragazza, non ha la nostra stessa fortuna di continuare a vivere.


mercoledì 4 dicembre 2019

Recensione del film Stelle sulla terra


Ci sono film che rimangono nel cuore per sempre perché raccontano di storie vere, nelle quali in un modo o nell'altro ci si può identificare: sin da piccoli si affrontano problemi di vario tipo che fanno soffrire molto e se sul proprio cammino si incontra qualcuno che cerca di dare concretamente una mano per risolverli è una grandissima fortuna, ma a volte questo purtroppo non accade.

Questo film del 2007 prodotto in India è un film drammatico che è stato trasmesso su Rai uno. Il protagonista si chiama Ishaan, un bambino di nove anni che ripete la terza classe a causa dei problemi riscontrati in ogni materia.

I genitori, soprattutto il padre che è molto severo, non riescono ad accettare il pessimo andamento scolastico di Ishaan anche perché a differenza sua, il fratello maggiore va molto bene a scuola in tutte le materie; pensano che il loro secondo figlio sia svogliato.

Ishaan che invece è un bambino sveglio ed intelligentissimo, soffre molto a causa di tale situazione che per lui è avvilente infatti è molto triste. I genitori, affinché sia seguito meglio, decidono di portarlo in collegio. Ishaan peggiora: non mangia, non dorme ed è sempre più triste perché sente molto la mancanza della famiglia ed inoltre non ha nessun miglioramento nel rendimento scolastico. Per fortuna, riesce a diventare amico di Rajan, il più bravo studente della classe.

Tutto cambia con l'arrivo del nuovo maestro d'arte Ram il quale analizzando i quaderni di Ishaan nota che inverte le lettere, le scambia confondendosi e gli errori sono sempre quelli e lo stesso accade con i numeri; non aveva più dubbi: Ishaan era dislessico come lui.
 

Andò dai genitori e fece notare loro che il bambino aveva la difficoltà di ordinare e percepire lettere e numeri, identico problema che aveva avuto lui da piccolo; anche lui era un incompreso e il padre gli diceva sempre che non sarebbe riuscito a diventare qualcuno, a fare qualcosa ed invece era diventato un bravissimo insegnante d'arte.

Decise così di aiutare Ishaan e per prima cosa tenne una lezione speciale: parlò di tutti i grandi geni delle scienze e delle arti che erano dislessici: Albert Einstein, Leonardo da Vinci, Thomas Edison, Pablo Picasso, Walt Disney, Agatha Christie ed anche lui stesso. Raccontandogli la propria storia, il fatto che anche lui da piccolo aveva avuto il suo stesso problema, lo spronò a superare le proprie difficoltà, a credere in se stesso, ad avere la forza di far notare a tutti i propri punti di forza che era quello che avevano fatto i grandi che aveva menzionato e quello che aveva fatto anche lui.

Aiutò Ishaan alla riabilitazione alla lettura ed alla scrittura e notando le sue grandi capacità artistiche lo incoraggiò a disegnare. Inoltre aveva fatto nascere in lui quella sicurezza che non aveva mai avuto e, partecipando al concorso di pittura indetto dal proprio insegnante riuscì ad arrivare primo superando anche il suo maestro, che lo aveva dipinto con un grande sorriso e questo lo fece commuovere. Alla fine Ishaan, torna a casa con la propria famiglia, ma dopo le vacanze estive sarebbe ritornato dal maestro che tanto lo aveva aiutato per la scuola e soprattutto per la vita.

Questo film mi ha fatto commuovere fino alle lacrime soprattutto nella scena nella quale Ishaan riesce a vestirsi da solo, cosa che non era mai riuscito a fare prima sempre a causa della dislessia che provoca anche problemi motori e a poco a poco acquistò quella sicurezza che non aveva mai avuto e che il suo maestro d'arte gli aveva fatto ottenere.

I migliori insegnanti sono quelli che si preoccupano del rendimento scolastico ma vanno anche oltre e se si accorgono che un bambino o una bambina manifesta un disagio, ha qualche problema a studiare, a socializzare o per qualsiasi altra cosa e notano tristezza devono fare il possibile per conquistare la loro fiducia, devono farli parlare e trovare insieme a loro la soluzione al problema nel modo che è loro possibile perché a volte gli insegnanti non sanno che a quell'età non è facile per tutti poter anche fare quello che potrebbe risolvere il problema stesso.

Ci sono problemi che solo chi li ha vissuti può comprendere cosa provocano nella vita di una persona a qualsiasi età e solo chi li ha superati può riuscire a far fare altrettanto per chi non riesce a trovare il modo per risolverli. Molto spesso purtroppo si incontrano persone, a volte le più importanti, che anziché far acquistare sicurezza sin dall'infanzia nel vivere e nel fare le cose fanno aumentare timidezze ed insicurezze che non permettono di vivere.
Spero che questo film sia anche un modo per chiunque abbia qualsiasi tipo di problema che ha degli effetti negativi sulla vita di trovare la soluzione a quello che cagiona sofferenza anche se non ha accanto qualcuno che lo aiuti perché molto spesso si deve cercare di trovare tutto dentro di sé per andare avanti anche ad esempio grazie alla visione di un significativo, commovente, dolcissimo ed importante film come questo dal quale si possono trovare motivazioni e spunti per risolvere un problema esistenziale.

martedì 3 dicembre 2019

La storia del piccolo Hope

Ci sono storie che sembrano incredibili, che non si dimenticano mai neanche dopo anni, che fanno intenerire il cuore e provare dolore per la cattiveria della quale purtroppo possono essere capaci gli esseri umani, ma allo stesso tempo fanno gioire per la bontà di altri esseri umani dall'animo gentile che, grazie al loro operato, fanno si che quelle storie abbiano un lieto fine. Questa è, in sintesi, la storia del piccolo Hope.

Hope, che tradotto dall'inglese significa speranza, è il nome dato dalla volontaria danese Anja Ringgren Loven che ha salvato la vita ad un bambino nigeriano di due anni che fu abbandonato dai suoi genitori perché ritenuto un “Ndoki” cioè “stregato” e che per otto mesi ha vagato nutrendosi degli scarti alimentari trovati in strada.

Una foto che ritrae questo bambino e la donna che si è presa cura di lui fa rabbrividire e commuovere: il piccolo è senza vestiti e magrissimo, consumato dalla fame e dall'abbandono, gli occhi tristi di chi, piccolissimo, ha conosciuto solo il peggio del mondo e delle persone più care; la donna gli porge una bottiglia d'acqua e lui beve fidandosi ed affidandosi ad un essere umano, che è lo stesso dei suoi genitori che lo hanno abbandonato ma che fortunatamente ha un cuore, un cuore grande che lo salva dalla morte certa.

È trascorso il tempo ed il piccolo Hope in un'altra foto che è uguale alla prima nella posa e nell'amore di quella cooperante danese verso di lui ma c'è qualcosa di diverso, qualcosa che regala un sorriso a chiunque la veda accostata a quella di prima: Hope è cambiato.
È vestito, pulito, ben nutrito, è stato amato, ha conosciuto il meglio del mondo grazie ad una persona che non sapeva chi fosse.
 

Ha scelto un bellissimo nome la donna che ha salvato ed aiutato questo bambino, perché la speranza è che queste cose non accadano mai più in quei luoghi dove l'abbandono è una cosa normale, la speranza è che chi riceve del male da chi dovrebbe solo amarlo possa ricevere sempre del bene da altre persone, la speranza è che si consideri ogni vita sempre preziosa, la speranza è che questo bambino sia buono anche se è nato da due persone cattive, la speranza è che l'amore trionfi sempre.
 
 
 
Il piccolo Hope in una foto del 2019 insieme ad Anja Ringgren Loven la donna che lo ha salvato, aiutato ed accudito.


Quando si vedono bambini o persone abbandonate, sporche, malnutrite la prima cosa che si pensa è: cos'ha lui/lei di diverso da me? È una persona come me. Ed anche nella sventura, se ci trovassimo a nascere in quei luoghi anche noi verremmo trattati così. È tutto questo che dovrebbe spingere le persone più fortunate, in base ai propri mezzi, alla propria vita e secondo le proprie facoltà a prendersi cura ed aiutare persone che non vengono considerate tali ma esseri inutili, rifiuti, abietti quando con questi epiteti si possono qualificare solamente le persone che li riducono così.