martedì 3 dicembre 2019

La storia del piccolo Hope

Ci sono storie che sembrano incredibili, che non si dimenticano mai neanche dopo anni, che fanno intenerire il cuore e provare dolore per la cattiveria della quale purtroppo possono essere capaci gli esseri umani, ma allo stesso tempo fanno gioire per la bontà di altri esseri umani dall'animo gentile che, grazie al loro operato, fanno si che quelle storie abbiano un lieto fine. Questa è, in sintesi, la storia del piccolo Hope.

Hope, che tradotto dall'inglese significa speranza, è il nome dato dalla volontaria danese Anja Ringgren Loven che ha salvato la vita ad un bambino nigeriano di due anni che fu abbandonato dai suoi genitori perché ritenuto un “Ndoki” cioè “stregato” e che per otto mesi ha vagato nutrendosi degli scarti alimentari trovati in strada.

Una foto che ritrae questo bambino e la donna che si è presa cura di lui fa rabbrividire e commuovere: il piccolo è senza vestiti e magrissimo, consumato dalla fame e dall'abbandono, gli occhi tristi di chi, piccolissimo, ha conosciuto solo il peggio del mondo e delle persone più care; la donna gli porge una bottiglia d'acqua e lui beve fidandosi ed affidandosi ad un essere umano, che è lo stesso dei suoi genitori che lo hanno abbandonato ma che fortunatamente ha un cuore, un cuore grande che lo salva dalla morte certa.

È trascorso il tempo ed il piccolo Hope in un'altra foto che è uguale alla prima nella posa e nell'amore di quella cooperante danese verso di lui ma c'è qualcosa di diverso, qualcosa che regala un sorriso a chiunque la veda accostata a quella di prima: Hope è cambiato.
È vestito, pulito, ben nutrito, è stato amato, ha conosciuto il meglio del mondo grazie ad una persona che non sapeva chi fosse.
 

Ha scelto un bellissimo nome la donna che ha salvato ed aiutato questo bambino, perché la speranza è che queste cose non accadano mai più in quei luoghi dove l'abbandono è una cosa normale, la speranza è che chi riceve del male da chi dovrebbe solo amarlo possa ricevere sempre del bene da altre persone, la speranza è che si consideri ogni vita sempre preziosa, la speranza è che questo bambino sia buono anche se è nato da due persone cattive, la speranza è che l'amore trionfi sempre.
 
 
 
Il piccolo Hope in una foto del 2019 insieme ad Anja Ringgren Loven la donna che lo ha salvato, aiutato ed accudito.


Quando si vedono bambini o persone abbandonate, sporche, malnutrite la prima cosa che si pensa è: cos'ha lui/lei di diverso da me? È una persona come me. Ed anche nella sventura, se ci trovassimo a nascere in quei luoghi anche noi verremmo trattati così. È tutto questo che dovrebbe spingere le persone più fortunate, in base ai propri mezzi, alla propria vita e secondo le proprie facoltà a prendersi cura ed aiutare persone che non vengono considerate tali ma esseri inutili, rifiuti, abietti quando con questi epiteti si possono qualificare solamente le persone che li riducono così.

Nessun commento:

Posta un commento