Ho sempre amato
moltissimo i film il cui personaggio protagonista è uno scrittore
perché mi piace vedere la vita che vive per quanto concerne il lato
professionale: le ispirazioni – molto spesso tratte dalla vita
reale o dalla fantasia – il processo creativo, la redazione del
libro, i passaggi per ottenere la pubblicazione del manoscritto, cosa
che a volte purtroppo non accade.
Il film comincia con uno
scrittore affermato, Clayton Hammond, il quale in una lettura
pubblica del proprio libro “The words” racconta la storia di cui
parla il testo: un aspirante scrittore, Rory Jansen, il cui
manoscritto viene ripetutamente rifiutato dagli editori e che deve
rivolgersi sempre al padre per ottenere qualche prestito per vivere;
questi lo redarguisce dicendogli che dovrebbe trovarsi un lavoro e
che non può più vivere concentrandosi solo sul sogno più grande
che ha nella vita: essere uno scrittore.
Rory decide così di
trovare lavoro in un'agenzia letteraria, con la speranza di
incontrare un editore che sia disposto a pubblicare il manoscritto
che stava scrivendo ogni notte. Si sposa e durante il viaggio di
nozze a Parigi, in un negozio di antiquariato trova una
ventiquattrore; la moglie decide di regalargliela, in modo che la
possa usare per il lavoro.
Rory propone il proprio
manoscritto al suo datore di lavoro: questi gli dice che è bello, ma
troppo profondo per essere pubblicato e lui ovviamente rimane deluso
da tale asserzione. Mentre sposta i suoi documenti di lavoro
nell'altra valigetta, trova un bellissimo manoscritto che racconta la
storia di Jack, della moglie e della figlia.
Quello scritto diventa
per lui un chiodo fisso. Durante un pranzo va in escandescenze e dice
alla moglie che quella non è la propria vita: lui si sente e vuole
essere uno scrittore. Desidera solo vivere quel tipo di vita.
La notte seguente si
alza, accende il computer portatile e comincia a copiare il
manoscritto trovato nella ventiquattrore senza togliere o aggiungere
nulla, neanche una virgola. Si ripresenta al proprio capo e lo
sottopone al suo giudizio. Immediatamente questi, dopo averlo letto,
lo chiama nel suo ufficio, gli dice che si può pubblicare e gli fa
firmare il contratto editoriale.
È subito un grandissimo
successo e Rory vende moltissime copie con il “suo” primo libro;
inoltre riceve premi letterari. Un giorno incontra un anziano signore
seduto sulla panchina di un parco che gli racconta la storia di un
uomo che ha perduto il proprio manoscritto. Rory cominciò ad avere
qualche infausto sentore, ma capì tutto quando quel signore gli
raccontò la sua storia: era un soldato americano di 18 anni giunto
in Francia, dove incontra una cameriera francese di nome Celia. Il
ragazzo voleva di più dalla vita: era molto affascinato dalla
letteratura, voleva aprirsi al mondo e non stare sempre nello stesso
luogo e vivere una vita ordinaria fatta delle stesse cose: voleva
essere uno scrittore. Si innamorò di Celia, i due si sposarono ed
ebbero una figlia, che purtroppo morì poco dopo. Celia non riuscì a
sopportare e superare quel dolore, così tornò dai propri genitori.
Jack per superare quell'immenso dolore cominciò a scrivere il
romanzo della sua vita che ovviamente parlava anche di Celia e della
loro bambina. Scrisse notte e giorno, ininterrottamente,
dimenticandosi, a volte, perfino di mangiare e dormire. Terminò il
libro in quattordici giorni. Mise il manoscritto nella ventiquattrore
e lo portò a Celia la quale, estremamente commossa, tornò da lui,
ma dimenticò la valigetta che conteneva il manoscritto sul treno.
Per Jack quel manoscritto che non ritrovò più valeva moltissimo,
era la sua vita, conteneva le idee e i sentimenti più grandi che
aveva coltivato e provato e così non perdonò Celia per averlo
smarrito: i due si lasciarono.
Rory confessa tutto alla
moglie: quel libro di successo non lo aveva scritto lui, neanche una
parola; lei ci rimase malissimo, ma lo perdonò. Dice la verità
anche all'editore e vorrebbe che sul libro comparisse il nome del
vero autore, ma l'editore rifiuta questa possibilità perché
entrambi perderebbero la loro reputazione: gli suggerisce di andare
dal vero scrittore del libro e di dargli una parte dei diritti
d'autore.
Rory lo trova nel vivaio
in cui lavora e questi rifiuta l'offerta: ormai era andata così. Il
suo rammarico più grande era quello di aver perduto Celia a causa di
quello scritto, ma anche di aver scelto di non scrivere mai più.
Celia si era rifatta una nuova famiglia. Lui invece aveva scelto di
vivere del passato e di non costruire più nulla né dal punto di
vista dell'amore né da quello artistico e gli disse che “Tutti
nella vita facciamo delle scelte, il difficile è conviverci”.
Poco dopo l'anziano
signore morì e portò con sé il segreto di essere il vero scrittore
di quel libro di successo che aveva toccato il cuore di moltissime
persone.
Danielle, una studentessa
e scrittrice dilettante, che voleva intervistare e conquistare
Hammond sapendo che si stava separando dalla moglie, aveva capito che
“The word” era un libro autobiografico e che in realtà Rory era
lui stesso. Hammond le confessò che quella storia lo aveva fatto
soffrire, ma era andata così ed oramai non poteva fare più nulla.
Quando lei gli fece delle avances, lui la respinse perché quello che
voleva era stare con la moglie, con la quale aveva condiviso i
momenti più belli della vita; l'unica cosa vera ed importante della
sua vita era l'amore per lei e quello che lei gli aveva dato,
insegnamento che sicuramente aveva ricevuto dal vero autore del libro
che lo aveva portato al successo come scrittore.
Il sogno di essere uno
scrittore non lo abbandonò mai e riuscì a diventarlo veramente e
credo che insieme all'amore per la moglie, furono le uniche verità
di tutta la sua vita.
Purtroppo chi come me
nutre un grandissimo amore ed un'infinita passione per la scrittura e
vorrebbe essere uno scrittore/una scrittrice di successo, sa quanto
sia difficile ottenere la pubblicazione del proprio libro.
Sento fortemente che la
mia vera vita, la cosa che amo di più fare è scrivere, quello che è
importantissimo dal punto di vista umano e lo sarebbe anche da quello
economico, ma mai farei quello che ha fatto Rory nel film perché non
servirebbe a nulla, né dal punto di vista umano, né dal punto di
vista artistico e neanche economico. Non si diventa uno scrittore
così: non esiste il processo creativo, l'emozione di esprimere
pensieri, idee, esperienze proprie o cose nate grazie alla fantasia,
non esiste nulla della vita di una persona che scrive, il successo
non appartiene, i soldi non sono meritati.
Anche se non si riesce ad
essere scrittori affermatissimi come si vorrebbe, meglio essere
scrittori di libri e scritti vari mai pubblicati che falsi scrittori
di successo non meritato.
A volte ci si deve
accontentare: io scriverò per sempre libri, articoli e scritti vari,
proverò a contattare case editrici inviando loro i miei manoscritti,
farò leggere i miei scritti in qualche modo, come faccio nel mio
blog di articoli, recensioni, passi tratti dalla Bibbia e Pedagogia e
in altri modi; sono comunque una persona che scrive veramente e che
vive la propria vita scrivendo, che è quello che più mi piace fare.
Anche solo la passione
che ci si mette nello scrivere fa diventare ed essere veri scrittori
e vere scrittrici che vivono in un modo o nell'altro la vita che
amano: la cosa più importante è non mentire mai a se stessi, fare
quello che si ama di più e non smettere mai anche se il sogno più
grande della propria vita non si realizza al livello che si vorrebbe.
Se lo coltiviamo con costanza, si è già realizzato perché fa parte
concretamente della nostra vita.
In qualche modo qualcosa
di quello che scrivo (articoli di giornale, recensioni, post per il
mio blog e tweet su twitter) viene letto da moltissime persone, che
ringrazio, perché hanno contribuito e contribuiscono a realizzare il
mio sogno più grande in modo più pieno.
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