sabato 30 novembre 2019

Recensione del libro “Trent' anni e una chiacchierata con papà” di Tiziano Ferro


Tutti gli artisti cercano sempre di mettere nelle loro opere il più possibile di sé stessi perché qualsiasi forma di arte raggiunge il suo massimo livello di importanza se riesce a comunicare qualcosa e trasmettere esperienze vissute, “pezzi di vita”, idee, emozioni provate con gli altri: tutto ciò è quello che di più bello possa riuscire a fare un'artista.

Sono molti i versi di canzoni di Tiziano Ferro che negli anni mi hanno colpito tanto, ad esempio: “Ho passato tanti anni in una gabbia d'oro, sì forse è bellissimo ma sempre in gabbia ero”; “Facile non è mai stato, osservavo la vita come la osserva un cieco”; “Crolla tutto ed io son morto e nessuno se n'è accorto”; “Conti, ferito, le cose che non sono andate come volevi, temendo sempre e solo di apparire peggiore di ciò che sai realmente di essere...quanti sguardi hai evitato e quante le parole che non hai pronunciato...il viaggio che hai fatto per sentirti più sicuro, più vicino a te stesso, ma non basta, non basta mai...come se non aspettassi altro che sorprendere le facce distratte, troppo assenti per capire i tuoi silenzi...chi non vive lascia il segno del più grande errore”; “Chiedevo Dio ancora”.

Da questi versi, scritti da Tiziano Ferro che oltre ad interpretare canzoni, ne scrive testi e musica avendo studiato per sette anni chitarra, due anni pianoforte ed un anno batteria, si evince che è una persona molto sensibile e che nella vita ha sofferto molto. Nel 2010, in occasione del suo trentesimo compleanno, ha sentito l'esigenza di pubblicare un libro con all'interno il racconto della sua vita, dei suoi pensieri maturati in tanti anni e scritti in un diario, delle sue emozioni, delle cose che gli hanno dato tanta gioia ed altre che lo hanno fatto soffrire molto.
 
 




L'esigenza di fare musica e di cantare nacque in lui sin da piccolissimo, quando già a sette anni cantava e registrava qualche canzone e scriveva qualche verso; la timidezza invincibile che lo spingeva ad isolarsi e ad amplificare qualsiasi cosa, lo faceva soffrire; il pessimo rapporto con il cibo, che vedeva come qualcosa che poteva riempire il vuoto che sentiva dentro e che lo portò ad arrivare a pesare 111 chili (titolo dato ad un suo album in ricordo del suo peso); l'omosessualità che a fatica è riuscito a capire e ad accettare; l'eccessiva sensibilità che lo faceva sentire in colpa per qualsiasi cosa; la voglia di ricercare la perfezione in tutto che lo ha portato, a 29 anni, a pensare al suicidio, gesto che per poco non mise in atto ingerendo una grande quantità di tranquillanti che assumeva per superare ansia e depressione dovute ad un'esigenza di vedere e vivere la vita con troppa sensibilità in ogni suo aspetto, alla tristezza e alla rabbia dovute a quei giornalisti che lo indicavano omosessuale prima che lui avesse capito di essere così, la voglia di vivere alla luce del sole ogni aspetto della sua personalità, di trovare il coraggio per superare tutte quelle inibizioni che l'eccessiva timidezza dà e di riuscire, finalmente, a 30 anni a cambiare perché cambiare è naturale e giusto, purché lo si faccia in meglio.
La fede e la musica sono riuscite a salvarlo e a renderlo più sereno e questo lo si evince nelle sue canzoni, nelle interviste, anche se la sensibilità e le esperienze che lo hanno segnato rimarranno per sempre e si riaffacceranno nella sua vita e nelle sue canzoni. Nel periodo in cui era confuso e tante cose e molti pensieri lo facevano soffrire voleva abbandonare la musica, ma fortunatamente il padre lo ha spinto a non farlo.

Nel libro racconta l'episodio che mentre era in macchina, nel 2001, sentì in una radio importante il suo primo singolo e provò un'immensa gioia, tanto da pensare: 'Voglio stare sempre così' e cioè scrivere musica per condividere la sua vita con gli altri attraverso questo meraviglioso mezzo di comunicazione. Nonostante ciò, a causa della sua eccessiva sensibilità, il dolore per i suoi problemi e il fatto che solo il successo e i soldi non gli bastano perché per essere veramente felice sono altre cose più importanti di cui ha bisogno, ha toccato il fondo ma per fortuna è risalito.

Purtroppo la sofferenza fa parte della vita, ma ci sono persone alle quali, per un motivo o per un altro tocca un dolore continuo e non è facile andare avanti, ma gli unici appigli ai quali ci si può aggrappare sono la fede, la passione per qualcosa che amiamo da sempre, l'amore che possiamo dare e il rendere il più possibile migliore e completa la nostra vita.
I ricordi tristi o le cose che ci fanno soffrire nel presente non si possono cancellare e volte è difficile o impossibile liberarsene, ma c'è sempre un modo per lenire il dolore e fare in modo che almeno qualcosa ci dia serenità, felicità e ci faccia sentire che la vita è bella e merita di essere vissuta al meglio delle nostre possibilità e per fare ciò si deve lottare.








venerdì 29 novembre 2019

Ada Lovelace: la prima programmatrice di computer al mondo


Molto spesso le persone che apportano un grande contributo per le innovazioni tecnologiche, le scoperte, le invenzioni, gli studi in vari campi sono sconosciute al grande pubblico, come se i loro studi e quello che sono riusciti a fare non siano importanti.
Anch'io, che amo molto la tecnologia, non conoscevo chi ha intuito che una macchina potesse essere programmata per fare moltissime cose. Guardando un documentario sulla storia del computer, ho conosciuto il suo nome e la sua storia. Una persona che ha dato il via ai programmi per computer che oggi conosciamo.
 



Ada Lovelace, alias Augusta Ada Byron, è stata la prima programmatrice di computer al mondo: nacque a Londra il 10 dicembre 1815, figlia del poeta Lord Byron e della matematica Anne Isabella Milbanke.
La madre non voleva che seguisse la carriera letteraria come il padre che peraltro non conobbe perché se ne andò quando lei non aveva compiuto un anno e così la instradò allo studio della matematica e delle scienze. Si interessò molto del lavoro di Babbage sulla macchina analitica: questi pensava che fosse adatta solo al mero calcolo numerico, lei invece intuì le sue immense potenzialità in tutti i campi.

In un articolo del 1843, la Lovelace descriveva la macchina di Babbage, uno strumento programmabile, che potesse svolgere molte più cose del semplice calcolo numerico e fu così la pioniera del concetto di intelligenza artificiale ed oltre cento anni dopo la sua morte la macchina di Babbage è considerata il primo modello di computer e gli appunti di Ada come la descrizione di un computer dotato di software come quelli odierni, che permettono di fare moltissime cose: comunicare, imparare, disegnare, scrivere...
Nonostante queste grandi idee sulla tecnologia, Ada Lovelace capì che la macchina non potesse divenire pensante come gli esseri umani. Morì giovanissima, a soli 36 anni.
Un computer non programmato non serve a nulla e questa importantissima fase la si deve alla genialità di Ada Lovelace.

La fantasia permette sempre di arrivare laddove lo studio fatto di nozioni non consente di spingersi perché la mente riesce a creare cose che non esistono, cose che all'inizio possono sembrare irrealizzabili o strambe ma che in seguito divengono realtà e sono il frutto dell'immaginazione di menti geniali magari non comprese a loro tempo ma elogiate in seguito.
 




giovedì 28 novembre 2019

Recensione del libro “Paulo Coelho, biografia di un narratore”


Lo opere artistiche, siano esse libri, cd musicali, film, quadri, sono considerate dagli artisti una parte di sé perché tutte vengono concepite nella loro mente per poi nascere materialmente e sono fatte di pensieri, esperienze e fantasia dell'autore, che le considera alla stregua di “figli”.
Quando le opere di un artista colpiscono molto, nasce la curiosità di sapere di più della sua vita perché l'esistenza di un artista condiziona molto le opere che crea e che contengono sempre tanto della sua vita.

Dopo aver letto alcuni libri di Paulo Coelho, acquistai una biografia dell'autore brasiliano dal titolo “Paulo Coelho, biografia di un narratore”.
“La vita di Coelho è la storia di un sogno: il sogno di diventare scrittore”, un sogno che gli è costato moltissima fatica realizzare perché ha dovuto lottare contro tutto e tutti ma che è stato ripagato da infinite soddisfazioni, come il grande sostegno dei suoi lettori, i premi letterari vinti, i milioni di libri tradotti in molte lingue e pubblicati in ogni parte del mondo.
 

 

Paulo Coelho nacque a Rio de Janeiro il 24 agosto 1947. Già a 9 anni sentiva la vocazione letteraria: giovanissimo vinse un concorso scolastico di poesia e il secondo premio in composizione.
Quando comunicò di voler fare l'artista, i genitori furono fortemente contrari perché volevano che intraprendesse una carriera professionale seria da avvocato, ingegnere come il padre o qualcosa di simile. Lui era deciso a seguire quella strada e così i genitori, per tre volte, lo fecero rinchiudere al manicomio dove venne sottoposto a terapie farmacologiche e a sedute di elettroshock; poi un medico, dopo averlo incontrato, convinse i genitori di quella che era la realtà: Paulo non era pazzo.

Per seguire il proprio sogno rifiutò l'aiuto economico del padre e per sopravvivere e racimolare qualche spicciolo suonava la chitarra. Poi si unì ad una compagnia teatrale, insegnò ai bambini ed in seguito scrisse testi di canzoni al cantante Raul Seixas: un suo disco vendette moltissime copie permettendo a Coelho, a soli 24 anni, di non avere più problemi economici.

La dittatura in Brasile era contraria a tutto quello che i due dicevano e così furono incarcerati. Coelho temette di non poter uscire vivo da quella prigionia, ma riuscì a farsi rilasciare perché si ferì e disse loro che era stato ricoverato tre volte in manicomio.
Avendo capito che fino ad allora aveva vissuto in un modo troppo tumultuoso, decise di vivere in modo più sereno e trovò lavoro presso una casa discografica. Nel 1977 acquistò una macchina per scrivere per dedicarsi alla letteratura ma visti gli scarsi risultati ottenuti, forse perché ancora non aveva trovato l'equilibrio nella propria vita lavorativa, personale ed affettiva, desistette da tale aspirazione.

Anni dopo, nel 1986, compì il Cammino di Santiago e fu proprio grazie a quel viaggio intriso di spiritualità che ritrovò se stesso dopo sofferenze, il carcere, la droga e l'irrequietezza che aveva segnato tutta quella prima parte della sua vita. Da quella esperienza nacque il libro “Il cammino di Santiago” che, spinto dalla sua attuale moglie la pittrice Christina Oiticica, fu pubblicato nel 1987 e che parla della straordinaria saggezza che si trova nella vita di tutte le persone comuni, di tutti noi; non ebbe successo, ma nonostante ciò Coelho non aveva più dubbi sulla propria vocazione di scrittore.

Dopo la pubblicazione di questo romanzo, spinto dal piccolo editore brasiliano che aveva intuito le sue grandi capacità letterarie, Coelho scrisse il secondo romanzo: “L'Alchimista”; anche quest'ultimo libro non riscosse successo infatti vendette 900 copie. Coelho non voleva abbandonare il proprio sogno più grande e così cercò un editore più importante: in pochi mesi vendette 500.000 copie e due anni dopo superò un milione e mezzo di copie e ciò lo consacrò come grandissimo scrittore di un libro che è il più venduto dell'idioma lusitano. Qualche anno dopo, nel 1993, lo scrittore conquista il successo internazionale. I giornalisti di una rivista francese, durante un reportage incontrarono nel deserto e fotografarono un beduino che stava leggendo “L'Alchimista”. Dopo questo libro, tutti gli altri sono stati dei grandissimi successi in tutto il mondo, tanto da diventare lo scrittore brasiliano più venduto.
Oltre a scrivere libri, Coelho ha collaborato per molti giornali di tutto il mondo. Ama moltissimo viaggiare ed è un avido lettore. In tutto il mondo è accolto da moltissimi ammiratori che stanno molto tempo in fila per un suo autografo e riceve ogni giorno tantissime lettere che hanno spazzato via la solitudine che sentiva dentro da quando era stato rinchiuso al manicomio.

Bellissima la sua frase con la quale ha voluto spiegare il motivo per il quale è accolto con tanto affetto dai propri lettori: “La mia anima era arrivata prima di me, i miei libri erano presenti...”
Nel ritratto in venti domande contenute nel libro mi ha colpito molto che il parlare in pubblico è quello che gli fa più paura, che la sua più grande aspirazione è continuare a scrivere e che niente è impossibile perché le cose che pensiamo non si possano realizzare, in realtà se lottiamo possono avverarsi.

Coelho, da persona molto religiosa, ha deciso di creare a Rio de Janeiro, dove è nato e dove tutt'ora vive, un'istituzione senza scopo di lucro completamente finanziata dai diritti d'autore per aiutare i bambini e gli anziani. La sua lettura più frequente è il Vangelo e ad essa ha fatto seguire un'opera grande per fare il bene perché sa che la fede senza le opere è morta.

Credo che proprio perché Paulo Coelho ha lottato tantissimo per realizzare la propria “Leggenda personale”, il proprio sogno e per non tradire quel bambino che sognava tanto di fare lo scrittore, nei suoi libri spinge sempre a lottare per i propri sogni più veri (qualunque essi siano), a credere che questi, se vogliamo e ci impegniamo al massimo senza arrenderci e stancarci mai possono diventare realtà e non sono impossibili.

A volte, in modo particolare quando la vita è difficile in tutto, i sogni ai quali ci si aggrappa e che rendono, comunque vada, la vita migliore sono tutto quello che di più vero si ha.
Come Coelho il mio sogno più grande è scrivere, un'attività che mi accompagna da sempre e lo farà per sempre perché rende la mia vita migliore e più significativa.
Avere moltissimi lettori è la più grande soddisfazione per chi scrive e grazie a Paid to write molte persone hanno letto i miei articoli e questo è per me un grandissimo onore ed un'immensa gioia. Spero di scrivere per tutta la vita, di avere sempre più lettori e mi auguro che apprezzino quello che scrivo.


mercoledì 27 novembre 2019

La felicità si trova nel Dna e dipende da un gene


Da sempre la ricerca scientifica si occupa di studiare tutto quello che concerne la vita ed ovviamente non viene sottratta come materia oggetto di studio neanche la felicità, aspetto fondamentale dell'esistenza e condizione agognata da tutti. L'ultima scoperta scientifica che riguarda la felicità è molto interessante: la felicità si trova nel Dna e dipende da un gene.
 
 


Gli scienziati inglesi della London School of Economic and Political Scienze di Londra hanno effettuato uno studio che è stato pubblicato sul Journal of Human Genetics secondo il quale il gene 5-HHT influisce sullo stato d'animo degli esseri umani. Il gene 5-HTT regola i livelli di serotonina, dalla quale dipende l'umore di una persona.

Lo studio è stato effettuato su 2.500 persone e il 69% delle persone che si sono dichiarate felici (35% contenti e 34% molto soddisfatti della propria vita), possedevano una versione doppia del gene 5-HTT, perché ereditata da entrambi i genitori; per chi invece non aveva nessuna copia del gene, la percentuale dei felici arrivava appena alla metà.

È sempre difficile dimostrare la veridicità di uno studio scientifico in modo assoluto, ma è certo che ci sono persone che senza motivi particolari o importanti e magari nelle stesse situazioni di altri che sono infelici, riescono ad essere felici e questa constatazione potrebbe far sorgere una discussione molto lunga, forse senza fine.

Personalmente credo che la predisposizione alla felicità sia veramente dovuta al Dna, in modo particolare per quello che riguarda le cose che danno la felicità: c'è chi è felice con poco, chi anche con molto non è felice, chi è felice sempre, chi non lo è mai. Penso però che anche le persone, l'ambiente, le situazioni che si vivono da piccoli condizionino molto la capacità di essere felici: se si cresce vicino a qualcuno che ha negatività da vendere, in un ambiente per nulla sereno e in situazioni tristi e difficili, anche se si possedesse una doppia copia del “gene della felicità” sarebbe impossibile essere felici; a volte per questi motivi l'infelicità cresce sempre più fino a toccare il parossismo.

Per fortuna, quando si diventa grandi, c'è la possibilità di estraniarsi con tutte le proprie forze e la propria volontà, anche se a volte non è per nulla facile, da tutto quello che continuamente fa soffrire e far scivolare via tutto ciò che di negativo si ha intorno, senza fossilizzarsi su di esso e permettere a noi stessi di essere felici sempre, focalizzando la nostra attenzione solo sugli aspetti positivi e scegliendo autonomamente nelle piccole e grandi cose quello che ci dà gioia nella quotidianità e nella vita.
Credo che ancor di più della scienza la religione possa dare una risposta sulla felicità, grazie alla frase da poco proferita da Papa Francesco: “La vera felicità è quella di chi sceglie il bene”. Parole sagge che spiegano molto bene che c'è una falsa felicità, quella effimera, che passa e che è sempre data da cose che provengono dal male e che poi danno tanta infelicità perché la vita rimane povera delle cose che contano veramente dettate dal bene, le uniche che possono dare una felicità che nasce dal cuore e che dura sempre.


martedì 26 novembre 2019

Recensione del Cd Dove c'è musica di Eros Ramazzotti


La musica fa da colonna sonora alla propria vita, ricordando momenti, anni, età che mai più si vivranno o ritorneranno uguali e forse anche a questo è dovuto l'immenso ed infinito successo che questa parte dell'arte riscuote in ogni luogo del mondo.

A volte rimangono nel cuore canzoni ascoltate in tv o alla radio oppure singole canzoni di un cd, altre invece a rimanere per sempre è un intero cd perché si amano tutte le canzoni in esso contenute. È proprio questo il caso di un disco di Eros Ramazzotti uscito nel 1996 e che si intitola: “Dove c'è musica”:
 

 


Nella prima canzone, che dà il titolo all'intero lavoro discografico, Eros Ramazzotti mette nei versi il suo grandissimo amore per la musica, che molto lo ha aiutato da ragazzo e nella vita: “Dove c'è musica c'è ancora fantasia...Nell'anima, fino in fondo all'anima dove c'è musica io ci sarò” è la sua dichiarazione di fedeltà per la vita alla sua passione più grande che ha fatto diventare un lavoro.

In “Stella gemella” si rivolge all'amore più grande, all'anima gemella che non ha ancora trovato e che si chiede dove sia e molto significativa è questa frase: “Non è servito aver pagato i conti se poi resta questa mia maniera d'essere ancora fragile”.
La fragilità fa soffrire tanto anche se molte cose della vita si mettono a posto perché è una parte del carattere che rende ipersensibili a tutto.

“Più bella cosa” è la canzone che ha dedicato all'allora compagna Michelle Hunzicker per esprimere il suo grandissimo e sconfinato amore nei suoi confronti “Più bella cosa non c'è, più bella cosa di te unica come sei immensa quando vuoi, grazie di esistere” frase che sicuramente sarebbe potuta bastare per fare in modo che non si lasciassero mai, anche se la vita reale racchiude problemi ed a volte incomprensioni ma che si possono superare se c'è un amore come quello contenuto in quei versi da parte di entrambi e non solo da una.

“L'Aurora” è la canzone dedicata alla figlia che stava per nascere, la prima del cantautore, Aurora nata il 5 dicembre 1996, che tanta luce avrebbe portato nella sua vita “Sarà, sarà L'Aurora per me sarà così, come uscire fuori, come respirare un'aria nuova sempre di più...Quello che c'è in fondo al cuore non muore mai” racconta la grandissima emozione per quell'evento che cambia la vita, che la rende migliore e che nasce dal cuore, che contiene tutti i sentimenti più belli.

“In Lettera al futuro” racconta la storia di un principe rinchiusosi nel suo castello con degli amici per scampare ad una malattia o più precisamente all'ingiusta umanità ma che alla fine riuscì ad entrare ed è una lettera indirizzata a chi nascerà, che spera trovi un mondo migliore, dove gli errori del passato non si ripetano più perché se esisteranno ancora, difficilmente non si soffrirà.

Nonostante mi piacciano tutte le canzoni del cd sia per quanto concerne i testi, i significati, la musica e la melodia, “Io amerò” è la mia canzone preferita perché parla del fatto che si immagina di avere un giorno, quando la vita finirà, un posto infinito tutto proprio ma fino a quel momento vivere in questo modo: “Perché sentirmi vivere è quello che farò. Io vivrò ogni attimo e ogni volta lo farò a modo mio, ci sarò fino all'ultimo fino a quando ne sarò capace io e di certo c'è una cosa che farò io amerò...”.
Questi versi contengono il modo migliore per vivere e che, chi ama immensamente la vita e comprende il valore del dare amore, può fare proprie, condividendo appieno quello che è il modo più giusto e valoroso di affrontare gli attimi, i giorni e la vita.

“Questo immenso show” parla del fatto che lo spettacolo (che in realtà è forse è anche la vita) è un po' truccato, falso, che si fa di tutto per mantenerlo sempre in auge conducendo una vita un po' matta.
“Quasi amore” parla di una relazione tra due persone che non vogliono legarsi troppo perché l'amore ha fatto soffrire entrambi, nonostante il sentimento si sia trasformato in quasi amore.

“Yo sin ti”: Eros Ramazzotti ha sempre cantato canzoni in lingua spagnola e questa ha una musica ed una melodia veramente belle e coinvolgenti.
In “Lei però” è raccontata l'indecisione per la scelta di una di due donne: una sarebbe scelta senza dubbio per le cose importanti della vita ma non sa spiegarsi il motivo per il quale nonostante ciò non riesce a dimenticare l'altra e questo crea confusione.

“L'uragano Meri” è il nome con il quale viene indicata una donna, che ha scombinato il mondo di un uomo che la vuole ricordare.
“Buona vita”racconta la storia di una persona che va via per trovare una vita migliore e per far vivere un'esistenza migliore anche a chi nascerà e, come saluto, viene augurata buona vita anche a sé e a tutte le persone che stanno sperando che sia così e a chi “sta guardando avanti”.
È sicuramente il più bell'augurio che si possa fare perché augurare buona vita significa sperare che quella persona sia felice, realizzi i suoi sogni, stia bene, abbia tutto quello che desidera in ogni giorno della sua esistenza.

È un cd che ha avuto un grandissimo successo di vendite ed è uno di quelli che non ci si stanca mai di ascoltare per i messaggi di ciascuna canzone, per la bellezza dei testi, della musica, della melodia. Bellissima anche la copertina.

Nella vita trovare quello che la rende migliore e poter vivere di esso è sicuramente la cosa più bella che possa accadere ed è importante interrogarsi su ciò che può rendere migliore la propria esistenza se molte cose non vanno come vorremmo e che può aiutarci a cambiarla e a farla diventare come la desideriamo in tutto.
Per ogni persona questo qualcosa è soggettivo: l'importante è trovarlo, fare il possibile affinché faccia parte di ogni giorno della nostra vita e diventare così le persone più felici del mondo.



lunedì 25 novembre 2019

116 femminicidi ogni anno in Italia


Per ogni periodo storico ci sono sempre nuovi fatti di cronaca che sembrano diventare una “moda” purtroppo negativa ed è un fenomeno che difficilmente va a scemare: un esempio di ciò sono i cosiddetti femminicidi, dei quali prima non si sentiva parlare così spesso.

Il termine femminicidio oggi è purtroppo quotidianamente utilizzato dai media per indicare l'uccisione di donne in ogni parte d'Italia (e del mondo) e di qualsiasi età per mano di mariti o fidanzati; i motivi di tali efferati gesti sono sempre gli stessi: la gelosia, la contrarietà da parte degli uomini di essere lasciati e penso soprattutto il vedere la donna come un oggetto.
 
 


Ovunque viene indicato un suggerimento alle donne vittime di qualsiasi tipo di violenza che può essere il segnale di un possibile pericolo di femminicidio: denunciate! Io penso che le denunce non servano a nulla se poi non sono seguite da esemplari misure di custodia cautelare in carcere perché per i femminicidi gli uomini colpevoli di tale reato o rimangono impuniti oppure sono condannati solo a pochi anni di prigione e se l'uccisione non avviene ma ci sono pesanti elementi che fanno presagire il futuro femminicidio, la pena è praticamente inesistente.

116 femminicidi ogni anno in Italia: un numero enorme che dovrebbe far riflettere chi ha il potere di fare le leggi e chi deve farle applicare. Se le pene per violenza o uccisione delle donne diventeranno pesantissime potrebbe essere l'unico deterrente per evitare quella che si può definire alla stregua di una mattanza.

Le diversità di qualsiasi tipo non sono mai accettate e chi è o si sente superiore all'altro cerca sempre di sopraffarlo, ma come sarebbe bello se si riuscisse a capire che due cose o persone diverse si completano e chi è più forte ed ha un posto migliore nel mondo usi queste cose per proteggere chi per natura in certe cose è più fragile ed ha trovato un posto nel mondo (che a volte non c'è) più difficile. E questo le persone care non dovrebbero mai dimenticarlo perché se una donna non è protetta, amata, rispettata e considerata da chi ha più vicino a sé è veramente una cosa gravissima che rende impossibile una serena e felice esistenza.

domenica 24 novembre 2019

San Giovanni Rotondo: un importantissimo centro spirituale conosciuto in Italia e nel mondo


San Giovanni Rotondo è uno dei più importanti centri spirituali italiani, che ogni anno accoglie tantissimi pellegrini che arrivano da ogni parte del mondo.

É un comune di circa 28.000 abitanti in provincia di Foggia, in Puglia, ed è famoso perché lì visse la maggior parte della propria vita Padre Pio da Pietrelcina, santificato da Giovanni Paolo II nel 2002.

Padre Pio vi giunse nel 1916 per poter realizzare il suo grande sogno: seguire Gesù, desiderio che aveva manifestato sin da bambino quando a soli nove anni voleva dormire per terra per rifiutare gli agi e vivere in povertà; la mamma chiese aiuto al parroco del suo paese per convincerlo che era ancora troppo piccolo per fare dei sacrifici del genere.

Nel 1916 c'era solo una piccola chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie che ben presto, per la fama di santità di Padre Pio che richiamava sempre più fedeli i quali accorrevano a Lui per confessarsi e ricevere grazie e guarigioni, si rivelò troppo piccola e così si avvertì la necessità di costruire una chiesa più grande: la nuova chiesa di Santa Maria delle Grazie fu inaugurata il primo Luglio 1959. Qiuando Padre Pio la vide capì che anch'essa era troppo piccola e disse: “Ma cosa avete fatto? Avete costruito una scatola di fiammiferi?”. Maturò così nei frati il desiderio di costruire una chiesa ancora più grande, che fu progettata dall'architetto italiano che è noto in tutto il mondo per le proprie opere: Renzo Piano. Fu la prima chiesa che progettò e venne inaugurata nel 2004. Fu realizzata interamente con le offerte dei fedeli. Tre elementi caratteristici di questo Santuario sono l'altare, la croce senza Cristo crocifisso e l'ambone: all'interno si trovano molti archi che confluiscono tutti verso la parte centrale, la pietra angolare e sono formati da blocchi compressi tutti diversi tra di loro; rappresentano i cristiani che pur essendo ciascuno diverso dall'altro, insieme formano l'assemblea cristiana (“siamo come pietre vive accostate l'un l'altra verso la pietra angolare che è Cristo”, scrisse San Pietro, frase che in questa Chiesa trova la rappresentazione architettonica perfetta); la croce senza Cristo è dovuta al fatto che la Chiesa è un inno alla risurrezione; l'ambone rappresenta la morte infatti c'è Cristo appena depositato dalla croce con le ossa slogate da una parte c'è Maria Maddalena che gli accosta il viso e dall'altra Nicodemo che gli sorregge i piedi, poi c'è uno spazio vuoto che rappresenta i tre giorni e quindi il passaggio dalla morte alla risurrezione ed infine Maria Maddalena con gli angeli che le annunciano la risurrezione di Cristo e Maria Maddalena alla quale appare Gesù risorto.
 



 
 



Nella nuova chiesa di Santa Maria delle grazie vi è la cella nella quale Padre Pio si ritirava per pregare, studiare le Sacre Scritture e scrivere. In essa nel 1918 ricevette la transverberazione, fenomeno mistico in cui vide un personaggio celeste che gli scagliò un arnese e che gli trafisse il cuore facendogli mancare le forze. Dal 2008 il corpo di San Pio da Pietrelcina è esposto in questa chiesa e tutti i fedeli possono vederlo, oltre alle molte reliquie di oggetti di uso quotidiano del Santo come il saio francescano, i sandali, le foto dei suoi genitori, il rosario...

Padre Pio inoltre volle far costruire in questo paese la casa sollievo della sofferenza, un ospedale per curare le persone anche dal punto di vista sanitario oltre che spirituale, inaugurato il 5 maggio 1956 dove Padre Pio voleva che ancor prima delle medicine fosse dato amore ai pazienti perché l'amore, la gentilezza e la bontà verso gli altri sono la cura migliore. Inoltre a San Giovanni Rotondo sono presenti un'azienda, voluta da Padre Pio, dalla quale l'ospedale riceve la carne, il latte e i derivati del latte perché la corretta e buona alimentazione sono importantissime per la salute e i prodotti biologici sono i migliori.
 
 



Chi ha avuto la fortuna di visitare San Giovanni Rotondo riferisce di una grande pace che circonda il luogo in cui visse e fece miracoli San Pio da Pietrelcina e quella pace la si sente anche nel cuore e nella mente. Io ho ricevuto in regalo un rosario proveniente da San Giovanni Rotondo regalatomi da mio fratello e mia cognata che come prima tappa del loro viaggio di nozze hanno scelto questo luogo santo con l'immagine di San Pio che sorride ed una sua frase che dice: “Facciamoci Santi, così dopo essere stati insieme sulla terra staremo sempre insieme in Paradiso”.

Credo che tutti i Santi, che sono uomini e donne come noi, ma che si lasciano guidare dallo Spirito Santo e si convertono ogni giorno per seguire Gesù, il suo amore, la sua giustizia, la sua pace siano gli esempi più importanti per chi vuole ottenere la vita e la felicità eterne perché ci dimostrano che anche nella fragilissima condizione umana di peccatori a causa del peccato originale ereditato da Adamo ed Eva, anche noi possiamo convertirci ogni giorno e seguire Gesù, sperando di conquistare il Paradiso grazie alla sua misericordia e ai nostri atti di uomini e donne di buona volontà che cercano il suo Regno con la fede, la speranza e soprattutto la carità, l'amore verso Dio e il prossimo.

I luoghi intrisi di spiritualità come San Giovanni Rotondo insegnano che il Paradiso comincia già sulla terra e se viviamo il più possibile seguendo le Parole di Dio e gli insegnamenti di Gesù questa vita, anche se piena di tristezze, problemi e difficoltà da affrontare, guardando a quello che ci aspetta se saremo coerenti alla nostra fede saremo comunque pieni di amore, pace, gioia e felicità anche in questa vita terrena. Così vivono gli uomini e le donne che scelgono una vita migliore, piena d'amore, serena e felice anche in mezzo alle tristezze e ai problemi e la cui anima va in Paradiso, già “pregustato” con il loro atteggiamento sulla terra.
 
 

sabato 23 novembre 2019

La storia dei primi giornali cartacei e online


Sicuramente leggere il giornale quotidianamente è un'ottima abitudine mattutina per informarsi su tutti i fatti accaduti e le notizie più importanti: già alle scuole medie la professoressa ci invitava ad acquistare in edicola un quotidiano, del quale ci venivano insegnati i nomi delle cose che lo costituivano: il titolo, il sottotitolo, l'occhiello, le marchette... e poi ce lo faceva leggere in classe, commentando quello di cui parlava l'articolo preso in considerazione. Sembrava un gioco ed invece era una seria abitudine insegnata per la vita e solo la scuola e quell'età fanno vivere le cose in quel modo, che mai si dovrebbe dimenticare. È un'abitudine che ho conservato, ma leggendo le notizie dal televideo rai e da quello mediaset, da qualche giornale online e a volte dal giornale cartaceo.
 


In Europa il primo giornale stampato uscì a Strasburgo, in lingua tedesca, nel 1609 e si intitolava “Resoconto di tutte le notizie importanti e memorabili” ed era diverso dagli altri giornali di informazione perché usciva ad intervalli regolari una o due volte alla settimana.

Il primo quotidiano fu la Einkommende Zeitungen il cui sottotitolo era: “Resoconto degli affari di guerra e del mondo”. Era il 1660. Il primo giornale con l'impaginazione a colonne come quelli che ci sono oggi fu l'Oxford Gazette nel 1665. Il primo giornale con avvisi pubblicitari fu la Gazette di Parigi fondata nel 1631. Il giornale più antico che esiste ancora è la Gazzetta di Mantova, fondata nel 1664.

Sono passati secoli ed oggi esistono i giornali online, che in Italia si sono avuti ad opera dell'”Unione Sarda” nel 1994 e dell'”Unità” nel 1995, di quelli che ancora si possono trovare in edicola oppure di quelli che hanno solo la versione digitale e che come tutti gli altri sono registrati presso il tribunale. Sono molto comodi perché si possono leggere al mattino senza dover uscire di casa per acquistarli ed inoltre durante la giornata sono continuamente aggiornati, a differenza di quelli della carta stampata.

Leggere il giornale è istruttivo, fa migliorare il proprio linguaggio, tiene informati dei fatti accaduti ed è una buona abitudine che si dovrebbe mantenere per tutta la vita, come tutte quelle azioni che si compiono ogni giorno ma delle quali non ci si stanca mai perché rendono migliori e fanno vivere una quotidianità più bella.

venerdì 22 novembre 2019

Londra: una delle più belle città europee


Londra è una delle più importanti città europee, ricca di storia, monumenti, residenza di una delle monarchie più famose e seguite del mondo e inoltre è la capitale dello stato nel quale si parla la lingua più parlata del mondo e che da anni è la lingua con la quale si può comunicare ovunque.

Molte sono le bellezze architettoniche che si possono ammirare a Londra: il Palazzo di Westminster, dove le due camere del Parlamento inglese (la camera dei Lord e la camera dei Comuni) tengono le loro sedute. Fu utilizzato come residenza reale e conta più di 1.000 stanze.

Annesso a Westminster vi è il Big Ben, chiamato dal 2012 “Elizabeth Tower” in onore della Regina Elisabetta con il suo rinomato orologio, le cui campane suonarono per la prima volta il 31 maggio 1859.

L'Abbazia di Westminster è la sede delle incoronazioni e della sepoltura dei monarchi britannici. In essa ha avuto luogo il funerale dell'amatissima Principessa di Galles Lady Diana Spencer nel 1997.

All'interno ci sono tombe e commemorazioni di alcuni letterati inglesi che hanno fatto la storia della letteratura mondiale: Shakespeare, Dickens, Kliping...
 
 


Buckingham Palace è la residenza londinese della famiglia reale: 600 stanze e 16 ettari di parco. Dal balcone centrale della facciata, i monarchi si affacciano in occasione di particolari eventi. Dal 1993 il Palazzo è aperto al pubblico ed ovviamente durante il periodo dell'apertura, la famiglia reale è assente. Kensington Palace è una residenza di lavoro per la famiglia reale infatti ospita uffici e dependances private di alcuni membri della famiglia reale. In esso sono anche conservate le collezioni di abiti da cerimonia e gli abiti della Principessa Diana.

Tower Bridge e Tower of London. Il ponte può aprirsi per permettere il passaggio delle navi molto grandi. Al suo interno vi è un museo, il Tower Bridge Museum che ne racconta la storia.

Vi è poi la Tower of London che originariamente doveva controllare il traffico fluviale sul Tamigi, ma in seguito ha ricoperto altre funzioni come ad esempio quello di essere luogo di prigione e di esecuzione dei nemici della Corona. Oggi è uno dei luoghi più visitati di Londra.

Tutti questi monumenti di grandissimo interesse turistico, che attraggono milioni di visitatori da tutte le parti del mondo, sono veramente bellissimi ed anche solo delle foto rendono pienamente merito al loro valore architettonico e culturale.

Ci sono città delle quali si conoscono i luoghi più importanti perché si vedono molto spesso in televisione e se si ha la fortuna di vederli personalmente è quasi come se ci si fosse già stati perché sono molto familiari ai nostri occhi.
 




giovedì 21 novembre 2019

Berthe Morisot: la pittrice senza professione


Nel tempo libero di cui si dispone, è molto bello dedicarsi a tutto ciò che piace: è come un meritato premio dopo le fatiche dello studio, del lavoro o di qualsiasi altra attività che si svolge ed alla quale si dedicano tempo ed energie. Sicuramente nelle ore di svago è molto piacevole dedicarsi ad uscire, riposare, fare sport, coltivare hobby ed avere interessi culturali: la musica, il cinema, l'arte. Sono tutte cose che lasciano sempre qualcosa di positivo.

Per quanto concerne l'arte della pittura, una pittrice della quale ho sentito parlare recentemente e che non conoscevo è Berthe Morisot (1841-1895) nata in una famiglia borghese benestante ed una delle più importanti rappresentanti dell'Impressionismo.
 

 

I soggetti principali dei suoi quadri sono scene di vita quotidiana e ritratti di donne.

Ha dedicato tutta la vita alla pittura sin da giovanissima studiando arte privatamente perché non fu accettata in quanto donna. Ebbe il coraggio di essere l'unica donna a partecipare a tutte le mostre impressioniste, realizzò moltissimi quadri e sul suo certificato di morte le fu fatto il torto di non ottenere il riconoscimento della sua professione perché a questa voce era scritto: senza professione. Nel primo anniversario della sua scomparsa la galleria Durand-Ruel organizzò una retrospettiva con 394 tele, disegni e acquerelli.

Fortunatamente il suo talento fu riconosciuto ed anche il fatto che avesse una professione e cioè quella di pittrice, dando così onore al merito frutto di talento innato, studio, applicazione, fantasia, capacità di adattamento. Le sue opere hanno un elevato valore e le si possono ammirare nei musei più conosciuti. Tra le sue opere più famose: La culla, Ragazza nel parco, Ragazza al ballo, Inverno, Ritratto di donna, La madre e la sorella dell'artista, Biancheria al sole, La lettura (Edma Morisot), Caccia alle farfalle, Nel campo di grano.

Credo che quando ci si dedica a qualcosa con passione, impegno, provando a seguire i canali che potrebbero consentire di ottenere successo, anche se questo non avviene in vita, si creano molte opere, se oggettivamente c'è un valore in quello a cui ci si dedica e che si crea, si raggiungono intuizioni su cose che magari solo in seguito saranno concretizzate, si dovrebbe sempre riconoscere quello che una persona fa ogni giorno perché non penso che per venire riconosciuta una professione, un merito, si debba per forza seguire un unico metro di valutazione che a volte può essere un titolo accademico (Leonardo da Vinci non seguì studi regolari, non era laureato ma è considerato uno dei più grandi geni dell'umanità; Anna Frank era poco più che una bambina quando scriveva le pagine del suo diario, ma era già una scrittrice perché era un talento innato il suo quello per la scrittura), delle vendite dell'opera sia essa artistica, letteraria, musicale o altre cose paragonabili a queste (Van Gogh vendette solo un quadro in vita, ma le sue opere sono tra le più importanti, conosciute e valorose al mondo).

Anche se non tutti possiamo essere geni o talenti da raggiungere il livello dei grandi, il fare del proprio meglio in qualcosa che sia ama e il dedicarvisi con costanza è qualcosa che da molta felicità e soddisfazione ed anche se non dovessero essere le persone imputate a riconoscere il ruolo che abbiamo ricoperto nel mondo, ci sarà sempre qualcuno che potrebbe farlo e nel caso in cui questo non succedesse, siamo stati quello per cui abbiamo nutrito passione, quello per cui abbiamo messo il meglio di noi stessi, quello a cui abbiamo pensato ogni giorno della nostra vita ad esempio come diceva Woopy Goldberg nel film Sister Act II in questo aneddoto: “Un giorno un tizio gli scrisse (ad un poeta) e gli chiese 'cosa diavolo devo fare per diventare uno scrittore?'. E lui gli rispose: 'non chiedere a me cosa devi fare per diventare uno scrittore, se alla mattina quando ti alzi non pensi ad altro che allo scrivere allora sei uno scrittore'.

Parole sagge e vere che non si possono contraddire, indipendentemente dai risultati che si riescono a raggiungere anche perché tutti gli scrittori scrivono per passione all'inizio e per sempre, a prescindere che abbiano un successo immenso, più modesto o non lo raggiungano affatto perché per tutte le cose che si fanno ci vuole amore ed è questo che spinge a continuare a svolgere quell'attività.
 
 




mercoledì 20 novembre 2019

Perché una mela al giorno toglie il medico di torno


Ci sono detti dei quali tutti siamo a conoscenza da una vita, che magari seguiamo perché sono importanti per la salute ma non ne conosciamo nel dettaglio il motivo per il quale è giusto seguire quel suggerimento che a volte incontra il parere positivo degli scienziati, i quali studiano per rendere migliore la nostra vita.

Chi non ha mai sentito il detto “Una mela al giorno toglie il medico di torno”? Sicuramente nessuno, ma chi conosce i motivi per i quali questo semplice frutto fa cosi bene alla salute tanto da meritare di essere protagonista di uno dei detti più noti del mondo? Anche qui la risposta non dico che sia proprio nessuno, ma quasi.
 


Anche gli altri tipi di frutta, come tutti sappiamo, fanno bene ma nella mela sono contenuti tutti i benefici per la salute che si possono trovare singolarmente in ogni altro. Mangiando una mela è come se si mangiassero tutti gli altri insieme, con le loro positive caratteristiche per la salute.

La mela è poco calorica (a differenza della maggior parte della frutta), previene i tumori, le malattie cardiache, aggiusta i valori di colesterolo, protegge dalle malattie cerebrali, previene la carie e fa bene ai polmoni:
grazie all'acido malico e citrico aiuta a digerire;

l'acido ossalico sbianca i denti;

è ricchissima di sali minerali che sono importanti per unghie e capelli;

la vitamina B1 combatte inappetenza e stanchezza;

la vitamina B2 protegge le mucose della bocca e dell'intestino e facilita la digestione;

la pectina, una fibra solubile, di cui sono ricche le mele aiuta a controllare i livelli di colesterolo, quelli della glicemia, regolarizza la funzionalità intestinale. Ha un effetto protettivo sullo sviluppo del cancro al colon;
la buccia delle mele ha proprietà antitumorali, infatti riduce il rischio di sviluppo per alcuni tipi di tumore come quello al fegato, al colon o al seno;

aiuta a depurare l'organismo;

consumata cotta è un rimedio naturale contro la stipsi, mentre cruda è astringente.

Si può sceglierla fra molti colori e gusti: rossa, verde, gialla. Nonostante il gusto sia molto diverso, le proprietà rimangono invariate. Sembra strano che solo un frutto possa contenere tutte le sostanze benefiche per la salute di tutto l'organismo ma è così. È un frutto che non dovrebbe mai mancare nella nostra dieta quotidiana e per questo è stato diffuso il detto che suggerisce di consumarne una al giorno per stare bene.

Sembra impossibile, ma a volte le cose più semplici apportano alla vita un beneficio dal valore inestimabile e sono cose che magari costano poco o nulla. Ad esempio non serve molto per essere felici e di questo sono più consci le persone che non hanno grandi mezzi finanziari e trovano il meglio di tutto nel poco e con il poco.

martedì 19 novembre 2019

Recensione del film Il piccolo Lord


Ci sono film che diventano dei classici perché protagonisti principali sono temi universali e che non cambiano mai: l'amore, la bontà, l'altruismo, il senso della vita, il rispetto, l'amore per le piccole cose, l'importanza dei sentimenti, la gioia e la felicità che nascono da piccole cose, le differenze sociali che a volte creano pregiudizi in chi ha poco o nulla economicamente e sono visti da chi ha una posizione sociale ed economica elevata come il nulla anche se magari hanno sani principi, sani valori e la necessità a volte di cambiare. Tutto questo è protagonista nel film il Piccolo Lord del 1980 tratto dall'omonimo romanzo per ragazzi (ma che fa tanto bene, sia il film sia il libro, anche e sopratutto agli adulti) di Frances Hodgson Burnett.

 
 
 
Cedric Errol è un bambino di sette anni che vive negli Stati Uniti con la madre ed è orfano di padre. Quando il fratello minore del padre muore, lui diventa l'unico erede di tutti i beni della famiglia ed ottiene il titolo di Lord Fauntleroy, dovendo un giorno sostituire il nonno, un ricco nobile inglese che non conosce perché non approvava il fatto che suo padre avesse sposato una donna americana e non nobile.

Il nonno, interessato ad allevare nel modo che riteneva più consono il nipote in vista dell'importante ruolo che avrebbe dovuto ricoprire quando lui fosse morto, invia un suo dipendente nella casa della nuora per ottenere il suo consenso a far trasferire il piccolo in Inghilterra per abitare con il nonno per avere un futuro migliore a condizione che lei abitasse in una casa messa a sua disposizione, accettasse dei soldi per vivere e non avesse nessun rapporto con il suocero. La donna, per il bene del figlio, accetta ma a sua volta detta due condizioni che dovevano essere assolutamente concesse per far andare a buon fine l'accordo: non avrebbe accettato i soldi per vivere perchè preferiva lavorare per mantenersi e non voleva assolutamente che il piccolo sapesse dell'ostilità del nonno nei suoi confronti perché lei non gliene aveva mai parlato e questa cosa colpì così tanto il conte che non riusciva a credere che la nuora avesse fatto un gesto così.

Cedric, la mamma ed una donna che dava loro una mano ritenuta una persona di famiglia si trasferiscono in Inghilterra. Il nonno è un uomo duro. Cedric è un bambino molto sveglio, intelligente, allegro, gentile, altruista, buono. Sicuramente non aveva preso dal nonno, ma a poco a poco con il suo modo di fare fece breccia anche nel suo cuore indurito forse anche dalle tante avversità della vita, in modo particolare quelle provocate per i dispiaceri, per le condotte e scelte di vita che non approvava dei suoi figli.

La madre di Cedric un giornò scoprì le disagiate condizioni di vita di alcune persone che vivevano in casette fatiscenti, che non avevano neanche da mangiare e in pessime condizioni di vita. Trovò lavoro e diede loro tutto l'aiuto che le era possibile offrire a quelle sfortunate persone.

Intanto Cedric, come faceva anche in America, era gentile con tutti e continuava a coltivare la sua amicizia con il droghiere ed un lustrascarpe tramite delle epistole con le quali li informava delle vicende che lo riguardavano: ai due, prima di partire aveva fatto dei costosi regali con i soldi che il nonno aveva inviato e che erano destinati alle esigenze sue e della mamma.

Grazie a lui, il fattore che si era ammalato poté continuare a lavorare nella fattoria del nonno nonostante non avesse pagato l'affitto, vide le difficili condizioni di vita delle persone che lavoravano per suo nonno, che con i propri occhi si accorse della situazione e fu allora che il conte capì quanto fosse indurito il proprio cuore e gli disse di essere migliore di come era stato lui.

In poco tempo il bambino conquistò il suo cuore, si accorse che il piccolo Lord lo amava teneramente mentre la gente lo odiava e gli aveva ridato la voglia di vivere che ormai aveva perduto e che pensava fosse impossibile potesse ritornare.

Proprio quando si era affezionato molto al nipote ed era orgoglioso del fatto che un giorno sarebbe stato lui a prendere il suo posto e a dare nuovo lustro alla famiglia, fu informato che un altro figlio aveva sposato una donna dai facili costumi ed aveva avuto un bambino che adesso aveva otto anni e che quindi era lui l'erede legittimo e non Cedric. Di questo il conte fu dispiaciutissimo e diede l'incarico di fare le dovute indagini e fare il possibile per smentire quella donna. Era tutto regolare.

Il conte era così cambiato che decise di dare una festa ed invitare la sorella, con la quale non parlava da 20 anni ed era passato così tanto tempo che non rammentava neanche il motivo per il quale avevano litigato. Conoscendo Cedric la donna, riconobbe il merito che la mamma aveva avuto nel crescere un bambino così speciale. Lui era d'accordo.

Intanto Cedric continuava ad informare i suoi amici in America di tutto quello che gli accadeva; raccontò loro anche del fatto di quel bambino che era lui l'erede e che per questo non era più un nobile. Nonostante ciò non era dispiaciuto perchè lui era felice lo stesso, come lo era in America quando non aveva assolutamente nulla ed era abituato a giocare a calcio con un barattolo (cosa che insegnò in seguito a fare anche al nonno).

Il lustrascarpe, vedendo la foto della donna che rivendicava il titolo nobiliare e l'eredità per il bambino avuto con il figlio del conte, si accorse che era la moglie del fratello. I due fecero giungere la notizia al conte e furono invitati nel suo palazzo insieme al fratello del lustrascarpe ed ovviamente alla donna al cui figlio non spettava nulla perchè quando si sposò con il figlio del conte era già sposata con un altro uomo, rendendo illegittimo il matrimonio e la prole.

Alla festa che seguì per questa notizia che faceva ritornare il piccolo Lord l'erede legittimo, il conte decise di invitare anche la nuora: la bontà con la quale aveva nascosto al figlio l'odio che il nonno nutriva per lei per non rovinare possibili futuri rapporti con lui, il fatto che gli parlò e lo salutò anche se lui non le rivolgeva la parola, l'aver cresciuto un bambino così speciale con tutte le doti positive e i sani valori che ogni persona dovrebbe avere per dare il giusto senso alla vita, gli avevano fatto capire che aveva sbagliato con lei con i pregiudizi che aveva per la sua condizione economica e sociale ed aveva scoperto che era una bravissima persona.

Questa scelta del nonno di invitare la sua mamma ovviamente rese felice il piccolo Lord, artefice del cambiamento di cuore, di scelte e di opinioni del nonno.

I bambini sono veramente capaci di far cambiare in positivo le persone, loro ci provano a tirare sempre fuori il meglio con il loro modo di fare ma poi sta agli adulti, grazie a loro, a mettere prima il cuore davanti a tutto.

Credo che i bambini siano molto più vicini degli adulti alle cose vere, alle cose che danno un senso alla vita e che donano felicità: l'amore sincero, l'entusiasmo per tutto, la curiosità, la gioia che nasce dal nulla, la voglia di vivere attimo per attimo, la voglia di imparare, di scegliere, di impegnarsi, di giocare, di ridere, di condividere, di dare, di fidarsi ed affidarsi.

Loro non conoscono il male, l'odio, il rancore, l'egoismo, la tristezza, il differenziare le persone per la loro condizione economica o sociale, tutte cose che deturpano il mondo e le persone.
 



 
 
 
 
 


lunedì 18 novembre 2019

I 10 album più venduti di tutti i tempi


Insieme a libri e film, gli album musicali sono certamente un interesse culturale molto gradevole da coltivare: quando se ne ascolta uno nuovo, è sempre bello scoprirne le canzoni, le frasi che colpiscono di più e che molto spesso si amano per sempre e le riascoltiamo nel tempo con molto piacere per trascorrere dei bei momenti liberi da tutto il resto.

Come tutte le cose, anche i cd, possono riscuotere maggiore o minore successo e l'indice di valutazione è rappresentato dalle vendite registratesi a volte solo nello Stato d'origine ed altre in tutto il mondo. È proprio da quest'ultimo caso che provengono i 10 album più venduti di tutti i tempi:



  1. Thriller di Michael Jackson con 66 milioni di copie;
  2. Back in black AC/DC con 52 milioni di copie;
  3. The dark side of the moon dei Pink Floyd con 50 milioni di copie;
  4. Bat out of hell di Meat Loaf con 43 milioni di copie;
  5. Millennium dei Backstreet Boys con 40 milioni di copie;
  6. Bad di Michael Jackson con 40 milioni di copie;
  7. Come on over di Shania Twain con 39 milioni di copie;
  8. Led Zeppelin IV dei Led Zeppelin con 37 milioni di copie;
  9. Appetite for Destruction dei Guns N'Roses con 36 milioni di copie;
  10. Daydream di Mariah Carey con 35 milioni di copie.

L'elenco non comprende le compilation e le colonne sonore di film.

I successi mondiali sono sempre decretati dal valore dell'opera perché, se così non fosse, non si registrerebbero in quanto i fruitori delle opere culturali sono persone molto attente che le valutano sempre con il cuore e con la mente e si lasciano conquistare solo da quello che lascia qualcosa anche e soprattutto a livello emozionale e dei significati.

sabato 16 novembre 2019

Il libro più caro al mondo, quello più pagato e il romanzo più venduto


I libri sono molto preziosi perché contengono sempre cose importanti dalle quali si può imparare, sulle quali si può riflettere, ci si può immedesimare, si possono trovare risposte e proprio per questi motivi hanno sempre riscosso un grande successo e sicuramente esisteranno per sempre, per la gioia di tutte le persone che amano leggere e questo meraviglioso oggetto.

Il libro più caro del mondo costa centocinquantatré milioni di euro, è costituito solo da tredici pagine e si intitola “Il canto delle sirene”. L'autore è Tomas Alexander Hartmann il quale giustifica il prezzo così esoso della sua opera dicendo che risponde alle tre domande più importanti di tutta l'umanità che sono: da dove veniamo? Dove andiamo? Qual è il nostro scopo? Il tutto in meno di trecento frasi.

Il libro si presenta in maniera molto semplice tranne che per la copertina che è in oro massiccio.
 

Seneca affermava che la cosa più importante della vita è quella di interessarsi su quale fine farà la nostra anima, ancor di più dell'imparare molte cose, studiando magari tutta la vita. Questo libro, se riesce a rispondere veramente a queste tre grandissime domande, che sicuramente tutti ci poniamo nella vita, ha un valore ben maggiore di quello stabilito perchè a mio avviso ha un valore inestimabile ed infinito.

Il libro più pagato al mondo è la rara prima edizione del libro illustrato “The Birds of America” di John James Audubon (1785-1851) il quale ha realizzato 435 illustrazioni di volatili americani che fanno della sua opera un'opera unica.

Nel dicembre 2010, a Londra, una copia di quel libro è stata venduta 7,3 milioni di sterline.

Il romanzo più venduto di sempre secondo Forbes è “Racconto di due città” di Charles Dickens con oltre 200 milioni di copie vendute.


Qualsiasi libro è prezioso: il suo valore non è determinato dal costo ma da ciò che contiene e non c'è nessun libro che non contenga insegnamenti, riflessioni, modi di vivere, pensieri, emozioni e sono tutte queste cose a conferirgli un valore morale comunque inestimabile che ha i suoi effetti positivi sulla vita. Leggere è molto importante ed è bello amare i libri.