lunedì 1 giugno 2020

Recensione del film The words, con Bradley Cooper

Ho sempre amato moltissimo i film il cui personaggio protagonista è uno scrittore perché mi piace vedere la vita che vive per quanto concerne il lato professionale: le ispirazioni – molto spesso tratte dalla vita reale o dalla fantasia – il processo creativo, la redazione del libro, i passaggi per ottenere la pubblicazione del manoscritto, cosa che a volte purtroppo non accade.

Il film comincia con uno scrittore affermato, Clayton Hammond, il quale in una lettura pubblica del proprio libro “The words” racconta la storia di cui parla il testo: un aspirante scrittore, Rory Jansen, il cui manoscritto viene ripetutamente rifiutato dagli editori e che deve rivolgersi sempre al padre per ottenere qualche prestito per vivere; questi lo redarguisce dicendogli che dovrebbe trovarsi un lavoro e che non può più vivere concentrandosi solo sul sogno più grande che ha nella vita: essere uno scrittore.

Rory decide così di trovare lavoro in un'agenzia letteraria, con la speranza di incontrare un editore che sia disposto a pubblicare il manoscritto che stava scrivendo ogni notte. Si sposa e durante il viaggio di nozze a Parigi, in un negozio di antiquariato trova una ventiquattrore; la moglie decide di regalargliela, in modo che la possa usare per il lavoro.

Rory propone il proprio manoscritto al suo datore di lavoro: questi gli dice che è bello, ma troppo profondo per essere pubblicato e lui ovviamente rimane deluso da tale asserzione. Mentre sposta i suoi documenti di lavoro nell'altra valigetta, trova un bellissimo manoscritto che racconta la storia di Jack, della moglie e della figlia.
Quello scritto diventa per lui un chiodo fisso. Durante un pranzo va in escandescenze e dice alla moglie che quella non è la propria vita: lui si sente e vuole essere uno scrittore. Desidera solo vivere quel tipo di vita.

La notte seguente si alza, accende il computer portatile e comincia a copiare il manoscritto trovato nella ventiquattrore senza togliere o aggiungere nulla, neanche una virgola. Si ripresenta al proprio capo e lo sottopone al suo giudizio. Immediatamente questi, dopo averlo letto, lo chiama nel suo ufficio, gli dice che si può pubblicare e gli fa firmare il contratto editoriale.


È subito un grandissimo successo e Rory vende moltissime copie con il “suo” primo libro; inoltre riceve premi letterari. Un giorno incontra un anziano signore seduto sulla panchina di un parco che gli racconta la storia di un uomo che ha perduto il proprio manoscritto. Rory cominciò ad avere qualche infausto sentore, ma capì tutto quando quel signore gli raccontò la sua storia: era un soldato americano di 18 anni giunto in Francia, dove incontra una cameriera francese di nome Celia. Il ragazzo voleva di più dalla vita: era molto affascinato dalla letteratura, voleva aprirsi al mondo e non stare sempre nello stesso luogo e vivere una vita ordinaria fatta delle stesse cose: voleva essere uno scrittore. Si innamorò di Celia, i due si sposarono ed ebbero una figlia, che purtroppo morì poco dopo. Celia non riuscì a sopportare e superare quel dolore, così tornò dai propri genitori. Jack per superare quell'immenso dolore cominciò a scrivere il romanzo della sua vita che ovviamente parlava anche di Celia e della loro bambina. Scrisse notte e giorno, ininterrottamente, dimenticandosi, a volte, perfino di mangiare e dormire. Terminò il libro in quattordici giorni. Mise il manoscritto nella ventiquattrore e lo portò a Celia la quale, estremamente commossa, tornò da lui, ma dimenticò la valigetta che conteneva il manoscritto sul treno. Per Jack quel manoscritto che non ritrovò più valeva moltissimo, era la sua vita, conteneva le idee e i sentimenti più grandi che aveva coltivato e provato e così non perdonò Celia per averlo smarrito: i due si lasciarono.

Rory confessa tutto alla moglie: quel libro di successo non lo aveva scritto lui, neanche una parola; lei ci rimase malissimo, ma lo perdonò. Dice la verità anche all'editore e vorrebbe che sul libro comparisse il nome del vero autore, ma l'editore rifiuta questa possibilità perché entrambi perderebbero la loro reputazione: gli suggerisce di andare dal vero scrittore del libro e di dargli una parte dei diritti d'autore.

Rory lo trova nel vivaio in cui lavora e questi rifiuta l'offerta: ormai era andata così. Il suo rammarico più grande era quello di aver perduto Celia a causa di quello scritto, ma anche di aver scelto di non scrivere mai più. Celia si era rifatta una nuova famiglia. Lui invece aveva scelto di vivere del passato e di non costruire più nulla né dal punto di vista dell'amore né da quello artistico e gli disse che “Tutti nella vita facciamo delle scelte, il difficile è conviverci”.
Poco dopo l'anziano signore morì e portò con sé il segreto di essere il vero scrittore di quel libro di successo che aveva toccato il cuore di moltissime persone.

Danielle, una studentessa e scrittrice dilettante, che voleva intervistare e conquistare Hammond sapendo che si stava separando dalla moglie, aveva capito che “The word” era un libro autobiografico e che in realtà Rory era lui stesso. Hammond le confessò che quella storia lo aveva fatto soffrire, ma era andata così ed oramai non poteva fare più nulla. Quando lei gli fece delle avances, lui la respinse perché quello che voleva era stare con la moglie, con la quale aveva condiviso i momenti più belli della vita; l'unica cosa vera ed importante della sua vita era l'amore per lei e quello che lei gli aveva dato, insegnamento che sicuramente aveva ricevuto dal vero autore del libro che lo aveva portato al successo come scrittore.
Il sogno di essere uno scrittore non lo abbandonò mai e riuscì a diventarlo veramente e credo che insieme all'amore per la moglie, furono le uniche verità di tutta la sua vita.

Purtroppo chi come me nutre un grandissimo amore ed un'infinita passione per la scrittura e vorrebbe essere uno scrittore/una scrittrice di successo, sa quanto sia difficile ottenere la pubblicazione del proprio libro.
Sento fortemente che la mia vera vita, la cosa che amo di più fare è scrivere, quello che è importantissimo dal punto di vista umano e lo sarebbe anche da quello economico, ma mai farei quello che ha fatto Rory nel film perché non servirebbe a nulla, né dal punto di vista umano, né dal punto di vista artistico e neanche economico. Non si diventa uno scrittore così: non esiste il processo creativo, l'emozione di esprimere pensieri, idee, esperienze proprie o cose nate grazie alla fantasia, non esiste nulla della vita di una persona che scrive, il successo non appartiene, i soldi non sono meritati.

Anche se non si riesce ad essere scrittori affermatissimi come si vorrebbe, meglio essere scrittori di libri e scritti vari mai pubblicati che falsi scrittori di successo non meritato.
A volte ci si deve accontentare: io scriverò per sempre libri, articoli e scritti vari, proverò a contattare case editrici inviando loro i miei manoscritti, farò leggere i miei scritti in qualche modo, come faccio nel mio blog di articoli, recensioni, passi tratti dalla Bibbia e Pedagogia e in altri modi; sono comunque una persona che scrive veramente e che vive la propria vita scrivendo, che è quello che più mi piace fare.

Anche solo la passione che ci si mette nello scrivere fa diventare ed essere veri scrittori e vere scrittrici che vivono in un modo o nell'altro la vita che amano: la cosa più importante è non mentire mai a se stessi, fare quello che si ama di più e non smettere mai anche se il sogno più grande della propria vita non si realizza al livello che si vorrebbe. Se lo coltiviamo con costanza, si è già realizzato perché fa parte concretamente della nostra vita.
In qualche modo qualcosa di quello che scrivo (articoli di giornale, recensioni, post per il mio blog e tweet su twitter) viene letto da moltissime persone, che ringrazio, perché hanno contribuito e contribuiscono a realizzare il mio sogno più grande in modo più pieno.

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