lunedì 20 aprile 2020

Recensione del libro Tutto bene, grazie a Dio di Anne Lamott

Ci sono libri che, editi da case editrici importanti, vengono poi riproposti in versione economica e li si trovano nelle ceste delle edicole oppure nei grandi supermercati, in quest'ultimo caso soprattutto d'estate quando si ha più tempo da poter dedicare alla lettura.

Fu proprio in un supermercato che trovai un libro il cui titolo mi incuriosì molto: “Tutto bene, grazie a Dio” con il sottotitolo “Pensieri sulla fede” di Anne Lamott, una scrittrice della quale non avevo mai sentito parlare.

È un libro nel quale l'autrice ripercorre tutta la propria vita in vari episodi e sensazioni fino a quel momento con il filo conduttore della fede in Dio nel quale aveva sempre creduto, che sempre l'aveva aiutata a superare le difficoltà della vita e nel fare le grandi scelte che ogni persona deve affrontare.

Quell'amore per la fede si era sempre manifestato infatti amava molto andare in chiesa con i nonni. Il padre era uno scrittore, sua madre era laureata in lettere ed entrambi avevano insegnato ai due figli a credere nei libri, nella musica e nella natura. Sua madre suonava il pianoforte la sera nei fine settimana. Già da piccolissima la sera prima di dormire pregava perché era convinta che Qualcuno la ascoltasse. A scuola andava bene ed era una brava tennista.

Dopo essersi iscritta all'università decise di ritirarsi al secondo anno per fare la scrittrice e così a 23 anni scriveva, puliva appartamenti e dava lezioni di tennis. Credeva sempre in Dio ma poi fece scelte sbagliate che la portarono a dogarsi e a bere. Poi, bisognosa d'aiuto chiamò una sua amica, Patty, ed andò a vivere da lei per un anno e mezzo. Beveva, si svegliava tardi e scriveva per un paio d'ore. Nonostante avesse problemi di dipendenze, considerava la propria vita meravigliosa: scriveva, viveva in mezzo alla bellezza ed adorava i suoi amici.
 

Proprio il grande rapporto con Dio le fece comprendere che allo stato attuale delle cose era impossibile andare in paradiso e si chiedeva come Dio potesse amarla. Si confessò e racconto queste paure al sacerdote e lui le disse: “Dio deve amarti. Questo è il compito di Dio”. A poco a poco riprese il suo contatto con la vita. Portava cibo ai senzatetto e in chiesa nonostante fosse sbronza si sentiva forte perché avvertiva che Qualcuno si prendeva cura di lei.

Nonostante avesse pubblicato tre libri, avendo avuto poco successo non aveva soldi. Un giorno avvertì una presenza che la guardava con amore e capì che era Gesù, che mai l'abbandonava. Esattamente un anno dopo il suo completo recupero dalle dipendenze fu battezzata. Alla sua amica fu diagnosticato un tumore al seno e nonostante avesse lottato molto e si fosse sottoposta a tutte le cure necessarie morì a soli 37 anni ma “il principio fondamentale della religione cristiana è che la morte altro non è che un sostanziale cambio di indirizzo”, cosa che può consolare chi resta.
Quando scoprì di essere in attesa di un figlio, non avendo soldi riuscì a trovare l'aiuto delle persone della chiesa e così nacque Sam che considerava appartenesse solo a Dio che glielo aveva affidato e doveva lasciarlo vivere dandogli libertà. Finalmente il suo lavoro di scrittrice andò meglio ma nonostante ciò le persone della chiesa li sostenevano ugualmente.

Teneva una scatola come contenitore della posta in entrata di Dio infatti considerava Dio così vicino a lei da potergli inviare della posta come si fa con le persone comuni. Ogni frase che sentiva proclamata in chiesa tratta dalla Sacra Scrittura cercava di metterla in pratica come questa: “Perdonate e vi sarà perdonato” e provò a perdonare tutte le persone che volontariamente e non le avevano fatto del male nella sua vita.
Rifletteva sul fatto che all'inizio della fase di recupero era troppo sensibile perfino per vivere che, chi l'ha vissuta sa quanta sofferenza cagiona perché il mondo, la vita, le persone feriscono e si deve essere forti per non essere schiacciati.
Aveva anche sofferto di disturbi alimentari ma quando non bevve più si sentì molto meglio e in un libro lesse che è importante imparare a farsi compagnia da soli.
Era felice di rivestire il ruolo di madre e di scrittrice.

Quasi alla fine del libro parla della sua mamma, che si iscrisse e si laureò alla Facoltà di Giurisprudenza che era il suo vero sogno e del fatto che si trasferì alle Hawaii e aprì il primo studio legale femminile: era così felice di ciò che dimenticava di farsi pagare ed ovviamente le sue finanze ne risentivano in negativo. Forse solo ora che gli anni erano passati e la mamma era anziana capì quanto per tutta la vita la mamma l'avesse amata profondamente ed anche lei. Elenca le cose buone di sua madre, scrivendo: “è gentile, carina, molto intelligente, con gli occhi dolci e la pelle chiara e liscia. Toccanti le parole che le dedica alla fine del capitolo: “Mi viene un groppo in gola al pensiero che mia madre è anziana, che un giorno non ci sarà più e di che razza di figlia stravagante io sia stata”.

Dedica un capitolo anche al padre e riferisce del fatto che nei 25 anni in cui l'ha conosciuto non aveva alzato la voce in nessuna occasione. Ricorda quando, tornando da scuola, lui era chiuso nel suo studio dalla mattina a scrivere e quando lei apriva la porta era contento di vederla e la faceva sentire felice. Si accorse che il padre la amava e che era sempre la luce dei suoi occhi, nonostante incomprensioni e dispiaceri.
Più di una volta riferisce della paura del poter non essere più una scrittrice e della quotidianità che avrebbe fatto che sarebbe stata diversa da quella di autrice e che sicuramente non le sarebbe piaciuta.

Molto belle alla fine del libro due paragrafi dedicati al figlio Sam: uno mentre giocava con delle vecchie mollette per i panni, una penna e varie cose con le quali giocava con molta fantasia lei pensò: “la sua arte scaturisce da un'esigenza interiore che ribolle, come se si immergesse nel fiume che gli ha dato a suo tempo la vita; riesce a rendere visibile la materia di cui sono costituiti i suoi sogni. Lo osservai attentamente. Stava facendo arte perché non ne può fare a meno e anche perché è abbastanza coraggioso da prendere contatto, proprio là, ai limiti della follia, con i suoi sogni”.

Questa definizione molto chiara e bella può farla propria chiunque ami l'arte, chi la coltivi per passione o professione ed in modo particolare per chi scrive perché scrivere dà forma alla vita e ai sogni che si vorrebbero vivere e realizzare. Credo quindi che sia anche autobiografica oltre che dedicata al figlio.

Il libro termina in questo modo: “il mio sassolino di vetro, nella tasca dei jeans, mi aiuta a scrivere per una strana magia che non riesco neppure a spiegarmi. Ma voglio dire soltanto: Buon compleanno Sam. E anche buon viaggio. Non posso far altro che ripetere, senza sapere esattamente a chi mi rivolgo: Grazie. Grazie. Grazie”.

È la storia di una donna molto sensibile, fragilità che l'ha portata ad avere problemi alimentari, di droga ed alcol ma anche di una donna ribelle, desiderosa di costruire la propria vita scegliendo cosa fare e cioè essere una scrittrice. E poi di una persona molto legata agli affetti e a Dio a cui rivolge il suo grazie perché nonostante le vicissitudini, poteva affermare che nella sua vita andava tutto bene.

Le cose più belle della vita sono: scegliere quello che si vuole fare per lavoro, quale quotidianità si vuole vivere non trovandone una migliore per sé, quali sono le cose che se fanno parte della propria esistenza la rendono la più bella che ci sia nonostante esistano molti problemi in essa, quali sono i punti fermi sui quali poter appigliarsi quando molte cose importanti non vanno come vorremmo e che quasi sempre sono rappresentati dalla fede, dagli affetti sinceri, dalla capacità di stare bene anche da soli e dall'essere autonomi in tutto quello che si può.
Anche una vita che oggettivamente dovrebbe essere brutta perché molte cose non vanno come si vorrebbe per colpa propria o no può essere bella se fatta di molte cose che si amano con tutto il cuore e per questo è importantissimo scegliere autonomamente in tutto ciò che si può le cose che fanno parte della propria quotidianità e che la renderanno migliore, soprattutto grazie alla fede perché è la fede che sostiene, aiuta a scegliere ed indirizza tutte le cose verso il giusto sentiero.

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