lunedì 20 gennaio 2020

Recensione Del Film ' Il Postino ' Con Massimo Troisi

Da tanto tempo sento parlare del film "Il postino", in modo particolare nei telegiornali quando viene ricordato l'anniversario della morte di Massimo Troisi o l'esordio cinematografico di Maria Grazia Cucinotta, ma non avevo mai visto questo film. In una di queste sere, facendo zapping tra i numerosi canali del digitale terrestre, ho visto che su Iris lo stavano trasmettendo ed era cominciato da pochissimi minuti. Ho deciso di guardarlo.
Il protagonista si chiama Mario Ruoppolo, interpretato da Massimo Troisi, il quale nell'estate 1952 è disoccupato e trova un piccolo lavoro, poco remunerato, come postino ausiliario in un'isola delle Eolie. Il suo però è un incarico particolare, infatti ha una sola persona alla quale consegnare la numerosissima corrispondenza che arriva da tutto il mondo: Pablo Neruda, interpretato dall' attore francese Philippe Noiret, il famosissimo poeta cileno che è esule, insieme alla moglie, in un paese del sud.
 

Sin da subito, grazie al suo carattere socievole ed allegro, Mario cerca di intraprendere un'amicizia con Neruda, con poco successo all'inizio. Riuscì a strappargli un autografo su un suo libro di poesie, cominciò a fargli delle domande sulla poesia, come il farsi spiegare cosa fosse una metafora, gli parlò di Beatrice, una ragazza della quale si era innamorato, interpretata da Maria Grazia Cucinotta, gli chiese di scrivere per lei una poesia, leggeva le sue poesie e provava a scriverne qualcuna: tutto questo conquistò il poeta cileno che divenne suo amico e gli fece da testimone quando Mario, vincendo l'opposizione della zia di lei che non voleva che la nipote sposasse quell'uomo, riusci a sposare Beatrice. Poi il poeta partì per ritornare nel suo Paese d'origine, il Cile, ma Mario non lo dimenticò mai; Neruda invece non lo cercò per cinque anni, cosa che fece soffrire chi invece a lui si era affezionato in un'amicizia che non era effimera ma importante. Purtroppo al suo ritornò nel paese di Mario, Beatrice lo informò che Mario era morto anni prima e che non era neanche riuscito a veder nascere il loro primo figlio. Il film termina con Neruda da solo al mare che pensa all'amico scomparso.
Massimo Trosi, mentre girò questo film, era gravemente malato di cuore e morì alla fine delle riprese. Troisi era un brillante attore napoletano che morì giovanissimo, a poco più di 40 anni, ma per il suo grande talento artistico ed il suo valore umano non è stato mai dimenticato. A volte gli artisti vengono tacciati di essere avidi di denaro o che non lavorano abbastanza e che quindi non guadagnano i soldi che ricevono: l'esempio di Massimo Troisi è uno dei tanti che risponde a queste accuse. Non penso che ad una persona gravemente malata di cuore, potessero interessare in quel momento difficile della sua vita i soldi perché già sapeva che sarebbe morto e nonostante ciò decise di spendere gli ultimissimi giorni che gli restavano lavorando perché amava il mestiere di attore che permette di vivere tante vite, di emozionarsi, viaggiare, riflettere, divertirsi e lasciare qualcosa nella vita di chi guarda un film. Questo in modo particolare lascia allo spettatore molte cose: la felicità di un uomo che si accontenta di poco, che tiene agli affetti, che si emoziona e sogna con una poesia, che nonostante sappia a stento leggere e scrivere si cimenta nella lettura delle poesie di un grandissimo poeta e vorrebbe scriverne qualcuna, cercando di carpire i segreti di un grande maestro della parola e dell'amore.
Il film è del 1994 e fece da trampolino di lancio ad una giovanissima attrice messinese, Maria Grazia Cucinotta, oggi attrice dal meritato successo internazionale che, tra gli altri, ha interpretato il ruolo della Bond Girl nel film di James Bond 007.
Mi sono sempre piaciuti i film che hanno per protagonisti gli scrittori perché amo moltissimo scrivere e grazie ad essi posso sapere cosa significa essere e come vivono gli scrittori famosi. Per quanto concerne il processo creativo, quello è uguale per tutti: scrittori famosissimi e scrittori sconosciuti hanno lo stesso metodo di scrittura. Pensare, riflettere, emozionarsi, usare la fantasia, ispirarsi alla vita, trasmettere qualcosa di importante e poi trascrivere tutto per creare un'opera che venga dal cuore e che sia una parte di sé: tutto questo significa scrivere, un'arte meravigliosa che ha per protagonista quello che a tutto dà un senso e senza la quale nulla avrebbe un significato: la parola.
Come tutti gli artisti, anche gli scrittori, vivono la vita più pienamente perché riescono a vedere e vivere anche le piccole cose e sfruttano al meglio il tempo della loro vita, ricordandosi del suo valore ogni giorno ed ogni istante. Se non facessero questo, non riuscirebbero a creare nulla perché le cose grandi nascono da quelle piccole e il tempo è il migliore amico di chi non ne butta via neanche un po', ma lo vive sempre intensamente. Tutto questo faceva anche Massimo Troisi, come si evince dal grandissimo insegnamento che lascia a chi sa che lui ha amato le peculiarità del personaggio interpretato in questo film e per il fatto che lo girò sapendo che, di lì a poco, sarebbe morto.

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